mercoledì 7 novembre 2018

Kinnegar Big Bunny

Kinnegar Brewing nasce nel 2011 a Rathmullan, contea di Donegal, all’estremità settentrionale dell’Irlanda. A fondarla Rick LeVert assieme alla moglie Libby Carton: Rick, americano nato a Boston, è residente in Irlanda da oltre vent’anni dove ha lavorato nel campo di design, marketing e comunicazione. Non ha nessuna esperienza in campo brassicolo se non qualche esperimento casalingo che rapidamente evolve in qualcosa di più grande; nel 2011 mette in funzione un mini impianto da 50 litri sul quale nascono le prime ricette, la Pale Ale Limeburner e l’Amber Ale Devil's Backbone. Nel frattempo si reca a seguire alcuni corsi di formazione alla UC Davis in California e al VLB - Versuchs und Lehranstalt für Brauerei di Berlino. 
E’ solamente nel 2013 che Kinnegar (il nome deriva da una della spiagge della zona) fa il suo debutto commerciale con un nuovo impianto da dieci ettolitri  utilizzato sino alla fine del 2016 quando il birrificio ha completamente saturato la sua capacità di 4000 ettolitri l’anno. Un piano di espansione da un milione di sterline consente di realizzare il nuovo birrificio da 35 ettolitri di Letterkenny, ad una ventina di chilometri di distanza, che permette quindi di triplicare la capacità.  “Volevamo restare a Rathmullan ma avremmo dovuto aspettare dai 18 ai 24 mesi per avere tutte le autorizzazioni e il nostro business non poteva permetterselo; non volevamo continuare a produrre birra dalle quattro del mattino sino a mezzanotte”.  
Sull’impianto che entra in funzione nella primavera del 2017 vengono realizzate quattro birre disponibili tutto l’anno affiancate da produzioni stagionali e occasionali: le prime sono la Scraggy Bay Golden Ale, La Rustbucket Rye Ale, la Yannaroddy Porter al cocco e l’American IPA Crossroads. Lo scorso giugno sono arrivate anche le lattine, formato utilizzato per le birre stagionali/speciali e per tutte quelle che vengono esportate all’estero: quelle in produzione tutto l’anno, reperibili anche nei supermercati irlandesi, continuano ad essere imbottigliate.  
“Spesso la gente pensa che la birra artigianale abbia un elevato contenuto alcolico dice  Rick   – e anche se non è vero questo potrebbe creare degli ostacoli. Noi vogliamo che le nostre birre siano accessibili, che la gente possa berne due o tre senza accusare il colpo; sono un mix d’influenze americane, europee ed irlandesi. Esportiamo anche in Europa ma un microbirrificio può resistere solo se ha una forte presenza locale”.

La birra.
Big Bunny (6%) è una delle molte produzioni occasionali di Kinnegar, una New England IPA che ha debuttato nella primavera del 2017 ed è poi stata replicata anche quest’anno: per un birraio nato a Boston, era forse inevitabile confrontarsi con lo stile più in voga tra i beergeeks. Il coniglio è simbolo del birrificio e lo slogan “follow the hops”  ovviamente non si riferisce solo ai salti dell’animale ma soprattutto ai luppoli.  Non sono stati rivelati quelli utilizzati per questa NEIPA ma Kinnegar promette una birra “succosa” e una sensazione palatale cremosa. 
Il suo colore dorato/arancio pallido è opalescente senza raggiungere le fangose torbidità di alcune interpretazioni dello stile. Apro questa lattina nata lo scorso luglio con qualche mese di colpevole ritardo e l’intensità dell’aroma inevitabilmente ne risente: non c’è esplosività ma i profumi sono eleganti e gradevoli. Cedro, limone, bergamotto e lime sono protagonisti, in sottofondo si scorgono tracce di frutta tropicale. Il mouthfeel è leggermente cremoso e non provoca nessun intoppo ad una scorrevolezza che è davvero eccellente. Il gusto replica l’aroma con buona fedeltà disegnando un percorso dominato dagli agrumi, supportati dalla discreta presenza di pane e frutta tropicale; il finale è secco e moderatamente amaro, resina e scorza d’agrumi si dividono il compito quasi a metà. L’alcool non è pervenuto.  Kinnegar realizza una “East Coast Style IPA” con criterio e raziocinio: equilibrio e pulizia, nessun estremismo o voglia di strafare: nella bicchiere c’è una birra fruttata e non un succo di frutta.  Il risultato pecca un po’ di personalità  ma è comunque molto piacevole e questo basta e avanza.
Formato 44 cl., alc. 6%, lotto 10/07/2018, scad. 03/2019, pagata 3.75 euro (beershop, Irlanda)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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