sabato 8 agosto 2015

Poretti 9 Luppoli Porter

Il “trittico” dei 9 luppoli Poretti si completa con la Porter; dopo la Witbier e la India Pale Ale, assaggiate qualche mese fa, ecco il marchio di proprietà Carlsberg alle prese con una birra “scura”, una tipologia che nel nostro paese i marchi industriali raramente propongono.
Ricordo brevemente che tra le multinazionali operanti in Italia Carlsberg  - attraverso Poretti - è l’unica ad aver tentato è di avvicinarsi al mondo “artigianale” andando oltre le semplici definizioni “doppio malto”, “birra chiara/rossa” e iniziando ad utilizzare una terminologia più appropriata, con riferimento a precisi stili brassicoli e materie prime. Il marketing ha deciso di legare Poretti al luppolo, e così anche uno stile (stout/porter)  nel quale normalmente i luppoli non sono in evidenza viene raccolto sotto la linea “9 luppoli”;  e sebbene – lo  ricordo - il numero “9” non indica assolutamente i luppoli utilizzati in realtà, il nome fa comunque istintivamente pensare ad una birra dove di luppolo ce ne sia stato messo parecchio. In questo caso ci informano che quello predominante è lo “Styrian Golding, un luppolo dall'aroma delicato coltivato principalmente al confine tra Austria e Slovenia”; secondo la descrizione commerciale è “una birra scura, dalle meravigliose note tostate di caffè e cacao. Un gusto deciso per chi non ha paura di osare e provare emozioni forti. Da gustare nei momenti che contano”. 
Versata nel bicchiere ha un colore ebano scuro, con limpidi riflessi rossastri; la schiuma beige è compatta e cremosa ed ha una buona persistenza.  Al naso ci sono sentori di pane nero e pumpernickel, caramello, ciliegia ma anche una leggera punta di cartone bagnato (ossidazione?).  Sulla lattina sono ben in evidenza le parole “scura e corposa”, ma in verità la Porter di Poretti ha un corpo tra il medio e il leggero, un “tasso” di acquosità un po’ troppo elevato e poche bollicine. La bevuta è un po’ slegata ed attraversata da qualche nota metallica, mentre il gusto latita: le tostature sono quelle del pane e c’è il dolce del caramello, ma l’intensità è davvero scarsa. Il viaggio termina con un finale piuttosto acquoso, dal quale emerge un leggero retrogusto amaro dove la componente terrosa (luppolo, luppolo!) è predominante rispetto a quella tostata. Una birra piuttosto deludente, dove c’è poco gusto e quel poco che c’è è davvero poco elegante.  Il risultato finale (al di là della fermentazione alta/bassa) mi sembra più paragonabile ad una delle tante dark lager o schwarzbier industriali.  Porter? Un indizio, probabilmente.
Formato: 33 cl., alc. 5.5%, lotto J15077P, scad. 03/2016, pagata 1.75 Euro (supermercato, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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