Nel dicembre del 1998 Michael Jackson lamentava la morte di Santa Claus ovvero Samichlaus in Schwyzerdütsch, il tedesco parlato in Svizzera. La birra Samichlaus, che si era guadagna una citazione nel Guinness dei Primati in quanto bassa fermentazione più alcolica al mondo (14%) e che veniva prodotta il 6 dicembre di ogni anno per essere poi messa in vendita dopo dodici mesi, non sarebbe più stata commercializzata. Il birrificio svizzero Hürlimann che la produceva era stato acquistato dal rivale Feldschlösschen che considerava la Samichlaus troppo laboriosa da realizzare e troppo poco redditizia.
Ci vollero due anni e la mobilitazione di appassionati ed esperti (Michael Jackson a Robert Protz su tutti) per vederla riapparire: gli austriaci della Brauerei Schloss Eggenberg avevano trovato nel 1999 l’accordo per l’acquisizione della ricetta e del marchio e l’avevano prodotta in sordina per poi metterla in commercio, dopo la solita maturazione di 12 mesi, il 20 ottobre 2000, lo stesso anno in cui la Feldschlösschen venne acquistata dalla Carlsberg. La Samichlaus andava così ad affiancare un’altra birra “potente” già prodotta da Schloss Eggenberg, la Urbock 23 (9.6%).
La cotta di questa birra avveniva tradizionalmente la sera del 6 dicembre, vigilia del giorno in cui in Svizzera viene celebrato San Nicola; dopo le tre settimane di fermentazione la Samichlaus era trasferita a maturare per dieci mesi nei tini d’acciaio che si trovavano nelle cantine del birrificio Hürlimann; secondo Jackson la birra veniva di tanto in tanto trasferita da un tino all’altro per far ripartire la fermentazione secondaria. Il primo lotto fu prodotto nel 1980 utilizzando malti Pilsner, Monaco e Roasted, luppoli svizzeri e tedeschi (Perle, Magnum e Spalter Select); a quanto pare oggi il luppolo svizzero è stato sostituito da una varietà proveniente dalla Austria settentrionale (www.hopfenbau.at).
Sin dall’inizio alla Hürlimann si trovarono in difficoltà nel rendere una birra così alcolica di quel colore chiaro desiderato; per molti anni ne realizzarono due versioni, chiara e scura, per poi abbandonare definitivamente la prima. Un’idea che invece è stata ripresa dagli austriaci della Eggenberg, birrificio dal 1803 nelle mani della famiglia Forstinger / Stöhr: oggi la Samichlaus oltre che nella versione “classic” è disponibile come “Helles” e “Schwarzes”, anche’esse – dicono – prodotte il 6 dicembre e maturate poi per dieci mesi. Classic e Helles vengono anche commercializzate in versione barrique, ex-Chardonnay austriaco.
Come detto la Samichlaus arriva sugli scaffali dopo aver già compiuto quasi un anno, ma è una birra che non teme lo scorrere del tempo e che potete tranquillamente dimenticarvi in cantina anche ben oltre la data di scadenza impressa sull’etichetta. La dimostrazione lo è questa bottiglia del 2009 che andiamo a stappare: ricordo che il millesimo riportato in etichetta si riferisce all’anno in cui la birra viene imbottigliata, quindi la birra in questione è stata prodotta a dicembre 2008.
Il suo colore è uno splendido ambrato, piuttosto carico e limpido, arricchito da venature color rubino e rame: la schiuma è di dimensioni piuttosto modeste e rapida a dissiparsi. All'età di otto anni l’aroma non è di certo il suo punto di forzà: intensità piuttosto dimessa con alcool e un’evidente ossidazione (cartone bagnato) a dominare una dolcezza di fondo che si esprime soprattutto nel caramello. Fortunatamente al palato è tutta un’altra musica, a partire da un mouthfeel ancora pieno e morbido che non mostra grossi cedimenti. La Samichlaus è una birra per certi versi estrema ma non squilibrata, nella sua grande dolcezza: il gusto è ancora incredibilmente ricco di frutta sotto spirito, ciliegia e prugna, fichi e uvetta, la bevuta è sciropposa ma non stucchevole, con l’alcool che riesce in qualche modo a contrastare la dolcezza ad ogni sorso. Prendetevela comoda, sedetevi in poltrona riscaldando il bicchiere con le mani e abbinateci del cioccolato fondente; emergeranno suggestioni di vini fortificati come porto, sherry o madeira, a voi lasciarvi guidare dal potere evocativo. Una birra calda e – a otto anni dalla mesa in bottiglia - ancora potente, da bere in quelle piccole dosi che riescono comunque a dare soddisfazioni, a patto che il dolce non vi faccia paura e che non la vogliate bere tutti i giorni.
Formato 33 cl., alc. 14%, lotto 008908, scad. 03/2015, pagata 1,99 (supermercato, Austria).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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