Risale al 1822 la fondazione del birrificio Lindemans: in quell’anno Joos Frans Lindemans sposa Françoise Josine Vandersmissen, figlia di un agricoltore, ed entra in possesso della fattoria chiamata Hof ter Kwade Wegen nei pressi di Vlezenbeek, venti chilometri a sud-ovest di Brussels. Notizie storiche riportano una produzione annuale di circa 500 ettolitri destinata per la maggior parte al consumo interno: come in tutte le fattorie a quel tempo la birrificazione avveniva nei mesi invernali quando c’era meno lavoro da fare sui settacinque ettari di terreno di proprietà. A Joos Frans succede nel 1865 Joos Frans “Duc” Lindemans e, nel 1901, Theofiel Martin Lindemans: sotto la sua guida l’azienda riduce progressivamente le attività agricole per concentrarsi maggiormente sulla produzione di lambic e faro che viene venduto a cafè ed a blenders. Nel 1930 il timone passa nelle mani del figlio Emiel Jozef al quale spetta il compito di affrontare le tragedie della seconda guerra mondiale: in quel periodo il birrificio riesce comunque ad effettuare una cotta al mese.
Con la sua morte, avvenuta nel 1956, cessano anche le attività agricole e, sotto la guida di René e Nestor, negli anni ’70 Lindemans inizia ad operare come distributore di bevande all’ingrosso. La popolarità di lambic e geuze è tutt’altro che in crescita e si cerca di rimediare al calo della domanda interna iniziando ad esportare: per conquistare il mercato il birrificio inizia ad addolcire i propri prodotti per andare incontro alle richieste dei consumatori. Emblematico è il caso della Lindemans Kriek, per la quale le ciliegie grotte di Schaerbeek vengono sostituite da un succo di ciliegia addolcito con un edulcorante artificiale, filtrato e pastorizzato. I nuovi lambic alla frutta riscuotono tuttavia grande successo facendo crescere l’export che arriva ad assorbire il 70% della produzione grazie alle richieste dei mercati statunitense, francese, tedesco e svizzero. Nel 1992 terminano i lavori di costruzione del nuovo birrificio che dispone di circa 1200 barili della capacità di 600 litri nei quali far fermentare e maturare il lambic.
Per convincere Lindemans a far qualche passo indietro c’è voluto l’intervento dell’importatore americano Merchant du Vin: è lui a convincere René Lindemans del potenziale mercato di gueuze e lambic alla frutta tradizionali e a far produrre nel 1994 il primo lotto della Gueuze Cuvée René. Dal 2006 Lindemans è gestita dai cugini Dirk e Geert che nel 2013 hanno avviato un nuovo e ambizioso programma di espansione da 15 milioni di euro.
Lindemans fa parte di H.O.R.A.L. (Alto Consiglio del Lambic Artigianale) che ha come scopo di salvaguardare la tradizione e l’autenticità del prodotto. Peccato che il lambic “autentico” sia solamente una piccola parte della produzione Lindemans: quello che viene etichettato come Gueuze è in realtà una versione pastorizzata, addolcita con la Stevia e fermentata in acciaio con i chips di legno in sostituzione delle botti. Consiglio per i meno esperti? Lasciate perdere tutta quella produzione Lindemans che non abbia in etichetta la parola “Cuvée René”: sono solo queste le bottiglie che dovreste bere.
Nell’aprile del 2015 Lindemans ha terminato il suo piano d’espansione inaugurando un nuovo magazzino di stoccaggio capace di contenere circa 170,000 ettolitri. I festeggiamenti sono culminati con la presentazione della Cuvée René Special Blend 2010, versione speciale della Oude Geuze Cuvée René assemblata con diversi lambic prodotti nel 2010 e imbottigliata nel 2014. Ne sono state prodotte 15.000 bottiglie da 75 centilitri.
Bella etichetta serigrafata, disegnata da Charles Finkel, bicchiere leggermente velato e colorato di oro antico: la schiuma biancastra è generosa e compatta ma alquanto spumeggiante e quindi rapida a scomparire. Gentilmente funky/rustico, questo Cuvée René Special Blend affianca al legno e alla cantina/sudore profumi più accessibili di limone e lime, mela verde, accenni di frutta a pasta gialla. Chiudete gli occhi e le parole “la gueuze è lo champagne del Belgio” vi si riveleranno nel pieno del loro significato. Vibrante, vivace, spumeggiante (mi ripeto): a cinque anni dalla messa in bottiglia René sembra ancora un giovincello per il palato. La bevuta non raggiunge particolari vette espressive ma è di tutto rispetto: frutta a pasta gialla, ananas, accenni di frutta candita contrastano l’asprezza degli agrumi, mentre nel finale si è trasportati in cantina in compagnia di legno, vino, polvere. Un lievissimo tocco acetico non disturba una bevuta educata, quasi morbida e per questo accessibile anche a chi non ama le gueuze più dure e ruspanti.
Il lambic aumenta di prezzo anno dopo anno? Diventa sempre più difficile reperire Cantillon e 3 Fonteinen? Questa bottiglia ma soprattutto la Cuvée René “normale” rappresentano un’alternativa dal rapporto prezzo assolutamente favorevole,
Formato 75 cl., alc. 6%, imbott. 06/2014, scad. 12/2024, pagata 9.45 euro (beershop) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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