Alla fine degli anni ’90 la città californiana di San Diego era in pieno fermento e si stava preparando a diventare una della capitali della Craft Beer Revolution americana. La Swami’s IPA del brewpub Pizza Port (1992) aveva gettato le basi per quello che sarebbe poi divenuto lo stile di birra più rilevante dell’ultimo trentennio: la West Coast IPA. Stone, AleSmith, Alpine e Ballast Point si stavano lentamente espandendo dopo aver mosso i primi passi e così faceva anche Pizza Port: i fondatori Vince e Gina Marsaglia rilevarono a San Marcos il primo sito produttivo di Stone e vi mandarono il loro birraio Tomme Arthur a seguire i marchi/spin-off The Lost Abbey, ispirato alla tradizione belga, e Port Brewing, ovvero Pizza Port in bottiglia, per semplificare.
Arthur era stato assunto nel 1997 e nel 2002, in occasione del quinto San Diego Strong Ale Festival organizzato da Pizza Port, aveva realizzato una birra commemorativa da imbottigliare in formato 75 centilitri: nasceva la Old Viscosity, la cui etichetta rappresentava anche l’esordio di Arthur come scrittore. Nulla in confronto alle logorroiche etichette di Lost Abbey destinate ad arrivare negli anni successivi: su quella bottiglia vi era semplicemente scritto “sappiamo che questa birra vi piacerà. E’ stata fatta da tre nativi di San Diego che credono che San Diego sia una grande città per la birra e hanno passato gli ultimi cinque anni a dirlo a tutti coloro che ci ascoltavano. E allora te lo diciamo, questa è una grande birra.”
Nel 2007 Arthur replicò quella birra per inaugurare la prima di una lunga serie di birre “speciali” a marchio Port Brewing realizzate sul nuovo impianto: e per l’occasione la Old Viscosity fu affiancata dalla prima birra barricata mai commercializzata da Port Brewing: quella la Older Viscosity di cui vi avevo parlato con entusiasmo un po’ di anni fa.
La birra.
Per molti anni la Old Viscosity è stata assemblata con un blend di birra fresca in percentuale variabile (70-80%) e birra invecchiata in botti di bourbon (20-30%), ovvero Older Viscosity. Attualmente il sito di Port Brewing non fa nessun riferimento al blend e quindi credo che la Old Viscosity sia divenuta una birra solamente “fresca” . In tutti questi anni Tomme Arthur si è divertito a definirla in mille modi diversi: Black Barley Wine, Strong Dark Ale, un ibrido tra Porter, Stout, Old Ale e Barleywines. Oggi sulle lattine è stampato in bella evidenza Imperial Stout: lo stile è abbastanza richiesto, soprattutto negli Stati Uniti, e bisogna quindi accontentare il mercato.
La ricetta originale prevedeva malti Two Row, Carafa III, Crystal (inglese ed americano), Chocolate e frumento, luppolo tedesco Magnum, lievito California Ale. Dalle parole passiamo ai fatti: liquido nero, schiuma cremosa e compatta, ottima persistenza. Il naso non è esplosivo ma ci avverte di quello che sta per arrivare al palato: intense tostature, caffè, tabacco, accenni resinosi e di cioccolato fondente. L’etichetta fa pensare ad una birra densa come l’olio del motore di una macchina ma al palato la sua viscosità non è particolarmente pronunciata. Probabilmente lo era se paragonata agli standard di quindici anni fa: a me sembra morbida, delicata e quasi cremosa, scommetterei su di un abbondante utilizzo di avena.
E’ questa l’unica smanceria di una American Imperial Stout Old School che picchia duro: tracce di caramello e liquirizia sono il minimo indispensabile a sorreggere una robusta impalcatura di tostato e torrefatto, caffè ed un finale molto luppolato terroso e resinoso. L’alcool la sospinge per tutto il suo percorso ma la Old Viscosity è una birra che si sorseggia senza difficoltà: lasciatela scaldare per bene se volete qualche coccola di cioccolato fondente ad ammorbidire il suo lungo retrogusto. Nella sua relativa semplicità è quasi perfetta.
Un classico senza tempo, un pezzo di storia da non dimenticare: astenersi palati deboli o inclini alle derive pastry.Formato 56,7 cl., alc. 10%, lotto e scadenza non riportati, prezzo indicativo 12.00 euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa lattina e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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