Ha una storia breve ma abbastanza movimentata quello che attualmente è noto come birrificio Wąsosz (Browary Regionalne Wąsosz) di Konopiska, 230 chilometri a sud-ovest di Varsavia, non lontano al confine con la Repubblica Ceca. La fondazione è datata 1993 quando Jan Kowalski decide di trasformare la sua attività principale dal commercio di funghi alla produzione di birra; nasce così il birrifcio GAB (le prime tre lettere del nome della figlia, Gabrysi ovvero Gabriella); è interessante scoprire che il birrificio era specializzato nelle alte fermentazioni (leggo di una GAB Stout e un’amber ale chiamata Kama Sutra). A partire dal 2008 Kowalski è alla ricerca di qualcuno disposto ad acquistare gli impianti, ma le richieste sono davvero scarse; nel 2010 il birrificio viene preso in affitto per sei mesi dal birrificio Browar Konstancin, che viene a produrre la propria lager. Nel 2011 la proprietà viene poi rilevata da un gruppo di imprenditori di Cracovia che vi cambiano il nome in Browar Południe e continuano per la strada – maggiormente in voga – delle basse fermentazioni. La loro Krakauer Stout; non era altro che una Schwarzbier.
Nel 2014 Michal Olszewski e Maciej Grzywacz rilevano il birrificio, dandogli il nome della strada (Wąsosz) in cui si trovano gli stabili: Browary Regionalne Wąsosz. Michał Olszewski è proprietario del Krajina Piva, un pub a Torùn che svolge anche distribuzione di birre all’ingrosso e forniture per locali nonché del beershop Piwex, nella stessa città; sua anche la beerfirm Browar Olimp. Il ruolo di head brewer è stato affidato a Marcin Ostajewski .
La produzione di Wąsosz si divide attualmente un due linee: una moderna chiamata Piwoswasem (“birra coi baffi”) che guarda agli stili americani (American Lager, Wheat, IPA) e una “classica” fatta di basse fermentazioni. Di emulazioni polacche di birre americane ne avete già viste un po’ sulle pagine del blog in questi ultimi mesi, con risultati più o meno riusciti; mi sembra quindi più interessante prendere in esame una bottiglia di Polka Pils che, come il nome suggerisce, si tratta di una Pils prodotta esclusivamente con luppoli polacchi, Marynka e Sybilla nello specifico; i malti sono Pilsner e Monaco.
Il primo (Marynka) è assieme al Lublin il luppolo polacco più diffuso, utilizzato peraltro anche in alcune birre italiane come ad esempio la I-Pils di Vento Forte; si tratta di un luppolo coltivato nella zona di Lublin e imparentato in qualche modo con il nobile Saaz. Più recente è invece la nascita dal Sybilla, elaborato dalla IUNG Polacca (l’istituto della scienza dell’agricoltura) incrociando il Lublin con lo Styrian Golding.
All’aspetto è dorata e leggermente velata e forma un bel cappello di schiuma bianca, fine e cremosa, dall’ottima persistenza. L’aroma non è molto intenso ma offre quello che si dovrebbe pretendere da una pils: pulizia, eleganza e soprattutto fragranza, in questo caso da parte dei malti (pane, miele e cereali). Un po’ evanescente in luppolo, con una presenza quasi impercettibile di sentori erbacei. Al palato il bevitore incontra l’essenziale, senza fronzoli o difetti, con un buon livello di pulizia: pane, crackers ed un accenno di miele per continuare in perfetta sintonia con l’aroma e chiudere con una nota amaricante erbacea, appena speziata. Una pils delicata e pulita, che fa esattamente quello che deve fare, ovvero rinfrescare e dissetare con gusto; i malti sono fragranti, c'è una bella secchezza finale e una chiusura amara di buona intensità che non perde mai di vista l'eleganza. Complice il caldo di questi giorni, il mezzo litro è sparito dal bicchiere con grande velocità; una buona interpretazione di uno stile tutt'altro che semplice da realizzare, nel quale il minimo errore viene subito smascherato.
Formato: 50 cl., alc. 4.1%, scad. 30/10/2015, pagata 4.00 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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