mercoledì 5 agosto 2015

Oud Beersel Framboise 2012

“Anno 1882”, questa è la scritta che compare sul logo di Oud Beersel. E’ la data in cui Henri Vandervelden  inizia a costruire il proprio birrificio nel paese di  Beersel, situato alle porte meridionali di Bruxelles;  Henri sfruttò la sua esperienza maturata presso il birrificio De Kroon, a quel tempo specializzato nella produzione di lambic, dove lavorava nei mesi freddi; nei mesi caldi si occupava invece di raccogliere la frutta in campagna. 
Nel 1922 il testimone passa poi al figlio Egidius e, passati i tumulti della seconda guerra mondiale, a Henri Vandervelden II, figlio del prematuramente scomparso (1953) Egidius. Fortunatamente Henri si era già formato all’Institut National des Industries de Fermentation ed aveva già le idee molto chiare su come guidare il birrificio. Ne espande la capacità produttiva a 50 ettolitri (rimarrà così sino alla chiusura del 2002) e ne cambia il nome in Oud Beersel, con quell’aggettivo “vecchio” (oud)  scelto apposta per sottolineare il carattere tradizionale del suo birrificio e differenziarlo dal “nuovo” che arrivava dalla vicina Bruxelles.  
Nel 1991 per Henri II arriva il momento di andare in pensione ma, a causa dello scarso interesse verso il lambic del figlio Hubert, il birrificio passa in mano al nipote Danny Draps: è il periodo più difficile per Oud Beersel. Non ci sono le risorse per fare gli investimenti e ammodernamenti necessari, ed il futuro dell’azienda è in grosso pericolo. Nel 1996 l'imbottigliatrice del 1938 si rompe e, in assenza di soldi per cambiarla, un primo aiuto viene da Frank Boon (Brouwerij Boon, altro storico produttore di lambic) che inizia ad imbottigliare le bottiglie per Oud Beersel. E’ sempre Boon a "prestare" le ciliegie necessarie alla produzione della Kriek e, nel 1997, a fornire il lambic necessario a “tagliare” quello di Oud Beersel che era divenuto troppo acido a causa di una stagione estiva particolarmente calda.
Il 26 novembre 2002 Danny Draps decide di chiudere Oud Beersel e la taverna annessa 't Brasserie (al suo posto c’è oggi un fioraio), per dedicarsi ad un’altra occupazione. La notizia sorprende prima di tutti proprio Frank Boon, che si sfogherà a posteriori (il 23/10/2004) con una lettera pubblicata sulla Burgundian Babble Belt  verso chi gli rimproverava di non aver aiutato i colleghi: "Ho visitato Oud Beersel per la prima volta nel 1973, era un birrificio particolare, fatto in casa e datato 1968; il lambic di  Vandervelden è molto speciale, abbina l'acido lattico ad un carattere amaro che ricorda quasi quello del luppolo fresco. Era l’unico birrificio a produrlo così e la sua chiusura è una grossa perdita per tutto il mondo del lambic. Quando Vandervelden e Draps mi hanno chiesto un aiuto, io ho cercato di fare il possibile: ho fornito loro pezzi di ricambio, ciliegie, malti e luppoli, ho imbottigliato per loro, ho prodotto lambic per loro. La notizia della chiusura mi colse di sorpresa: avevo fatto per loro un blend di 240 ettolitri  da imbottigliare, e a Beersel ce n’erano altri 300 pronti. Drops mi chiese di acquistare il loro lambic ed usarlo per il mio Oude Geuze Boon, ma rifiutai. Acquistai il suo lambic e le sue etichette e imbottigliai a nome Oud Beersel; feci poi altre quattro produzioni di lambic per blendarlo con quello che era rimasto a Beersel. Il birrificio è ora in vendita per 575.000 Euro, qualcuno è interessato? Chi compra il birrificio avrà anche il marchio Oud Beersel in omaggio. Ancora oggi sto imbottigliando l’ultimo lambic di Oud Beersel, anche se questo rappresenta solo l’1.8% delle mie vendite.  Ho fatto il massimo per aiutarli a sopravvivere e se questo per qualcuno è “non aver fatto nulla”, allora è meglio che smetta completamente."Tocca all'allora settantasettenne Henri Vandervelden mettersi alla ricerca di un possibile acquirente; si moltiplicano gli appelli, l’associazione Zythos raccoglie 4000 firme su una petizione ma è solo grazie “al caso” che la fenice risorge dalla cenere.
Gert Christiaens e Roland De Bus sono amici dai tempi della scuola superiore e s’incontrano regolarmente ai tavoli di Le Zageman di Brussels per bere la Oude Geuze di Beersel, la loro preferita; un giorno il proprietario del locale gli avvisa che le scorte di bottiglie stanno per finire e che il birrificio ha chiuso in attesa di trovare qualcuno disposto a rileverlo. Il progetto iniziale di Gert e Roland era soltanto di aiutare Vandervelden a riaprire, ma lo stato di conservazione degli impianti era deteriorato a tal punto che non sarebbe stato possibile fare altro che ricostruire tutto da capo.
Alla fine del 2005 Christiaens e De Bus acquistano Oud Beersel, lanciando contemporaneamente la Bersalis Tripel prodotta da Huyge per raccogliere i finanziamenti necessari a rimettere in piedi il birrificio.  Nel frattempo il lambic secondo la ricetta di Vandervelden viene prodotto da Frank Boon e portato poi a maturare nelle botti di legno a Beersel, per poi essere riportato da Boon per il blend finale e l'imbottigliamento. Il 16 marzo del 2007 vengono ufficialmente commercializzate le prime Oude Geuze e Oude Kriek di Beersel, mentre pochi mesi dopo Roland De Bus rassegna le dimissioni ma viene prontamente sostituito dal padre di Gert, Jos Christiaens, da poco in pensione.
Negli ultimi anni i prodotti di Oud Beersel hanno riscosso un buon successo permettendo di reperire le risorse finanziare necessarie per continuare la ricostruzione; in attesa di avere un impianto produttivo proprio, il lambic continua ad essere prodotto da Boon per essere poi trasportato a Beersel con un autocisterna dove oggi avviene la fermentazione spontanea. La priorità al momento sembra essere quella di ristrutturare i locali dell’edificio per avere maggior spazio disponibile ove mettere nuove vasche e botti necessarie per la fermentazione, la maturazione e l’assemblaggio finale del lambic. Il ”birrificio” è visitabile tutti i sabati mattina, con la possibilità di fare acquisti in loco.
Dalla produzione Oud Beersel stappo una bottiglia di Framboise, un lambic prodotto con lamponi e, in quantità minore, di ciliegie; è disponibile se non erro solamente nel formato da 37.5 cl.  Riempie il bicchiere di un intenso color rossastro, con sfumature che spaziano dall’ambrato  al dorato; l’effervescente schiuma cremosa è bianca appena macchiata di rosa e scompare piuttosto rapidamente. Il naso è completamente dominato dal profumo dei lamponi maturi, piuttosto dolce e zuccherino; in secondo piano sentori di ciliegia sciroppata e di marmellata di lamponi. Il percorso continua uniforme al palato, con tanto lampone e qualche suggestione di ribes nero; anche il gusto non risparmia dolcezza, ricordando frequentemente la marmellata e la gelatina di lamponi. L’acidità lattica non bilancia la bevuta, alleggerendo dal dolce il palato solo a fine bevuta, con una punta amaricante: il retrogusto è di nuovo di lampone dolce. Personalmente avverto anche la mancanza di una qualche bollicina in più che avrebbe forse aiutato a mitigare ulteriormente il dolce: rimane una birra leggera e molto scorrevole che andrebbe bevuta ad una temperatura bassa (il birrificio indica tra i 2 e gli 8 gradi) se la si vuole utilizzare per rinfrescarsi. E’ un lambic alla frutta piuttosto morbido, che tende però a diventare un po’ troppo dolce man mano che si scalda.
Formato: 37.5 cl., alc. 5%, lotto 2132 12:17:44, scad. 11/05/2016, pagata 3.59 Euro (supermercato, Belgio).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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