L’abbazia benedettina di Maredsous fu fondata nel 1872 a Deneé, 25 chilometri a sud di Namur: lo spettacolare edificio fu commissionato all’architetto Jean-Baptiste Béthune, massimo esponente del neogotico belga, dalla famiglia Desclée che ne finanziò la costruzione. Al suo interno vivono oggi una trentina di monaci; non vi è più in funzione un birrificio ma i monaci utilizzano ugualmente la birra come fonti di sostentamento per le proprie attività. Nel 1963, dopo essere consultati con l’Università di Lovanio, hanno concesso la licenza di produrre le proprie ricette al birrificio Duvel Moortgat: Blond (6%), Bruin (8%) e, a partire dal 1990, la Tripel (10%).
Parliamo oggi della scura Bruin/Brune che avevamo già incontrato sette anni fa; invecchiare una birra comporta quasi sempre più rischi che certezze, soprattutto se si esce dal quel perimetro di sicurezza costituito da quelle relativamente poche etichette che sappiamo essere in grado di affrontare il tempo regalando delle piacevoli soddisfazioni. La Maredsous Bruin non è tra queste ma ho voluto ugualmente tentare la sorte, trattandosi di una birra che in teoria avrebbe alcune delle caratteristiche giuste per essere dimenticata in cantina, almeno secondo il manuale d’invecchiamento Vintage Beer di Patrick Dawson: colore scuro, gradazione alcolica sostenuta (8%), rifermentata in bottiglia.
Dopo otto anni passati in bottiglia la Maredsous 8 si presenta visivamente ancora in splendida forma; la sua classica “tonaca di frate” è luminosa ed accesa da riflessi rossastri, la schiuma è ancora generosa, compatta e mostra una buona ritenzione. L’aroma ha perso in eleganza ma è ancora intenso, anche se gli esteri “sparano” un po’ troppo alle narici: dominano le note dolci della melassa e dello sciroppo di ciliegia, ci sono suggestioni di fragola e di uvetta, datteri, frutta secca a guscio, biscotto.
Al palato risulta ancora molto carbonata ma il corpo ha inevitabilmente perduto un po’ di smalto e mostra qualche segno di cedimento. Il gusto è però molto meno interessante dell’aroma e, soprattutto, assai meno intenso: ci sono tracce di caramello, prugna e uvetta, un sciroppo dolce che richiama - fortunatamente in tono minore - l’aroma. La bevuta parte dolce e poi si asciuga improvvisamente terminando con una fastidiosa astringenza; le bollicine sono troppo in evidenza e la birra non risulta particolarmente piacevole. Non c’è profondità e, in questo caso, gli anni passati in cantina non hanno apportato nulla di positivo, anzi. Esperimento fallito, almeno per il momento.
Formato 33 cl., alc. 8%, lotto 411, scad. 06/2013 (supermercato) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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