Ritorniamo dopo molto tempo a stappare una BrewDog, che nel frattempo ha da poco inaugurato la nuova location produttiva, che con il modico costo di 7,5 milioni di sterline permetterà agli ex-ragazzi punk scozzesi di decuplicare la propria capacità produttiva. Saranno così riportate "all'interno" la produzione e l'imbottigliamento di alcune birre che, per mancanza di capacità, BrewDog stava producendo su impianti di altre persone. Ma facciamo un passo indietro, all'ottobre del 2008, quando sul blog del birrificio appare un post dedicato a tre birre prototipali che BrewDog mette in vendita (un pack di 3+3+3 bottiglie a 12.99 sterline) affinché i propri clienti bevano ed eleggano quali saranno le birre da mettere poi in produzione stabile l'anno successivo. Praticamente, anziché pagare un testing panel, BrewDog chiede alla gente di pagare per bere birre sperimentali e dare la loro opinione. Le tre birre in questione sono la Zeit Geist (una black lager), la Bad Pixie (una birra di frumento con bacche di ginepro e buccia di limone) e la Chaos Theory, una single-hop IPA infarcita di Nelson Sauvin, il luppolo Neozelandese che in quel periodo rappresentava la novità assoluta che qualsiasi birrificio "alla moda" voleva e doveva avere in gamma. Il sondaggio premia la prima e la terza birra, con la Bad Pixie che non verrà poi mai più ricreata. Quasi cinque anni dopo la Chaos Theory (sottotitolo brewdogghiano: "IPA prevedibilmente casuale") è ancora tra le birre "edizione limitata", con una produzione che è soggetta alla disponibilità del ricercato luppolo. Nella pinta si presenta di colore ramato, limpido, con una persistente schiuma ocra, fine e cremosa. Prime note dolenti al naso, dove non c'è né l'intensità né la freschezza che pretenderemmo di trovare in una birra la cui bandiera sventola luppolo. Il fruttato tipico del nelson si è trasfigurato in leggeri sentori mielosi, un aggrumato dolce che ricorda un po' la polpa del pompelmo, qualche accenno di profumo floreale. Le cose non vanno molto meglio in bocca; biscotto, leggero caramello, frutta secca, ancora polpa di pompelmo; è il turno dell'amaro, con note terrose e di scorza di agrumi. Leggero diacetile, finale poco secco, retrogusto amaro/terroso/frutta secca. Pochissima freschezza, pochissimi profumi, birra "stanca", davvero molto poco entusiasmante e - onestamente - poco gustosa. L'avessimo saputo prima di berla, che si trattava di una Nelson Sauvin single-hop, non avremmo creduto alle nostre narici ed alle nostre papille. Corpo medio, bassa carbonazione, sensazione palatale morbida e soddisfacente. Da riprovare, in giro c'è chi ne parla molto bene e forse ci è capitata una bottiglia disgraziata. Formato: 33 cl., alc. 7.1%, lotto 331, scad. 24/10/2013, prezzo 3.50 Euro (food store, Italia).
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