mercoledì 5 febbraio 2020

Burning Sky Beer: Arise & Indecision Time Simcoe Sabro


Mark Tranter: agli appassionati birrofili di lunga data questo nome provocherà forse qualche sussulto. Era il 1996 quando a questo giovane diplomato in arte con l’hobby dell’homebrewing che lavorava come cuoco e gestiva una piccola etichetta discografica venne offerta l’opportunità di lavorare come birraio su di un impiantino nel retro del pub The Evening Star di Brighton. La craft beer revolution inglese doveva ancora sbocciare ma il microbirrificio Dark Star produsse una Pale Ale molto luppolata, chiamata Hop Head (3.8%) che anticipava i tempi di una decina d’anni: “in quel periodo – ricorda Mark –  veniva considerata sbilanciata e troppo luppolata, ma noi l’amavamo”. Nel 2001 Dark Star traslocava dal retro del pub e inaugurava un nuovo birrificio da 45 ettolitri: “la gente pian piano si abituò a quei nuovi sapori, arrivarono birrifici come Thornbridge e Brewdog, grazie ad internet le informazioni erano molto più reperibili e la birra artigianale iniziò a diventare trendy”. 
Tranter guidò gli impianti di Dark Star per diciassette anni, sino al 2013: si dice che fosse stanco di fare sempre le solite birre e che la proprietà non gli lasciava libertà di sperimentare.   “Volevo fare birre difficili da realizzare nel Regno Unito, l’idea mi ossessionava e mi resi conto che l’unico modo in cui potevo farlo era mettendomi in proprio - ricorda - ma mai avrei pensato di aprire un birrificio tutto mio. L’idea mi terrorizzava. Oggi io non possiedo un auto, non possiedo una casa ma possiedo un birrificio! Ogni penny guadagnato in diciassette anni di lavoro è stato investito nella sua costruzione”.
Le birre “difficili” di cui parla Tranter sono quelle della tradizione belga: fermentazioni selvagge e spontanee.  Nel 2014, in una vecchia fattoria a Firle, nella campagna del Sussex, debutta Burning Sky con un impianto da 25 ettolitri, dimensioni che consentono di abbinare volumi sostenibili commercialmente a una buona flessibilità produttiva.  All’acciaio s’affianca il legno delle botti e dei foeders ma la vera sorpresa si trova in cima ad una scala di quello che una volta era un granaio dove viene installata una coolship: era dal 1930 che un birrificio inglese non commissionava la produzione di una vasca di fermentazione aperta. “Mi sono spostato da Brighton per stare in campagna, dove la pace e la tranquillità sono la norma. Questo luogo ha un ruolo fondamentale nelle birre che facciamo, è stata una grossa fonte d’ispirazione e ora la sua microflora ha anche un ruolo attivo e determinante per la inoculazione del lievito nella vasca aperta. Siamo un team di sei persone, siamo sempre molto impegnati ma l’ambiente in cui lavoriamo è un bel contrappeso. La qualità della vita è per me molto importante e voglio che lo sia per tutti quelli che lavorano alla Burning Sky; non vogliamo fare orari impossibili e turni notturni: iniziamo alle 9 del mattino e alle 5 del pomeriggio ci beviamo tutti assieme una birra prima di andare a casa”. 
Nel 2015 la British Guild Of Beer Writers elegge Burning Sky Birrificio dell’Anno 2014 e il popolo di Ratebeer lo vota quarto miglior nuovo birrificio al mondo: Tranter si definisce “Artisan Brewer and Blender”: una volta l’anno attraversa la Manica per recarsi in Belgio da Girardin ad acquistare centinaia di litri di Lambic che viene poi utilizzato per assemblare Cuvée, un blend della Provision Saison della casa con Lambic che viene poi invecchiato in botti di Chardonnay. “E’ vero che al momento le birre acide vanno abbastanza di moda, ma io credo che se fai qualcosa in cui credi fortemente, e lo fai al meglio, la gente ti seguirà. Voglio solo fare le birre che amo fare e non seguire le tendenze del mercato; sono ancora un punk rocker testardo che fa quello che gli pare fregandosene degli altri. Ovviamente facciamo anche molte Pale Ales e birre luppolate. Sono quelle che ci permettono di pagare le bollette. Ma gli invecchiamenti in botte rimangono la mia passione e la cosa che voglio approfondire nei prossimi anni”. 
Il birrificio non è visitabile e non disponde di taproom ma gode di una buona distribuzione nei dintorni di Brighton e nel Sussex.

Le birre.
La nostalgia per la Hop Head di Dark Star mi ha orientato su alcune delle Pale Ales “moderne” che Mark Tranter ha creato alla Burning Sky: vent’anni fa c’era sicuramente più spazio per innovare in quanto esistevano pochi pilastri ben radicati da estirpare. Oggi il mercato craft è in continua evoluzione e, quando tutti fanno uscire qualcosa di nuovo, niente è nuovo. Dallo scorso ottobre 2019 Burning Sky si è dotato di una linea per la messa in lattina e restare al passo coi tempi. 
Arise è una Session IPA (4.4%) di colore oro pallido velato e dalla candida testa di schiuma, cremosa e compatta. Mandarino, limone, arancia zuccherata, pesca e frutta tropicale disegnano un bouquet aromatico fresco e pulito, piuttosto elegante.  Gli stessi elementi, con qualche suggestione di ananas, ritornano al palato in una bevuta secca e scattante che non lesina comunque intensità. In sottofondo c’è sempre quella sensazione di cereale/crackers tipica delle Golden Ale inglesi, il carattere fruttato è evidente e domina la scena senza mai risultare sfacciato o cafone. L’amaro finale resinoso si fa sentire ma si congeda abbastanza rapidamente lasciando subito il palato pronto per ricominciare. Mouthfeel perfetto: è una session beer che tramette pienezza nella sua leggerezza e nel suo morbido tocco. Moderna, ma con un occhio di riguardo per la tradizione. Disponibile – per fortuna – tutto l’anno.

Indecision Time è invece una Pale Ale “moderna” (5.6%) che viene prodotta ogni volta con un diverso mix di luppoli; lo scorso dicembre ne è stata realizzata una versione a colpi di Simcoe e Sabro. Quest’ultimo è una varietà in commercio dal 2018 dalla Hop Breeding Company (Yakima Valley): era precedentemente noto con il codice sperimentale HBC 438. L’avevamo già incontrato qui e qui
Dorata, opalescente, dalla schiuma compatta e cremosa, ha un naso solare e mediterraneo: cedro, bergamotto, pompelmo, lime. In sottofondo note floreali, qualche accenno vegetale e di crackers. Anche lei facilissima da bere, scorre con a grande velocità sospinta da una carbonazione molto vivace per la scuola anglosassone. Al palato domina il dolce della frutta tropicale ma crackers e cereali sono sempre presenti in sottofondo: il fruttato è intenso, pulito ed elegante e dà forma ad una birra moderna ma non estrema, assolutamente piacevole da bere. Chiude abbastanza secca con una breve coda amaricante tra il terroso e lo zesty. Due birre quasi perfette che hanno l’estate nel bicchiere: profumate, facilissime da bere, rinfrescanti, scorrevolissime: è l’Inghilterra moderna, scevra di estremismi e di esagerazioni, che personalmente vorrei sempre trovare nel bicchiere. 
Nel dettaglio
Arise, 44 cl., alc. 4.4%, lotto 28/11/2019, scad. 26/05/2020, pagata 4,40 sterline (beershop)
Indecision Time Simcoe Sabro, 44 cl., alc. 5.6%, lotto 10/12/2019, scad. 07/06/2020, pagato 5.00 sterline (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa lattina e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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