Del birrificio austriaco Bierol vi avevo già parlato in questa occasione: Bierol, ovvero Bier and Tyrol, birra e tirolo; la regione dell’Austria non è certamente una destinazione ricercata dagli appassionati di birra artigianale, ma anche qui qualcosa sta lentamente cambiando. Ad Innsbruck i due locali del Tribaun rappresentano una bella oasi nel deserto e a Schwoich, settanta chilometri più a nord, vicino ai monti del Kaiser, è attivo dal 2014 il microbirrificio Bierol fondato da Christoph Bichler e Maximilian Karner. In realtà il padre di Bichler possedeva dal 2004 un impianto da 10 ettolitri nella stesso edificio rurale con annessa una piccola locanda-ristorante, lo Stöfflbräu: produceva le classiche helles e weizen che la gente si aspettava di trovare. La morte improvvisa del suo birraio e un sostituto non all’altezza provocarono la chiusura del business. Il figlio Christoph non era molto interessato a proseguire l’attività del padre e si era dedicato a studiare legge; nel corso di una vacanza negli Stati Uniti assaggia però alcune IPA che cambiano completamente la sua concezione di birra.
Al ritorno trasmette il suo entusiasmo all’amico Maximilian Karner convincendolo ad andare a Monaco di Baviera ad un festival di birra artigianale per fargli assaggiare qualcosa di simile a quello che aveva bevuto in America. Dopo quell’esperienza i due amici si trovano d'accordo: perché non provare a rimettere in funzione l’impianto da 10 ettolitri del padre di Christoph che giace inutilizzato da nove anni? Nessuno dei due ha mai fatto la birra ma c’è il vecchio Bichler ad aiutarli a muovere i primi passi, ci sono i libri e c’è internet. Nel 2014 nasce Bierol alla quale si unisce Marko Nikolic, commerciale e beer sommelier: la prima birra prodotta è una Lager ambrata con dry-hopping di Cascade chiamata Number One seguita dalla Mountain (Double) Pale Ale che risulterà essere la birra più votata dal pubblico del primo Craft Bier Festival di Vienna. Da allora Bierol in quasi sei anni d’attività ha già realizzato 166 diverse etichette. Potete assaggiarle direttamente alla fonte presso la Taproom & Restaurant che si trova adiacente agli impianti ed è gestita da Caroline Bichler, sorella di Christoph; otto spine affiancate dalla cucina dello chef Thomas Moser, coerente con le birre moderne che Bierol produce: non aspettatevi di mangiare Schnitzel, Gröstl e Kaiserschmarrn. Qualche mese fa Maximilian Karner ha abbandonato il birrificio.
Al ritorno trasmette il suo entusiasmo all’amico Maximilian Karner convincendolo ad andare a Monaco di Baviera ad un festival di birra artigianale per fargli assaggiare qualcosa di simile a quello che aveva bevuto in America. Dopo quell’esperienza i due amici si trovano d'accordo: perché non provare a rimettere in funzione l’impianto da 10 ettolitri del padre di Christoph che giace inutilizzato da nove anni? Nessuno dei due ha mai fatto la birra ma c’è il vecchio Bichler ad aiutarli a muovere i primi passi, ci sono i libri e c’è internet. Nel 2014 nasce Bierol alla quale si unisce Marko Nikolic, commerciale e beer sommelier: la prima birra prodotta è una Lager ambrata con dry-hopping di Cascade chiamata Number One seguita dalla Mountain (Double) Pale Ale che risulterà essere la birra più votata dal pubblico del primo Craft Bier Festival di Vienna. Da allora Bierol in quasi sei anni d’attività ha già realizzato 166 diverse etichette. Potete assaggiarle direttamente alla fonte presso la Taproom & Restaurant che si trova adiacente agli impianti ed è gestita da Caroline Bichler, sorella di Christoph; otto spine affiancate dalla cucina dello chef Thomas Moser, coerente con le birre moderne che Bierol produce: non aspettatevi di mangiare Schnitzel, Gröstl e Kaiserschmarrn. Qualche mese fa Maximilian Karner ha abbandonato il birrificio.
Gli appassionati di Star Wars avranno già rizzato le orecchie ma alla Bierol giurano che il nome scelto per questa loro American Pale Ale non è assolutamente ispirato alla famosa saga. Padawan non è colui che ha iniziato un addestramento sotto la guida di un Maestro Jedi ma semplicemente una “Pale Ale Doing Alright Without A Name”, ovvero una Pale Ale che sta bene anche senza nome. Il curioso acronimo fu scelto nel 2014 nel corso di un sondaggio online col quale il birrificio chiedeva suggerimenti per una Pale Ale ancora priva di nome. La sua ricetta prevede malti Pilsner, Carahell, frumento, fiocchi d’avena e luppoli Mosaic e Citra a guidare le danze.
Il suo colore ricorda quello di un succo di frutta: la schiuma risente un po’ di questo voler essere contemporaneo e non è molto compatta. Sorvolando sull’estetica, c’è un bell’aroma, fresco e pulito, ricco di litchi, mango, ananas, arancio e pompelmo; in secondo piano profumi floreali e leggermente vegetali/resinosi. Un ottimo biglietto da visita. L’avena le dona una bella morbidezza al palato che è tuttavia un po’ disturbata da un eccesso di bollicine, in questa bottiglia. Bierol la definisce “una birra per l’estate” e non posso che confermare: molto fruttata ma priva di inutili esagerazioni, prosegue il suo percorso tra agrumi e frutta tropicale in maniera un po’ meno definita rispetto all’aroma, caratteristica alla quale queste birre sottoposte a generosi DDH (Double Dry Hopping) ci hanno ormai abituato. La bevuta non è affatto deludente, tutt’altro: bella intensità, ottima secchezza, un finale amaro piuttosto delicato e corto che si sviluppa tra vegetale e resina senza mai grattare in gola. Ci vuole più tempo a descriverla che a berla. Dopo El Patron, un’altra ottima birra da Bierol: Padawan è una Pale Ale moderna e alla moda ma realizzata raziocinio e intelligenza. Ottima bevibilità, livello alto: siete in Tirolo e vi siete stancati di bere helles e weizen? Bierol è la risposta alla vostra domanda.
Formato 33 cl., alc. 5.6%, IBU 45, lotto 706707, scad, 21/01/2021, prezzo indicativo 4,00 euro (beershop)Il suo colore ricorda quello di un succo di frutta: la schiuma risente un po’ di questo voler essere contemporaneo e non è molto compatta. Sorvolando sull’estetica, c’è un bell’aroma, fresco e pulito, ricco di litchi, mango, ananas, arancio e pompelmo; in secondo piano profumi floreali e leggermente vegetali/resinosi. Un ottimo biglietto da visita. L’avena le dona una bella morbidezza al palato che è tuttavia un po’ disturbata da un eccesso di bollicine, in questa bottiglia. Bierol la definisce “una birra per l’estate” e non posso che confermare: molto fruttata ma priva di inutili esagerazioni, prosegue il suo percorso tra agrumi e frutta tropicale in maniera un po’ meno definita rispetto all’aroma, caratteristica alla quale queste birre sottoposte a generosi DDH (Double Dry Hopping) ci hanno ormai abituato. La bevuta non è affatto deludente, tutt’altro: bella intensità, ottima secchezza, un finale amaro piuttosto delicato e corto che si sviluppa tra vegetale e resina senza mai grattare in gola. Ci vuole più tempo a descriverla che a berla. Dopo El Patron, un’altra ottima birra da Bierol: Padawan è una Pale Ale moderna e alla moda ma realizzata raziocinio e intelligenza. Ottima bevibilità, livello alto: siete in Tirolo e vi siete stancati di bere helles e weizen? Bierol è la risposta alla vostra domanda.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
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