Nuestra Señora de la Santa Muerte, divinità messicana dall’origine controversa che alcuni fanno risalire al periodo precolombiano ma della quale si ha un ricostruzione storica documentata (ma incerta) solo a partire dal diciottesimo secolo. Il suo culto ha iniziato però a diffondersi rapidamente alla fine degli anni ’90 e pare coinvolga oggi quasi dieci milioni di fedeli in Messico e America Latina. Nell’ottobre 2002 l’arcivescovo della Chiesa Cattolica a Città del Messico, David Romo Guillèn, provò a ottenere lo status di associazione religiosa per il culto della Santa Morte e per la sua “Iglesia Católica Tradicional MÉX-USA”, ma la sua richiesta fu respinta e il vescovo lo rimosse dall’incarico: sarebbe un controsenso teologico adorare quella morte che Cristo sconfisse.
La clandestinità del culto contribuì a far crescere attorno alla Santa Muerte la leggenda di "protettrice dei criminali" e i giornali spesso la dipingono legata agli ambienti del narcotraffico. Ma La Niña Blanca (o Flaquita o Hermana Blanca, altri nomi con la quale viene chiamata): “non è solo la “santa dei narcos,” ma piuttosto della povera gente, degli abbandonati e di chiunque si senta precario e insicuro nella difficilissima società messicana: gli stessi narcos come i poliziotti, ma anche i carcerati, i venditori, le casalinghe, le donne delle pulizie, i disoccupati. L’idea di base è che la morte equivale alla giustizia assoluta perché non fa distinzioni sociali.”
Nata come statua, oggi la Santa Muerta trova la sua rappresentazione iconografica più diffusa nella forma del tatuaggio, simbolo perenne di devozione sulla pelle. Per la maggior parte sono giovani con meno di 30 anni e provenienti dalle zone più povere del paese: portano con sé doni di ogni tipo: candele, cibo, bottiglie di tequila, sigarette e anche marijuana, che lasciano ai piedi della statua per chiederle favori e benedizioni.
La Santa Muerte è rappresentata come uno scheletro vestito di una tunica, i cui colori si riferiscono ai diversi poteri che le vengono attributi: il “nero per la protezione dai pericoli, verde appoggio nei problemi legali, il giallo aiuto con le questioni di denaro, il rosso intercessione nelle questioni d’amore; e c’è anche una versione policroma, con sette colori, quindi “tuttofare”, con sette poteri. Spessissimo tiene in mano una falce e regge il globo terracqueo, ma è rappresentata anche con una bilancia, accompagnata da un gufo, alata, con una clessidra, con arco e frecce; si conoscono pure versioni in motocicletta, nella posa della Pietà di Michelangelo, e persino incinta!”
La birra.
Dal Messico spostiamoci alla Danimarca dove quelli del birrificio danese Amager assicurano di aver assistito a celebrazioni della Santa Morte, nei giorni successivi ad Halloween, anche nella isolata area naturalistica di Kalvebod Fælled che si trova a pochi chilometri di distanza. Qualcuno dice di aver trovato su quel terreno ossa di animali e umane. Se non ci credete, andate voi stessi a verificare: e se vi manca il coraggio per farlo, bevete questa bottiglia di Imperial Stout che vi aiuterà e vi proteggerà.
La ricetta recita malti Pilsner, Crystal 150, Caraaroma, Chocolate, Black e orzo tostato; luppoli Herkules, Columbus e Simcoe; zucchero Demerara e miele: la Santa Muerte apparve per la prima volta a dicembre 2015 solo in fusto e l’anno successivo venne poi proposta in bottiglia.
Nel bicchiere è assolutamente nera e forma un cremoso e compatto cappello di schiuma beige dall’ottima persistenza. L’aroma offre un dolce benvenuto di miele e zucchero candito, orzo tostato, toffee e qualche nota fruttata che richiama soprattutto i cosiddetti “dark fruits” (prugna, mora, mirtillo..); non c’è molta complessità ma il bouquet è pulito e intenso. Stessa cosa si può dire del gusto, un po’ poco preciso nel quale i singoli elementi sono sono ben definiti ma che nel complesso risulta assolutamente gradevole. Il dolce quasi sciropposo miele e toffee fa da collante tra liquirizia e caffè, uvetta, frutti di bosco, qualche suggestione di creme brulée; la bevuta è poi bilanciata da un finale nel quale emerge soprattutto l’amaro del torrefatto. L'ottima sensazione palatale è oleosa e quasi vellutata, corpo tra medio e pieno: nel bicchiere non c'è il classico "catrame" scandinavo, per intenderci. L’alcool (10%) riscalda con criterio, diffondendo il suo tepore ad ogni sorso senza mai essere d’intralcio: è sicuramente l’imperial stout più dolce tra quelle proposte da Amager, che solitamente non lesina tostature e luppoli. Si chiude con una lunga scia etilica di caffè zuccherato e frutta sotto spirito capace di tenervi compagnia per molti minuti.
Formato: 50 cl., alc.10%, lotto 1434, scad. 01/10/2018, prezzo indicativo 9,00 euro (beershop).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento