Con frequenza ormai quasi quadrimestrale rieccoci a parlare di produzioni casalinghe nell’ambito della rubrica HOMEBREWED! Diamo oggi il benvenuto a Tommaso Mainardi, homebrewer operativo a Castelvetro sulle colline modenesi e attivo dal 2014. Il suo percorso inizia come quello di tanti con un kit da estratti per poi passare, dopo qualche anno all’e+g; da inizio 2017 il passaggio definitivo al metodo All Grain. Nel caso di Tommaso la passione per la birra artigianale si è sviluppata in parallelo (e non prima) al proprio hobby: la sua produzione è di circa 8-10 birre all’anno mediante una pentola inox da 50 litri, un frigorifero "da campeggio" da 46 litri per l'ammostamento (single step) e abbattimento dei tempi con la tecnica del no-sparge. Per la fermentazione utilizza un frigo controllato da termostato esterno. Nel suo giardino – come credo in quello di ogni homebrewer – c’è anche qualche piantina di luppolo. Tommaso mi ha inviato per l’assaggio una bottiglia di Wee Heavy / Strong Scotch Ale prodotta con la variante “malto torbato”; è la prima volta che si cimenta con questo stile. La ricetta, oltre al Peated, include malti Pale, Crystal, Biscuit e Roasted, lieveito Safale S-33 e luppolo Polaris in amaro. Nome ed etichetta creati ideati appositamente per l’apparizione sul blog: Drink, Sleep and Weepeat (7.2%).
La birra.
Dalla foto non si direbbe, ma nel bicchiere si presenta di un bel color ambrato piuttosto carico ed illuminato da intense venature rossastre; la schiuma è fine, compatta ed ha una buona persistenza. L’aroma è abbastanza intenso e dominato dal torbato, la cui finezza lascia però un po’ a desiderare; note fenoliche ricordano la plastica bruciata e c’è più di un accenno di formaggio (affumicato). Le note maltate (biscotto e caramello) sono sovrastate dagli esteri fruttati che appaiono un po’ fuori controllo, con qualche eccesso di mela verde.
Le cose migliorano al palato, a partire da un mouthfeel morbido e poco carbonato che permette a questa Wee Heavy di scorrere con buona facilità nonostante la gradazione alcolica. Il gusto risulta maggiormente equilibrato dell’aroma, anche se personalmente cercherei di far risaltare maggiormente le note caramellate, biscottate e quel carattere “nutty” tipicamente anglosassone rispetto agli esteri (prugna, uvetta e anche un po’ di mela). Il torbato arriva soprattutto nel finale ma anche qui si porta dietro qualche leggera deriva di plastica bruciata; una breve parantesi amaricante, terrosa e leggermente tostata, anticipa il tiepido retrogusto di frutta sotto spirito. Si potrebbe dire “buona intensità ma non altrettanto controllo” in questa Scotch che necessita di diversi aggiustamenti; come primo tentativo con lo stile il risultato è comunque discreto e la birra si lascia bere senza grossi problemi. Oltre a pulizia e definizione, migliorabili entrambi, c’è secondo me da lavorare soprattutto su lievito/esteri e sulla qualità del torbato; nella speranza che questi miei appunti siano utili a Tommaso per migliorare la propria birra. Nel frattempo un grazie per avermela fatta assaggiare e la solita “pagellina” su scheda BJCP: 32/50 (Aroma 5/12, Aspetto 3/3, Gusto 13/20, Mouthfeel 4/5, impressione generale 7/10).
Formato 50 cl., alc. 7.2%, IBU 30, imbott. 07/10/2018.
Nessun commento:
Posta un commento