lunedì 7 settembre 2020

Finix Brewing: Lumberjack Lager & Grind NEIPA

Alto Adige e birra: per andare oltre la naturale l’associazione con la tradizione tedesca basta recarsi a Perca, nella splendida Val Pusteria.  E’ qui, in una stradina secondaria che porta ai campi sportivi di tennis e calcio, che l’americano Zacharias “Zeke” Maamouri-Cortez ha aperto nel 2015 il Riverside Gastropub. Zeke è nato nel Maine ed è arrivato in Alto Adige nel 2006, portato dall’amore per le montagne e per lo sci: si dilettava con l’homebrewing dai tempi del college ma in Südtirol mancavano spazi e materie prime per continuare. Si “consola” completando la scuola alberghiera a Bressanone per poi andare a farsi le ossa cucinando nelle cucine di diversi ristoranti tedeschi e italiani come lo stellato Schote di Nelson Müller ad Essen e il tri-stellato Rosa Alpina di Norbert Niederkofler in Val Badia.  Esperienze che si riveleranno fondamentali nel momento di inaugurare con la compagna Petra Töchterle il Riverside Gastropub e portare un pezzo degli Stati Uniti (BBQ ed Hamburger, per semplificare) in Südtirol: “volevo smarcarmi dall’offerta tradizionale di questo territorio.  Nel mio ristorante uno ci deve venire apposta, non ci si passa per caso. Se avessi servito canederli e cucina sudtirolese, la cosa non avrebbe funzionato. Ci sono tanti posti eccellenti in cui fermarsi prima di arrivare qui, e comunque non è quello che volevo fare. Neanche questa struttura, così moderna, si addice alla cucina tradizionale di questo territorio. Ci voleva qualcosa di nuovo per cui i clienti avrebbero scelto di recarsi precisamente qui, alla fine della strada, sulle rive del Rienzo e in questo locale dallo stile molto moderno. Ho proposto quello che io sono, la mia cultura e la cucina della mia tradizione”. 
Ma per completare il puzzle manca ancora un pezzo: la birra, quella autoprodotta.  Dal 2006 ad oggi le cose sono cambiate anche in Alto Adige, dove molti birrifici si sono uniti alla piccola rivoluzione della birra artigianale italiana.  Con il supporto di altri microproduttori, Zeke ha accesso alle materie prime e torna a produrre birra tra le mura domestiche.  Nel 2019 un garage adiacente al Gastropub viene ristrutturato e Zeke adatta ed assembla con le proprie mani i pezzi di un impianto da 3,5 ettolitri proveniente dal Nebraska: nasce Finix Brewing.  L’American Blond Ale Pamela e la berliner ai lamponi Circle Like A Square sono le birre del debutto affiancate da alcune versioni sperimentali di New England IPA destinate poi ad evolvere nella Grind, la NEIPA della casa, alla quale s’affiancano la Wildcatter Milk Stout e la Pilsner Lumberjack.
E negli Stati Uniti viene catapultato anche chi capita per caso sul loro sito ufficiale e non ha il tempo di buttare l’occhio sull’indirizzo: il sito è tutto in inglese, le birre sono offerte in lattina, hanno grafiche moderne, il webshop dispone già di merchandising come magliette e bicchieri. Siamo in Italia? 
La Craft Beer Revolution USA ha decretato il successo delle lattine sulle bottiglie e Finix si è già dotato di “mobile canning”, un sistema di inlattinamento itineranante che può quindi essere usato anche da altri birrifici.  Qualche settimana fa Finix ha infine inaugurato la propria Taproom nella zona pedonale di Brunico: dieci spine e tre frigoriferi che ospitano anche altri birrifici, con un posto di riguardo agli amici di Birra Del Bosco.

Le birre.

Finix vuole portale in Sudtirolo la Craft Beer americana ma paradossalmente gli Stati Uniti hanno (ri)scoperto da un po’ di tempo la tradizione tedesca: numerosi birrifici hanno infatti inserito tra le loro spine lager e pilsner.  Non è quindi una sorpresa che lo scorso maggio Finix abbia fatto debuttare Lumberjack (5%), una pilsner classica (luppoli Tettnanger e Hallertauer Mittelfruh) che promette però di avere un “american touch”. Il suo colore è dorato e leggermente velato, la schiuma è impeccabilmente candida, cremosa e compatta. I profumi di crosta di pane, miele, floreali, erbacei ed una delicata speziatura danno forma ad un aroma pulito ed abbastanza elegante: un bel biglietto da visita per un percorso che continua al palato senza divagazioni ma con qualche leggero calo d’intensità (acquoso) che poteva essere evitato. Discreta secchezza, buona pulizia ed un finale erbaceo che pulisce bene il palato: ma per avvertire l’american touch mi devo lasciar suggestionare da qualche impercettibile accenno agrumato. Una buona pils, piacevole e molto scorrevole, una birra entry level che potrebbe essere strategica nell’avvicinare molti bevitori locali avvezzi alla scuola tedesca. Si poteva però osare qualcosa in più.

La NEIPA Grind (7.5%) parla invece un linguaggio assolutamente contemporaneo, a partire dal suo color torbido che ricorda visivamente un succo di frutta. Al naso ci sono freschi ed intensi profumi tropicaleggianti, soprattutto di mango e di ananas, note resinose e dank ma anche qualche accenno al vegetale e al cipollotto che rovinano un po’ la festa. L’intensità e degna di nota mentre per quel che riguarda la pulizia ci sono ancora margini di miglioramento. Il mouthfeel è piuttosto gradevole, leggermente chewy come vuole la scuola del New England ma comunque scorrevole. La bevuta è ricca ed intensa, con frutta tropicale e pesca a definire una NEIPA intensa e ben bilanciata: c’è qualche spigolo nel percorso d’uscita, in quell’amaro vegetale e resinoso che gratta un po’ il palato e obbliga a dilungare un po’ il tempo d’attesa tra un sorso e l’altro.  L’alcool si fa sentire solo a fine corsa in questa NEIPA che non ha paura di essere amara mostrando determinazione ed un carattere un po’ scorbutico che avrebbe bisogno di qualche limatina.
Nel dettaglio: 
Lumberjack, 44 cl., alc. 5%, lotto 203515, scad. 05/2021, prezzo indicativo 5,00 euro (birrificio) 
Grind, 44 cl., alc. 7.5%, lotto 204424, scad.  02/2021, prezzo indicativo 5,00 euro (birrificio)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio

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