Continuiamo il percorso tra i birrifici francesi; questa volta non si tratta di una nuova leva, ma di una realtà attiva dal 1986. In quell'anno apre infatti a Lille il primo ristorante con produzione di birra annessa chiamato Les 3 Brasseurs. Non sono riuscito a reperire molte altre informazioni storiche, ma nel corso degli anni i ristoranti si sono moltiplicati, fino ad arrivare ai 35 del 2010, incluse alcune filiali in Canada, Tahiti, Martinica, Isole Reunion e Nuova Caledonia. Nel 2002 entra a far parte del gruppo Agapes Restauration, controllato dalla Association familiale Mulliez; probabilmente il nome di questo gruppo (che riunisce appunto 550 membri e discendenti della familia Mulliez) non vi dirà nulla, ma basta snocciolare alcune delle società e dei marchi da loro controllati (tra parentesi la percentuale) per capire di cosa stiamo parlando: Gruppo Auchan (84%), Oxylane (Decathlon, 49%), Adeo (Leroy Merlin, Bricocenter 85%). Non siamo quindi davanti ad un semplice catena di brewpubs, ma di una società che ha aperto filiali in tutto il mondo, ciascuna delle quali tuttavia produce birra in loco. Le birre sono anche disponibili per l'asporto, nel formato da 33, 75 e 5 litri. Interessante è piuttosto il fatto che alla classica gamma di birre per accompagnare il pasto senza troppe pretese (bianca, bionda, ambrata e scura) se ne siano da poco aggiunte alcune meno note ai non-birrofili, come questa Black India Pale Ale.
Prodotta dal brewpub di Echirolles (periferia meridionale di Grenoble) con esclusivamente luppolo Fuggles, secondo le note di etichetta; la mia prima Black IPA francese è di colore marrone scuro, con riflessi rossastri; la schiuma è generosa, abbastanza fine, quasi pannosa, molto persistente. Un ipotetico esame dell'aroma ad occhi chiusi non fa certo pensare ad una IPA, ma senz'altro ad una birra scura: orzo tostato, qualche sentore terroso e di cenere. L'aroma è pulito ed ha una buona intensità, ma non c'è molta traccia di luppolo. Non ci sono grossi cambiamenti al palato: la bevute inizia tra tostature, caffè ed una leggera affumicatura, e bisogna arrivare proprio sino in fondo per avvertire qualche nota erbacea, e lievemente resinosa. Buon livello di pulizia anche in bocca, con un amaro intenso (torreffato ed erbaceo) che però non risulta particolarmente raffinato, ed a tratti tende a raschiare un po' la gola. Il corpo è medio-leggero, abbastanza modesta la carbonazione, la consistenza è acquosa; più che una Black IPA risulta una Porter abbastanza luppolata. Fosse soltanto questo, a far storcere un po' il naso al bevitore, non sarebbe un grosso problema visto che non siamo ad un concorso: il punto è che si tratta d una birra un po' slegata in bocca, non molto elegante e dall'amaro abbastanza sgraziato.
Formato: 75 cl., alc. 5.5%, scad. 23/02/2014.
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