Ritorna sul blog dopo un paio d’anni d’assenza il birrificio Against the Grain di Louisville, Kentucky, fondato nel 2011 da Sam Cruz, Jerry Gnagy, Adam Watson e Andrew Ott; la loro storia la trovate qui. Against the Grain ha poicompletato un piano di espansione da 1,7 milioni di dollari che ha portato all’apertura a febbraio 2015 del nuovo birrificio nel sobborgo di Portland, Louisville: 7000 ettolitri prodotti ogni anno nei 2000 metri quadrati di spazio. Con l’occasione sono anche arrivate (maggio 2015) le prime lattine. Rimane ancora operativa la location originale Against The Grain Brewery and Smokehouse che si trova nel complesso commerciale adiacente allo stadio di baseball Slugger Field: 2100 ettolitri la capacità produttiva. Nel luglio del 2017 il birrificio aveva annunciato la nascita di Against The Grain Europe per far crescere ulteriormente un mercato che aveva raggiunto il 20% del fatturato: il progetto era orientato a distribuire ai clienti birra fresca e ad un buon prezzo, due elementi difficilmente attuabili con l’importazione dagli Stati Uniti. Per l’occasione fu scelto il birrificio tedesco Vormann (Düsseldorf) dove sono state prodotte la Plus One APA e la Neoanderthal IPA, due etichette esclusive per il mercato europeo. Per evitare confronti qualitativi tra la produzione americana e quella europea Against The Grain ha volutamente scelto di non replicare nel nostro continente le birre del Kentucky. La lezione di Stone Brewing Europe è stata appresa. Non so se il progetto AtG Europe abbia avuto successo: dopo quelle due birre non mi risulta ne siano state realizzate altre.
Nel frattempo negli Stati Uniti sono iniziate a circolare voci sulla vendita di AtG a qualche pesce grosso: i rumors sono stati dissipati a luglio del 2019 quando è stato reso noto che il birrificio di Louisville aveva soltanto raggiunto un accordo con la Pabst Brewing per la distribuzione e la vendita delle proprie birre nello stato del Kentucky. Questo il comunicato ufficiale: “nel 2011, quando il birrificio fu fondato, concentrammo i nostri sforzi al di fuori del Kentucky perché la richiesta per la birra artigianale nel nostro stato era scarsa. Ora vogliamo tornare a casa ed espanderci in Kentucky è la nostra priorità. La partnership con la Pabst è valida solamente qui. Siamo nella fase 1 dell’accordo e stiamo usando la loro rete distributiva; vediamo come vanno le cose”.
La birra.
Qualche anno fa vi avevo parlato della 70K, imperial stout invecchiata in botti di bourbon che, assieme alla sorella “affumicata” Bo & Luke, è una delle produzioni più apprezzate del birrificio di Louisville. La 70K è stata sviluppata partendo da una robusta milk stout chiamata 35K, prodotta con lattosio, luppoli East Kent Goldings ed un ricco parterre di malti non rivelato: assaggiamola.
Il suo vestito è prossimo al nero e la schiuma, cremosa ma non molto compatta, ha una buona persistenza. Tostature, caffelatte, cioccolato al latte, accenni di panna/vaniglia, frutti di bosco: l’aroma è pulito, l’intensità è modesta. Non ci si può lamentare ma si può fare di meglio. Il lattosio dona al corpo oleosità e la bevuta risulta morbida pur non essendo particolarmente cremosa o setosa: si parte dal dolce del caramello e del caffelatte per poi iniziare una bella progressione amara ricca di torrefatto, caffè, cioccolato e una percepibile chiusura luppolata finale. E’ una milk stout pulita e bilanciata, nella quale dolce e amaro sono protagonisti dei due tempi di una partita abbastanza intensa e soddisfacente. Il lattosio stempera bene l’acidità dei malti scuri, l’alcool la irrobustisce senza comprometterne la bevibilità. La 35K di Against the Grain è una buona milk stout che tuttavia non lascia un segno indelebile nei miei ricordi.
Formato 47,3 cl., alc.7%, scad. 04/03/2021, prezzo indicativo 7,00-8,00 euro (beershop) Il suo vestito è prossimo al nero e la schiuma, cremosa ma non molto compatta, ha una buona persistenza. Tostature, caffelatte, cioccolato al latte, accenni di panna/vaniglia, frutti di bosco: l’aroma è pulito, l’intensità è modesta. Non ci si può lamentare ma si può fare di meglio. Il lattosio dona al corpo oleosità e la bevuta risulta morbida pur non essendo particolarmente cremosa o setosa: si parte dal dolce del caramello e del caffelatte per poi iniziare una bella progressione amara ricca di torrefatto, caffè, cioccolato e una percepibile chiusura luppolata finale. E’ una milk stout pulita e bilanciata, nella quale dolce e amaro sono protagonisti dei due tempi di una partita abbastanza intensa e soddisfacente. Il lattosio stempera bene l’acidità dei malti scuri, l’alcool la irrobustisce senza comprometterne la bevibilità. La 35K di Against the Grain è una buona milk stout che tuttavia non lascia un segno indelebile nei miei ricordi.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
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