Torniamo a parlare di Mukkeller, "birrificio familiare" che ha debuttato nell’agosto 2010 a Porto Sant'Elpidio, nelle Marche e che avevamo incontrato sul blog un paio di mesi fa con la Double IPA Hattori Hanzo.
Mukkeller è Marco Raffaeli: "mukka" è il suo soprannome sin da bambino al quale lui ha voluto affiancare lo stile brassicolo da lui prediletto: le Kellerbier tedesche.
Il suo è un percorso che accomuna quello di molti birrai c che parte dalle prime birre da kit fatte in casa per "evolversi" nelle produzioni all-grain, passando dalle pentole ad un mini impianto professionale. I genitori vanno in pensione e cessano l’attività di famiglia: per Marco è il momento di diventare imprenditore di se stesso e, dopo alcuni stage presso microbirrifici italiani parte l’avventura Mukkeller. Nel birrificio “familiare” fa quasi tutto da solo con l’aiuto del fratello e del padre, che assieme a lui imbottigliano le prime cotte: la tradizione tedesca è quella che guida i primi passi ma ben presto arrivano anche i luppoli americani, il Belgio e l’Inghilterra.
E Mukkeller ha svolto un bel percorso di crescita che gli ha portato numerosi riconoscimenti a Birra dell'Anno: nelle rispettive categorie d’appartenenza, nel 2015 ha ottenuto un secondo posto la Double IPA Hattori Hanzo, poi terza nell'edizione 2016. Lo scorso febbraio è invece arrivato il secondo posto della brown porter Corva Nera; l'unico oro è stato ottenuto nel 2016 dalla doppelbock Devastator nella categoria 4 "Alta e bassa fermentazione, alto grado alcolico, di ispirazione tedesca", che ha battuto la Pozzo 5 del Birrificio 4 Mori e la Amber Shock del Birrificio Italiano.
La birra.
Eccola qui la doppelbock di Mukkeller, nel classico formato tedesco da mezzo litro e con il nome che ha il tipico suffisso "-ator", omaggiando quella che è ritenuta la capostipite dello stile, ovvero la Salvator di Paulaner.
Il suo colore è un ebano piuttosto scuro che viene alleggerito da venature rossastre: cremosa e compatta, la schiuma è piuttosto generosa ed ha un'ottima persistenza. Il naso è dolce, ricco e pulito: caramello, pan di spagna, pane leggermente tostato, prugna e uvetta, frutta sotto spirito, accenni di ciliegia sciroppata. E' un anticipo di quello che si ritrova poi al palato, in una doppelbock intensa che tuttavia non riesce a nascondere l'alcool come fanno le sue sorelle tedesche: la scorrevolezza non è quindi esemplare e anche a livello tattile questa Devastator è un po' più "ingombrante". La bevuta dapprima ricalca fedelmente l'aroma per poi chiudere con una nota amaricante (terrosa, frutta secca) la cui intensità va forse un po' oltre le righe e non brilla per eleganza; il retrogusto è caldo di un alcool che in alcuni frangenti un po' brucia ma che regala un lunghissimo finale ricco di caramello e frutta sotto spirito. Una birra molto potente che, come detto, sacrifica un po' bevibilità, pulizia ed eleganza in favore dei muscoli: si sorseggia tuttavia con gusto e piacere anche se con una velocità molto più lenta rispetto agli standard della tradizione tedesca. Devastator di nome ed anche un po' di fatto.
Formato: 50 cl., alc. 8.7%, lotto 16339, scad. 12/2017, prezzo indicativo 6.00 Euro (beershop).La birra.
Eccola qui la doppelbock di Mukkeller, nel classico formato tedesco da mezzo litro e con il nome che ha il tipico suffisso "-ator", omaggiando quella che è ritenuta la capostipite dello stile, ovvero la Salvator di Paulaner.
Il suo colore è un ebano piuttosto scuro che viene alleggerito da venature rossastre: cremosa e compatta, la schiuma è piuttosto generosa ed ha un'ottima persistenza. Il naso è dolce, ricco e pulito: caramello, pan di spagna, pane leggermente tostato, prugna e uvetta, frutta sotto spirito, accenni di ciliegia sciroppata. E' un anticipo di quello che si ritrova poi al palato, in una doppelbock intensa che tuttavia non riesce a nascondere l'alcool come fanno le sue sorelle tedesche: la scorrevolezza non è quindi esemplare e anche a livello tattile questa Devastator è un po' più "ingombrante". La bevuta dapprima ricalca fedelmente l'aroma per poi chiudere con una nota amaricante (terrosa, frutta secca) la cui intensità va forse un po' oltre le righe e non brilla per eleganza; il retrogusto è caldo di un alcool che in alcuni frangenti un po' brucia ma che regala un lunghissimo finale ricco di caramello e frutta sotto spirito. Una birra molto potente che, come detto, sacrifica un po' bevibilità, pulizia ed eleganza in favore dei muscoli: si sorseggia tuttavia con gusto e piacere anche se con una velocità molto più lenta rispetto agli standard della tradizione tedesca. Devastator di nome ed anche un po' di fatto.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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