Non è riuscita ad essere la prima birra artigianale italiana in lattina, preceduta dalla Pop di Baladin, ma poteva almeno vantarsi di essere la prima birra artigianale messa in lattina all’interno del birrificio che la produce: è Alfredo Colangelo, responsabile commerciale di Birra del Borgo, a sottolineare questa differenza con la Pop, che viene invece “inlattinata” presso un contoterzista lontano dal luogo di produzione con un’etichetta incollata anziché una bella serigrafia. Peccato che Birra del Borgo, acquistata nell’aprile 2016 dal colosso multinazionale AB-Inbev non sia più un birrificio artigianale.
Sto parlando di L.I.S.A., acronimo di Light Italian Session Ale, che Leonardo di Vincenzo annuncia per la prima volta al mondo su Twitter nel novembre del 2015. Segue un lungo silenzio, qualche fusto che circola per l’Italia e poi allo scorso Salone del Gusto (settembre 2016) ecco centinaia di lattine (piene di acqua) colorare lo stand di Birra del Borgo: chi riesce ad assaggiare Lisa deve tuttavia di nuovo avvicinare il bicchiere alle spine, perché per le vere lattine bisogna attendere l’arrivo e la messa in funzione dell’impianto linea lattine all’interno del nuovo stabilimento del birrificio a Spedino (Rieti) , inaugurato a luglio 2016.
E così il debutto ufficiale della lattina di Lisa avviene all’ultima edizione di Beer Attraction, a febbraio 2017, con la bella grafica opera dell’illustratore e fumettista torinese Gianluca Cannizzo, mi dicono già molto conosciuto in ambito enologico: “una ragazza leggera e irriverente, fresca e apparentemente semplice; in realtà nasconde carattere e complessità molto forti”.
E’ una Session IPA per Untappd, mentre Ratebeer la inserisce nella categoria delle “Spice/Herb/Vegetable” in quanto "prodotta con coriandolo, pepe rosa, scorza d’arancia e fiori d’arancio": ingredienti non citati in etichetta, se non come descrittori dell'aroma.
La birra.
Lisa è in realtà una Golden Ale, nel bicchiere è dorata e leggermente velata, sormontata da un compatto e cremoso cappello di schiuma bianca dall’ottima persistenza. L’aroma rinuncia all’intensità per comporre un bouquet delicato e caratterizzato da un buon livello di pulizia: profumi floreali ed erbacei, arancia, una delicatissima speziatura. Gli aggettivi Light e Session ricorrono un po’ ridondanti anche perché Lisa al palato è leggera ma non troppo: scorre veloce, senza sconfinamenti nell’acquoso e mantenendo una gradevole presenza palatale. La base maltata è piuttosto lieve (pane, accenno di miele), l’arancia fa una rapida comparsata per poi lasciare il palcoscenico ad un amaro cui spetta il compito di portare a termine la bevuta; note erbacee, terrose e qualche tocco zesty s’incontrano in un finale che tuttavia non rappresenta il massimo dell’eleganza e la cui intensità è tale da rallentare un po’ troppo la frequenza dei sorsi. Intensa ma corta, abbastanza secca, a mio parere eccede un po’ nell’amaro o forse le manca quell’eleganza che potrebbe renderlo meno ”pesante”.
Una birra ancora un po' acerba ma che si propone ad un buon rapporto qualità prezzo, leggermente inferiore (questione di decimi) a quello dell'altra lattina italiana, la Pop di Baladin.
Formato: 33 cl., alc. 4%, lotto LS17 170113, scad. 10/2017, prezzo indicativo 2.50 Euro (food store).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento