Ritorna sul blog dopo un paio d’anni d’assenza il birrificio Against the Grain di Louisville, Kentucky, fondato nel 2011 da Sam Cruz, Jerry Gnagy, Adam Watson e Andrew Ott; la loro storia la trovate qui. In questi due anni Against the Grain ha completato un piano di espansione da 1,7 milioni di dollari che ha portato all’apertura a febbraio 2015 del nuovo birrificio nel sobborgo di Portland, Louisville: 7000 ettolitri prodotti ogni anno nei 2000 metri quadrati di spazio. Con l’occasione sono anche arrivate (maggio 2015) le prime lattine.
Rimane ancora operativa la Against The Grain Brewery and Smokehouse che si trova nella suggestiva location dello stadio di baseball Slugger Field: 2100 ettolitri la capacità produttiva. Qualche settimana fa il birrificio ha annunciato l’acquisto di un edificio nella zona sud di Louisville con l’intenzione di ristrutturarlo e aprire un pub con beer-garden. Ma la novità più interessante per quel che riguarda l’Europa, dove Against The Grain esporta 1000 ettolitri ogni anno, è quella annunciata lo scorso luglio: è stato raggiunto un accordo con il birrificio tedesco Vormann (Düsseldorf) per produrre sui suoi impianti le birre luppolate. Il nuovo marchio è stato chiamato Against the Grain Europe, come racconta il birraio americano Jerry Gnagy: “ho provato in Europa alcune delle nostre IPA e, nonostante ci impegniamo a spedirle e distribuirle fresche, non sono fresche come noi vorremmo che fossero. AtG Europe è quindi nata per concentrarsi sulla produzione di birre luppolate e far sì che arrivino ai consumatori più fresche e più economiche. Due buone cose. C’era perplessità da parte dei nostri importatori Europei, paura che i clienti confrontino le birre prodotte in Germania con quelle negli Stati Uniti: per questo abbiamo creato un brand separato che non vuole clonare le nostre birre americane ma solamente ispirarsi a loro”.
A novembre 2013 Against The Grain rilascia una versione potenziata della propria Milk Stout chiamata 35K. Il numero viene raddoppiato a 70, e questa nuova Imperial Milk Stout viene invecchiata in botti di bourbon. Angel’s Envy, prodotto dalla Louisville Distilling Company (dal 2015 di proprietà della Bacardi Limited) è una creazione del mastro distillatore Lincoln Henderson, artefice di altri nomi famosi come Woodford Reserve Bourbon, Gentleman Jack e Single Barrel Whiskey di Jack Daniel’s. Il bourbon Angel’s Envy (72% mais, 18% segale e 10% malto d’orzo) invecchia da sei a quattro anni in botti di rovere americano e successivamente per sei mesi in una dozzina di cask (227 litri ciascuno) che hanno ospitato Porto, importati dal Portogallo. Alla fine di questo secondo passaggio in botte avviene il blend finale che viene poi imbottigliato.
La 70K di Against The Grain è uno splendore nel bicchiere: vestita di nero, mostra un generoso e compatto cappello di schiuma, cremoso e molto persistente. L'aroma è un elegante bouquet dolce nel quale le note di bourbon accompagnano orzo tostato e caramello, fruit cake, vaniglia, qualche accenno di caffè. Eleganza e delicatezza rimpiazzano cafoneria ed esuberanza. Un ottimo biglietto da visita che trova riscontro al palato: la bevuta è dolce e ricca di caramello e vaniglia/panna, cioccolato al latte, fruit cake, liquirizia, uvetta e prugna. Il bourbon fa una breve comparsa a centro bevuta per poi lasciare posto al moderato amaro del caffè e delle tostature: il suo ritorno, in grande stile, è nel finale: caldo ma morbidissimo, un dolce abbraccio che riscalda ogni sorso facendosi ascoltare senza mai dover alzare la voce.
E' una Imperal (Milk) Stout ed è quindi parecchio dolce: personalmente trovo che una maggior presenza di caffè o tostature innalzerebbero ulteriormente il livello già piuttosto elevato di questa birra. Impressionante il contributo del bourbon passato in botti di porto, che in alcuni passaggi regala delle fugaci sensazioni fruttate (agrumi?) inaspettate. L'alcool (13%) è gestito in maniera perfetta, la sensazione tattile è morbida ma non particolarmente viscosa: in una birra così importante un pelo di corpo in più non avrebbe affatto stonato, anzi. Non è una birra economica (negli Stati Uniti siamo tra i 25-30$ + tasse) ma sono quei sacrifici che si fanno ogni tanto e che - in questo caso - non lasciano con l'amaro in bocca, in tutti sensi.
Formato: 75 cl., alc. 13%, IBU 48, anno di produzione 2016.
Nessun commento:
Posta un commento