giovedì 23 gennaio 2014

Siren Sound Wave Aussie IPA

Secondo appuntamento con il birrificio inglese Siren Craft Brew, attivo dal febbraio 2013 e quindi ormai prossimo al primo compleanno; fondato da Darron Anley e guidato dal birraio americano Ryan Witter-Merithew (ex Duck Rabbit, USA, ex Fanø, Danimarca, ed ex-socio del progetto Grassroots).  Dopo la Liquid Mistress (una Red IPA), è la volta di una India Pale Ale prodotta esclusivamente con luppoli australiani, come il nome stesso della birra indica. Sound Wave Aussie, ovvero la base della American IPA prodotta tutto l’anno da Siren  (chiamata Sound Wave) ed i luppoli australiani (Aussie) Summer, Galaxy,  Vic Secret ed Ella. Se i primi due luppoli dovrebbero essere abbastanza noti agli appassionati di birra o ai beergeeks, è personalmente la prima volta che incontro Vic Secret ed Ella. Il primo è una varietà nuova, commercializzata ufficialmente per la prima volta nel 2013, anche se è stata già usata da alcuni birrifici in via “sperimentale” per alcune birre stagionali a partire dal 2011.  Seminato per la prima volta nel 2000, è considerato una sorta di versione più “delicata” del Galaxy; gli alti livelli di alfa acidi lo rendono, secondo la  Hop Products Australia, particolarmente adatto all’uso in Whirpool ed al dry hopping, donando alla birra eleganti sentori di ananas e di aghi di pino. La genesi dell’Ella risale invece al 2001; deriva dal  luppolo (nobile) Spalt ed è stato utilizzato da alcuni birrifici selezionati per la prima volta nel 2007. Originariamente chiamato Stella, ripropone ovviamente le caratteristiche floreali e leggermente speziate dei luppoli nobili. Usato in quantità generosa o in dry-hopping, dovrebbe impartire alla birra note che ricordano il pompelmo ed i frutti tropicali.  
La Sound Wave Aussie è di color ambrato, con riflessi ramati, molto opaco;  forma una bella testa di schiuma ocra, fine e cremosa, molto persistente.  Davvero ottimo l’aroma, molto pulito e raffinato, ancora fresco, evidentemente prodotto di un abbondante dry-hopping:  in sequenza transitano per le narici pompelmo, mango, ananas, passion fruit, lampone e fragola. Un bel mix quasi balsamico di frutti di bosco e tropicali.  Le grandi aspettative che immediatamente si formano vengono però abbastanza deluse sin dal primo sorso. L’imbocco è ancora convincente, con note di crosta di pane e una leggera presenza di pompelmo e dolci frutti tropicali, ma la bevuta si guasta non appena arriva l’amaro, invadente, pesantemente vegetale con qualche nota resinosa. In bocca la birra sarebbe gradevole, con un corpo medio,  una buona morbidezza ed il giusto ammontare di bollicine; a rallentarne pesantemente il ritmo di bevuta (l’alcool è solo 6.5%) è piuttosto l’amaro, che raschia il palato e lo satura. Diventa quasi istintivo, prima di ogni sorso, soffermarsi qualche secondo in più ad annusare la birra per godere dei suoi ottimi profumi e poter poi affrontare la meno gradevole bevuta. Ha comunque una bella secchezza finale, ma è solo un lieve istante di pausa prima del retrogusto, molto amaro, ricco di note vegetali, di erba appena tagliata e di resina. Non ho provato la Sound Wave “standard” (luppoli americani) ma questa versione australiana è una birra che mi sembra spaccata a metà; tanto invitante ed elegante l’aroma, fresco e gradevole, quanto eccessivo e logorante per il palato l’amaro che rende la bevuta una sbilanciata spremuta (amara) di luppolo.  Formato: 33 cl., alc. 5.6%,  scad. 30/04/2014, pagata 3.27 Euro (beershop, Inghilterra)  

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