La Harviestoun Brewery viene fondata nel 1984 da Ken Brooker, in un vecchio fienile in una fattoria dell’omonima proprietà, a Dollarfield, Scozia; il piccolo topo che ancora oggi viene raffigurato sul logo del birrificio sta a rappresentare l’unico essere vivente che faceva compagnia al birraio nei primi anni di vita del birrificio. Dal 2004 gli impianti produttivi sono stati ingranditi e spostati ad Alva; nel 2006 la Harviestoun viene acquisita dalla Caledonian Brewery, facente parte del gruppo Scottish & Newcastle. A ottobre del 2007 Heineken e Carlsberg mettono in atto una sinergia e presentano un’offerta d’acquisto formale per l’acquisizione della Scottish & Newcastle; l’accordo viene finalizzato a Marzo del 2008, ma nel frattempo la Harviestoun riesce a garantirsi la “salvezza” grazie a Stephen Crawley, Sandy Orr e Donald MacDonald, da anni direttori di produzione della Harviestoun, che decidono di acquistare il marchio dalla Caledonian evitandone la probabile scomparsa derivante dalle strategie di riduzione costi e di massimizzazione dei profitti messe in atto dalle grandi multinazionali. La produzione attuale della Harviestoun è abbastanza limitata, con solo quattro birre prodotte tutto l’anno; accanto a queste si è però sviluppato il progetto parallelo chiamato “Ola Dubh”, in collaborazione con la distilleria scozzese Highland Park, sulle Orkney Islands. L’idea nasce a seguito di un’esplicita richiesta dell’importatore americano D. United International, alla ricerca di un prodotto che potesse soddisfare il crescente interesse del mercato statunitense per le birre affinate in botte. “Ola Dubh” in scozzese significa "olio nero", e viene prodotta per la prima volta nel 2006; la base di partenza è la Old Engine Oil (birra disponibile in bottiglia tutto l’anno) che avviene affinata in botti di rovere utilizzate per l’invecchiamento di Highland Park whisky. Esistono diverse versioni di Ola Dubh, a seconda del tipo di botte utilizzata: si va parte da botti che hanno ospitato Single Malt Scotch per 12, 16, 18 per arrivare sino ai 3' e 40 anni. Le prime tre sono reperibili abbastanza facilmente anche in Italia grazie all'importazione di Ales & Co. La Ola Dubh Special Reserve 12 è di colore ebano scurissimo, quasi nero; forma una piccola testa di schiuma color nocciola, cremosa, che svanisce in fretta ma lascia un ampio pizzo all'interno del bicchiere. Al naso troviamo caffè, orzo tostato, cioccolato amaro, sentori di cenere, vaniglia e legno; c’è anche una leggera nota alcolica. Aroma molto pulito, complesso, di discreta intensità. La bottiglia che abbiamo degustato aveva una carbonazione molto bassa, un corpo pieno, ed una consistenza molto viscosa, quasi paragonabile – come il suo nome – all'olio motore; è estremamente morbida al palato, rendendo il sorseggio molto appagante. Il gusto continua nella stessa direzione indicata dall'aroma caffè, un bell'amaro dato da eleganti tostature, note legnose, una morbida nota alcolica (reminescente di whisky) che riscalda tutta la bevuta. Man mano che la temperatura raggiunge quella dell’ambiente emerge una punta acida di frutti di bosco (mirtillo) che sfocia in un bel finale tannico; ottimo il retrogusto, morbidamente alcolico e tostato, dove fa ritorno una nota di torbatura (affumicato). Birra complessa, molto ben fatta ed equilibrata, con l’affinamento in botte a donarle un delicato ma interessante profilo legnoso. Il birrificio la consiglia in abbinamento con formaggi tipo Stilton o Gruyère. Noi abbiamo invece optato per una degustazione in solitaria, da “poltrona/divano”, e questa Ola Dubh si è rivelata essere un ottimo “winter warmer” che riscalda senza richiedere troppo impegno da chi ha il bicchiere in mano. Formato: 33 cl., alc. 8%, bottiglia numero 03876, luglio 2009, scad, 01/2013, prezzo 6.04 Euro.
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