Abduction, "rapimento": questo il nome di una serie di imperial stout che ha contribuito al successo del birrificio Pipework, Chicago: qui la sua storia. Il rapimento avviene ad opera di alieni e ogni etichetta ne rappresenta diverse scene: l'imperial stout viene realizzata da Beejay Oslon e Gerrit Lewis quando ancora erano homebrewers ma le loro birre ottenevano già grossi consensi tra gli appassionati di Chicago.
Si tratta di un'imperial stout prodotta con scorze d'arancia che è stata poi riproposta nel corso degli anni nelle solite molteplici varianti per la gioia dei beergeeks e di chi è sempre in cerca della novità. Tra fusti e bottiglie ne sono state realizzate ad oggi una dozzina di diverse versioni; all'appello mancano quelle "barrel aged", visto che Pipeworks ha iniziato ad accumulare e ad usare le botti solamente da poco tempo. Qualche fusto è già circolato nei bar di Chicago, le bottiglie non dovrebbero tardare ad arrivare.
Ecco le diverse Abduction realizzate sino ad ora in una rapida carrellata: Raspberry Truffle Abduction (con lamponi, vaniglia e cacao), Coffee Break Abduction (caffè e vaniglia), Cherry Truffle Abduction (ciliegia, vaniglia e cacao), Mocha Abduction (caffè, vaniglia e cacao), Orange Truffle Abduction (scorza d'arancia e cacao), Pistachio Abduction (pistacchi, vaniglia, cacao e sale), Vanilla Abduction (vaniglia e cacao), Mint Truffle Abduction (vaniglia, cacao e foglie di menta), Cinnamon Abduction (cannella, cacao e vaniglia), Passion Abduction (frutto della passione, cacao e vaniglia), Coconut Almond Abduction (cocco tostato, mandorle, cacao e vaniglia). A voi scegliere la combinazione d'ingredienti che più vi gusta.
La birra.
Arriva nel 2013, ad un'anno dall'apertura del birrificio, la variante Coffee Break della Abduction; alla base imperial stout vengono aggiunti vaniglia e caffè prodotto dalla Dark Matter di Chicago che si trova a qualche chilometro di distanza dal birrificio.
Il suo colore è prossimo al nero ma nel bicchiere non si forma praticamente schiuma: questa bottiglia dovrebbe essere del 2016 e l'anno che è trascorso non è certo il massimo per apprezzare il caffè. L'aroma tuttavia mostra ancora una buona intensità, anche se eleganza e finezza non sono le sue caratteristiche principali. C'è il caffè "americano" affiancato da dolci note ci vaniglia e caramello, in secondo piano orzo tostato, cuoio, alcool. L'aroma non è esattamente quello di una birra dessert e anche il mouthfeel non indulge in eccessi particolarmente cremosi: corpo medio, bollicine contenute, una leggera oleosità a garantire una buona scorrevolezza. Il gusto segue con rigore l'aroma, mostrandone gli stessi limiti per quel che riguarda pulizia ed eleganza. Nel complesso è un'imperial stout godibile che non scivola nel baratro del pastry (birra dessert) ma che non regala particolari emozioni o spunti d'eccellenza: la bevuta è prevalentemente dolce con caramello e vaniglia guidare le danze, affiancate da qualche note di cioccolato al latte. A bilanciare arriva l'amaro del caffè e del tostato, che non reclama un ruolo da protagonista, e nel finale emerge finalmente una rinfrancante nota etilica che riscalda e si porta dietro un po' di frutta sotto spirito.
Il bilancio è positivo ma ci sono ampi margini di miglioramento in questa imperial stout che si lascia bere con facilità ma dimenticare quasi con altrettanta disinvoltura; una bevuta gradevole che tuttavia lascia un po' per strada pulizia ed eleganza, sopratutto per quel che riguarda l'ingrediente che dovrebbe maggiormente caratterizzarla, il caffè.
Formato: 65 cl., alc. 10.5%, lotto e scadenza non riportati, prezzo indicativo 15.00 Euro (beershop).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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