Il Natale 2017 del blog non poteva concludersi che con la birra natalizia per eccellenza, ovvero la Stille Nacht del birrificio belga De Dolle. Non è la prima volta che l'incontriamo e qui trovate la sua storia che ho tentato di ricostruire; di tanto in tanto ne appare anche una rara versione "Reserva" ovvero invecchiata in botti ex vino Bordeaux.
Ogni volta mi piace sempre ricordare le parole di Lorenzo Dabove, alias Kuaska: "ogni millesimo di questa birra ha un qualcosa di magico ed un percorso diverso, e nonostante tutti gli sforzi dettati dall'esperienza, difficilmente classificabile. Può capitare un'annata che, giovanissima, appaia francamente deludente, facendoci dubitare sul lavoro di De Dolle e che, dopo pochi mesi o qualche anno, si schiude come una bellissima farfalla dalla sua crisalide. E viceversa, Stille Nacht battezzate dagli esperti come capolavori assoluti, che durante la maturazione perdano verve senza confermare le promesse di lunghissima vita e di gemma assoluta".
Purtroppo - devo dirlo - ogni anno mi tocca annotare un preoccupante aumento di prezzo di quella che un tempo era una birra abbastanza "economica" da mettere in cantina. Sicuramente gli aumenti ci sono stati anche alla fonte, ma non al livello di quei 50 centesimi a bottiglia del mercato italiano: nel 2017 siamo ormai arrivati ai sette euro, prezzi che un tempo si pagavano per vintage d'annata! Da un lato è un bene che ci siano sempre più appassionati a richiedere questa birra, dall'altro si rischia lentamente di replicare quanto accaduto con Cantillon.
Evito quindi volutamente l'acquisto dell'edizione 2017 ai prezzi italiani e attingo dalla cantina: del resto la Stille è una birra che, al di là del rito di berla fresca d'annata, va fatta invecchiare. Per quest'anno scelgo il millesimo 2011, quindi una bottiglia con sei anni di vita sulle spalle. A chi interessano i confronti, qui trovate una Stille di quattro anni mentre qui (2014 - 5,50 euro) e qui (2016 - 6,50 euro) due neonate.
La birra.
All'aspetto è di un bell'arancio carico con nuances ambrate, mentre il piccolo cappello di schiuma che si forma è abbastanza rapido nel dissolversi. Il suo aroma è una sorta di porta magica che si spalanca e ti travolge con suggestioni di vino liquoroso, passito, albicocca disidratata, arancia candita, datteri, zucchero a velo, marmellata d'arancia, pasticceria varia, soprattutto crostata. Bisogna davvero impegnarsi per scorgere le note negative dell'ossidazione, quel cartone bagnato che è presente in quantità infinitesimale. Le bollicine sono ovviamente poche e la bevuta è morbida e appagante, calda, emozionante: nel bicchiere c'è un vino passito affiancato da una crostata all'albicocca, c'è la marmellata d'arancia, la frutta disidratata, persino il panettone. L'alcool riscalda con con un soffice vigore (l'ossimoro è voluto) ogni sorso, il dolce viene perfettamente bilanciato dall'acidità e da una grande attenuazione. A sei anni di vita la Stille Nacht 2011 è ancora potente e in splendida forma, non mostra grossi segni di cedimento e sembra anzi suggerire di poter continuare la sua evoluzione. Il finale, lunghissimo, è quello di un grande vino liquoroso ma è una bottiglia che, sebbene offra tanto da raccontare, lascia senza parole.
Più che una birra, nel bicchiere ci sono emozioni: quelle che, in un periodo in cui abbiamo a disposizione una quantità di etichette spropositata rispetto a una decina di anni fa, sono purtroppo sempre più rare. Stille Nacht 2011 commuovente, senza dubbio alcuno è la miglior bevuta di questo 2017 che volge al termine.
Formato: 33 cl., alc. 12%, lotto 2011, scad. non riportata.
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