Non lo sapevamo prima di stapparla, ma casualmente l'abbiamo bevuta proprio nella settimana del suo compleanno. La storia della De Dolle Oerbier è una storia di cambiamenti, voluti o dovuti, che sono avvenuti dal 1980 - anno in cui è stata brassata per la prima volta - ad oggi. Il più radicale avviene probabilmente nel 2000, quando la Rodenbach, il birrificio che forniva a De Dolle il lievito utilizzato per la Oerbier decide, dopo essere passato sotto il controllo della Palm, di sospendere la distribuzione di lievito ai suoi precedenti clienti (tra i quali, ricordiamo, c'era anche l'abbazia si St. Sxitus/Westvleteren). Kris Herteleer deve allora trovare una soluzione; dopo alcuni tentativi falliti con lieviti alternativi, risulta a lui chiaro che l'unica alternativa è cercare di "replicare" il precedente lievito della Rodenbach, che donava alla birra alcune caratteristiche di una oud bruin, utilizzando quello rimasto. Ma anche questa soluzione appare difficile: i primi esperimenti danno grossi problemi di rifermentazione, che sembra non finire mai, provocando l'esplosione di molte bottiglie. Non tutto il male viene per nuocere però; la prospettiva di perdere tutto ciò che era stato prodotto stimola l'ingegno di Kris a travasare la birra in alcune botti di legno, per creare così la Oerbier Reserva. Con l'aiuto di un microbiologico, quasi per caso viene trovata la soluzione; da un paio di fusti di Stille Nacht (che utilizzava lo stesso lievito) rientrati dalla Finlandia Kris riesce a recuperare un ceppo del vecchio lievito ed a coltivarl, con ottimi risultati. La soluzione soddisfa Kris, anche se il gusto della birra non è più quello di prima; inoltre, la malteria belga Huys, storico fornitore di De Dolle, chiude e bisogna anche pensare a trovare un'alternativa anche ai malti. Se v'interessa l'intera storia, la trovate qui. Si potrebbe poi discutere sul fatto che sia corretto o no mantenere lo stesso nome ad una birra così profondamente cambiata nel corso degli anni; probabilmente il "nome" e la "fama" ormai consolidata del prodotto hanno fatto prendere a Kris la discutibile decisione di tenere in vita il nome per sfruttarne, nonostante tutto, la notorietà. Abbiamo degustato una Oerbier imbottigliata a dicembre 2010, con data di scadenza biennale; una "vita" abbastanza breve per una birra dalla gradazione alcolica importante (9%) che sembrerebbe ben prestarsi all'invecchiamento anche prolungato. Il colore è marrone rossastro, quasi tonaca di frate, opalescente; molto generoso il "cappello" di schiuma, color ocra, fine, cremoso e molto persistente. Naso molto pronunciato e dolcissimo: toffee, zucchero di canna, frutta sotto spirito (uvetta, prugne), datteri, leggeri sentori di pane nero. Molto pulito. Il corpo è medio, con una carbonazione abbastanza sostenuta. Il gusto non si discosta molto dall'aroma: molto dolce, ma meno pulito, ripropone la stessa frutta sotto spirito, toffee, liquirizia. L'apporto dei lieviti (speziatura) è molto blando e l'elevata gasatura fa un po' "a pugni" con l'accenno di carattere vinoso; il risultato non è esattamente quello che banalmente alcuni definiscono "birra da meditazione". La bevuta continua nel (troppo) dolce, ed il palato rimane sempre abbastanza appiccicoso dopo ogni sorso. C'è un finale leggermente amaricante (frutta secca) ed etilico ma non basta a riportare il necessario equilibrio. Questa Oerbier si beve abbastanza bene, l'alcool c'è e riscalda ma non fa sentire troppo la sua presenza; ne risulta una bevuta discreta, ma poco entusiasmante. Formato: 33 cl., alc. 9%, lotto 12/2010, scad. 12/2012, prezzo 4.00 Euro.
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