Debutta sul blog solamente oggi, con colpevole ritardo, il birrificio veronese Mastino che è in attività dal dicembre del 2007: lo fondano i fratelli Oreste e Mauro Salaorni, entrambi ex-homebrewers, in un piccolo locale di cinquanta metri quadrati adiacente alla pizzeria di famiglia, “La Fonte” a Mezzane di Sotto. Il nome scelto, in onore della dinastia governò la città di Verona per oltre un secolo, è Birrificio Artigianale Scaligero - Mastino II° e anche le prime birre prodotte riportano i nomi di alcuni componenti di quella importante famiglia: l’impianto Brew Tech da 250 litri è in funzione di giorno mentre la sera i due fratelli operano dietro al bancone della pizzeria dove le birre vengono servite ai tavoli.
Nel 2013 la sede si sposta una decina di chilometri più a valle, in un ampio capannone della zona industriale di San Martino Buon Albergo, dove viene posizionato il nuovo impianto da 30 ettolitri, con maturato orizzontali Ma il cambiamento più radicale arriva due anni più tardi, nel 2015: Oreste lascia la società lasciando Mauro a gestire la produzione assieme al nuovo socio Christian Superbi che si occupa della parte commerciale. Per l’occasione avviene anche il completo restyling della gamma, del logo e delle etichette: arrivano la Helles Cangrande, la Amber Lager Monaco, la Blanche Altaluna, la Pils 1291 e la Ipa Hop.E, affiancate da altre birre stagionali e occasionali. L’aumentata capacità produttiva impone d’adottare nuove strategie produttive e distributive per collocare i circa 2000 ettolitri che vengono attualmente imbottigliati ed infustati: “fino al 2015 - racconta Mauro - abbiamo prodotto birre molto ricercate, che fondamentalmente piacessero soprattutto a noi. Poi abbiamo cominciato a produrre birre più classiche, ma ben fatte. E riuscirci non è affatto facile”. Ma i riconoscimenti non tardano ad arrivare: quarto posto all’edizione 2017 di Birraio dell’Anno, medaglia d’oro nella sua categoria alla Pils 1291 a Birra dell’Anno 2017 e alcune “menzioni d’onore” all’edizione 2018.
A Teodorico, re ostrogoto che a lungo risiedette a Verona, il birrificio Mastino dedica la propria Baltic Porter, prodotta con il metodo della decozione e con aggiunta di melata di bosco di produzione locale, luppoli Magnum e Mittelfrueh: non rivelato il parterre dei malti.
Il suo colore è un bell’ebano impreziosito da venature rossastre, quasi limpido: la schiuma, cremosa e compatta, ha un’ottima ritenzione. Toffee, pan di spagna, pane nero, miele, uvetta e prugna danno forma ad un aroma caldo e avvolgente, pulito e intenso. La sensazione palatale è morbida e la bevuta non presenta difficoltà, anche se il tenore alcolico è abbastanza elevato (9%). Il gusto ripropone gli stessi elementi dell’aroma ma lo fa con meno precisione: la bevuta è comunque piacevole nonostante i singoli elementi non emergano in maniera definita. Al dolce di miele, toffee e della frutta sotto spirito si contrappone un amaro delicato terroso e di frutta secca a guscio, leggermente tostato al punto da offrire qualche suggestione di caffè. L’alcool rimane in sottofondo riscaldando con giudizio ogni sorso ed è un piacere passare l’intera serata in compagnia di Teodorico. Il livello è buono, con maggior pulizia e definizione in bocca si farebbe davvero un grosso salto in avanti.
Formato 33 cl., alc. 9%, IBU 27, lotto 1011-17A3 , scad, 15/04/2020, prezzo indicativo 4.00 euro
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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