Non è la prima birra del Birrificio Rurale che appare su questo blog, ma mi accorgo di non aver mai scritto neppure due parole sulla loro storia. Poco male, rimediamo. Il birrificio viene fondato da cinque soci (Lorenzo Guarino, Giuseppe Serafini, Silvio Coppelli, Stefano Carnelli e Marco Caccia) nel giugno del 2009 a Certosa di Pavia, quattro persone con l’hobby dell’homebrewing che si conoscono grazie alla partecipazione a svariati concorsi e – raccontano – soprattutto “grazie alla creazione di un gruppo di studio che si chiamava “esperienza birra” nato da un’idea di Agostino Arioli del Birrificio Italiano che tempo addietro ci contattò ritenendoci “degli home brewer validi” per dare vita a questo progetto che sostanzialmente consisteva in un gruppo di amici che facevano birra insieme; fare della sperimentazione quasi “empirica” che poi veniva riportata durante i corsi dell’Unione Birrai. Per fare un esempio, lavoravamo tutti sulla stessa ricetta utilizzando diversi tipi d’acqua o diversi luppoli o sperimentando diversi test sulle temperature di ammostamento, o, ancora, utilizzando diversi tipi di lieviti o quantità diverse di luppolo ecc…”
Il birrificio viene inaugurato in una location alquanto suggestiva, che rispecchia fedelmente il nome scelto, “Rurale”: si tratta di un silos all’interno dell’Azienda Agricola Fattoria Oasi che un tempo veniva usato per immagazzinare i cereali. Il silo, circolare, viene ristrutturato rispettando la sequenza del processo produttivo: al piano più alto il magazzino del malto, in quello centrale gli impianti produttivi, il magazzino al piano terra. Nel primo periodo il birrificio è un’attività operativa solo nel tempo libero, nei weekend e nelle pause dalle rispettive occupazioni quotidiane; lentamente i consensi ricevuti e l’aumento della domanda da parte dei clienti rendono necessario il progetto di un’espansione che viene abbozzato nel 2012. Nel frattempo la “Terzo Miglio” si era classificata al primo posto nella categoria “Birre ad alta fermentazione comprese tra 12 e 16 gradi Plato” nel concorso di Birra dell’Anno 2010, mentre l’anno successivo la Black IPA Castigamatt arrivò prima tra le “Birre scure, alto grado alcolico, di ispirazione angloamericana” Lorenzo Guarino, il birraio , lascia la propria occupazione per dedicarsi a tempo pieno al birrificio ed il 18 maggio 2013 viene ufficialmente inaugurata la nuova sede a Desio, meno romantica della precedente ma più funzionale e necessaria per aumentare i volumi prodotti. Nel 2012 era anche entrato entrato in società un sesto socio, Luca Franceschi, sul quale mi piace riportare questo divertente aneddoto: “Un giorno, nel 2012, si presenta al birrificio in moto e dice: “Io sono astemio e quindi non ne capisco niente, ma mi hanno detto che fate delle birre buonissime. Però le etichette sono veramente brutte: posso rifarvele?”. Noi ci siamo guardati: ma che c… vuole questo, non l’abbiamo mai visto e vuole cambiarci le etichette. Poi però ci siamo fidati: Luca, che è un grafico pubblicitario, ha preso il lavoro molto seriamente, ci ha fatto vedere tante proposte diverse, dalle più prevedibili fino alle più estreme, e si è guadagnato la nostra fiducia. Abbiamo capito che sbagliavamo a non affidarci a un professionista: oggi la nostra grafica è parte integrante del progetto, contribuisce a fare del birrificio quello che è. Alla fine, gli chiediamo quanto vuole per il suo lavoro e lui dice che più che farsi pagare gli piacerebbe diventare socio”. Effettivamente le etichette sono state sottoposte ad un profondo re-styling, confrontate ad esempio una bottiglia di Terzo Miglio del 2010 con una attuale. Il birrificio non nega certo la sua predilezione per gli stili anglosassoni e, soprattutto, per birre che siano facili da bere piuttosto che estreme.
II 2014 è stato un nuovo anno di soddisfazioni e di medaglie: all’ultima edizione di Birra dell’Anno, oro per la Seta (Cat. 16 Chiare, alta fermentazione, basso grado alcolico, di ispirazione belga) e due bronzi per Castigamatt (Cat. 10 Scure, alta fermentazione, luppolate, d’ispirazione angloamericana) e Reset (Cat. 6 Ambrate, alta fermentazione, basso grado alcolico, d’ispirazione anglosassone) Prendiamo in esame oggi proprio quest’ultima, un’american amber ale dal bel color ambrato, con riflessi ramati, ed una bella testa di schiuma ocra fine e cremosa, compatta e molto persistente. L’aroma è semplice, pulito e fresco, con la luppolatura americana in evidenza (pompelmo, mango, resina) ed in sottofondo sentori maltati di caramello e di biscotto. La bevuta risulta subito molto gradevole, con un corpo medio-leggero ed un giusto livello d’acquosita per rendere questa birra molto facile da bere ma al tempo stesso morbida e presente in bocca. Poche bollicine (forse qualcuna in più non guasterebbe), ed un bell’equilibrio dolce in bocca che si sviluppa tra note di caramello e di frutta tropicale (melone retato, mango ed ananas): il finale è abbastanza secco e c’è un’amaricatura, piuttosto contenuta e che non va mai oltre righe, con resina, pompelmo ed una lieve terrosità. Amber Ale pulita e facile da bere, con un bell'equilibrio tra malti e luppoli, tra dolce ed amaro, per una bevuta che lascia soddisfatti.
Formato: 33 cl., alc. 5.6%, lotto L085, scad. 30/11/2014, pagata 3.80 Euro (foodstore, Italia).
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