Libertine Brewing Company viene fondata nel 2012 nel seminterrato del Libertine Pub: una splendida location dalle cui finestre potete ammirare l’oceano e la Morro Bay: siamo nella contea di San Luis Obispo, tra San Francisco e Los Angeles, sulla mitica Pacific Coast Highway 1. Il pub è gestito da Tyler Clark con la moglie Shannon; Clark ha lavorato in precedenza presso alcuni distributori di birra a Santa Cruz e San Diego.
Nel pub le birre “della casa” vengono affiancate da un’ottima selezione (oggi 48 spine) di craft americane e d’importazione; ma Tyler Clark interessano sopratutto le fermentazione spontanee e decide che il suo birrificio deve avere uno stretto legame con il territorio. Il mosto prodotto viene lasciato per tutta la notte in vasche aperte a contatto con i lieviti ed i batteri naturalmente presenti nell’aria di una regione ricca di vigneti; le birre “base” che vengono prodotte sono essenzialmente quattro: una Blonde, una Red Ale, una Saison ed una Porter. Dai tini di fermentazione le birre vengono poi messe a maturare nelle botti di legno per un tempo che può variare da alcuni mesi a diversi anni, spesso con aggiunta di frutta o altri ingredienti. Clark si considera più un “blender” che un birraio, in quanto le botti offrono infinite possibilità di assemblare quello che contengono. Viene utilizzato “legno” dismesso dal vicino birrificio Firestone Walker e dai vigneti della contea di San Luis Obispo. Un’altra caratteristica di Libertine è quella, a quanto leggo, di essere l’unico birrificio americano ad usare esclusivamente il metodo “stein”: per riscaldare il mosto non si utilizza il vapore o la fiamma viva ma delle rocce laviche prelevate dalla baia circostante che vengono riscaldate e poi inserite all’interno del bollitore. Anche la maggior parte del luppolo utilizzato proviene dal giardino del brewpub.
“Yes. We know it’s sour” è il motto che presenzia su una trave all’interno del brewpub e su ogni etichetta: “non cerchiamo di replicare niente – dice Clark – la gente dice che le nostre birre sono come lambic o flanders ma qui non siamo in Belgio. Io parlo di San Luis Wild Ales, nessuno può replicarle e neppure noi stessi siamo certi di riuscire a rifare la stessa birra in modo identico. E’ come il vino: ogni diversa annata presenta delle differenze.”
Per aumentare la propria capacità produttiva nel 2015 Libertine apre con l’aiuto dei soci Eric & Rodessa Newton un secondo birrificio nel downtown di San Luis Obispo, 20 chilometri verso l’interno; ristorante, tasting room con 76 spine racchiusi in uno spazio di circa 900 metri quadri che ospitava in precedenza un negozio d’arredamento: il potenziale passa da 250 a 2000 barili l’anno. Per replicare le birre fatte a Morro Bay, Clark "contamina" gli ambienti con i lieviti ed i batteri prelevati dal brewpub dove tutto era iniziato. Le birre prodotte a San Luis Obispo vengono poi trasportate via camion nella nuova sede di Santa Maria, 50 chilometri più a sud, inaugurata nel 2016: è qui che avvengono gli affinamenti in botte e il successivo imbottigliamento. Non è invece andata a buon fine l’apertura di una nuova taproom, con il permesso che è stato negato dalla municipalità a seguito delle proteste degli imprenditori vicini. Libertines ha allora ripiegato su Buellton, cinquanta chilometri ancora più a sud verso Santa Barbara, dove è prevista l'inaugurazione di una nuova Tasting Room.
La birra.
Central Coast Saison, birra che ha nel suo nome anche la sua indicazione d'origine, ovvero quell'area della California che si estende indicativamente tra Point Mugu e la baia di Monterey; siamo a nord della contea di Los Angeles ed a sud di quella di San Francisco e San Mateo. La Central Coast è composta da sei contee che sono, da sud a nord: Ventura, Santa Barbara, San Luis Obispo, Monterey, San Benito e Santa Cruz.
Questa saison fermenta spontaneamente grazie ai lieviti ed ai batteri naturalmente presenti nell'aria e prosegue poi la propria maturazione in grandi puncheons di rovere francese; la birra riceve anche un dry-hopping di Lemon Drop e Boadicea.
Si presenta di color oro carico con venature arancio ed un generoso cappello di schiuma biancastra, compatta e dannosa dall'ottima persistenza. Il bouquet aromatico è fresco e piuttosto interessante: gli agrumi (pompelmo, cedro, limone) e l'asprezza della mela acerba trovano la loro controparte nel dolce dell'ananas, mentre i fiori vengono "sporcati" dalle note funky e rustiche dei lieviti selvaggi (sudore, cantina) e dell'acido lattico. Vivace e piuttosto carbonata, al palato scorre con grande facilitò, come ogni Saison dovrebbe sempre fare. Il gusto ripropone senza divagare quanto anticipato dall'aroma: c'è la stessa ben riuscita convivenza tra l'anima funky e quella fruttata, con l'asprezza degli agrumi e della frutta acerba appena ammorbidita dal dolce di quella tropicale e del miele. Le note lattiche attraversano questa Saison da cima a fondo accompagnando legno e spunti vinosi, mentre il percorso si chiude con un amaro di media intensità nel quale convivono yogurt, agrumi e una lieve terrosità.
Saison molto ben fatta, dissetante e rinfrescante grazie al suo carattere marcatamente aspro ed acido: elegantemente rustica e rusticamente elegante, regala emozioni e tante altre belle cose.
Formato 75 cl., alc. 6%, lotto e scadenza non riportati, prezzo indicativo 22.00 Euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento