L’unica birra italiana del Natale 2017 sul blog è la Kerst di Extraomnes, una birra che in verità mancava da un po’ di anni: l’avevamo incontrata per la prima volta all’inizio del 2012 con una bottiglia prodotta alla fine del 2010, ovvero un anno di vita. Quest’anno andiamo un po’ più a ritroso stappando una bottiglia del 2014, che di anni in cantina ne ha ovviamente passati tre.
“A Natale siamo tutti più buoni”, dicono a Marnate, dove ha sede Extraomnes “e anche la nostra Kerst vorrebbe esserlo, ma non riesce a togliersi di dosso l’istinto naturale a far del male. Attenzione, dunque”. Le prime avvisaglie di una birra “pericolosa” sono rappresentate da quell’iscrizione in fiammingo che compare sul guinzaglio del cirneco dell'Etna: “ik haat BC”, ovvero “odio BC”. Una dedica che Luigi “Schigi” D’Amelio fece a Bruno Carilli del Birrificio Toccalmatto, in un periodo in cui i due non andavano evidentemente molto d’accordo, soprattutto a causa di qualche battibecco su internet. La pace tra i due birrai fu poi sugellata dalla birra collaborativa Tainted Love che realizzarono qualche mese dopo.
E’ difficile pensare alla Kerst di Extraomnes senza evocare il fantasma della birra di Natale per eccellenza, ovvero la Stille Nacht prodotta da Kris Herteleer del birrificio De Dolle, una delle muse ispiratrici di Luigi D’Amelio: anche se la gradazione alcolica è differente (10,1% per l’italiana e 12% per la belga) nel bicchiere ci sono molti elementi in comune ed tutte e due possono essere considerate “birre da invecchiamento”.
Entrambe vengono poi “glorificate” dalle rispettive edizioni barricate o “Reserva”: abbastanza agevole l’acquisto della Kerst, più complicato quello della Stille Nacht che è ufficialmente ancora ferma al millesimo 2010. Per assaggiare altre annate, da bottiglie misteriose o direttamente dalla botte, recatevi in pellegrinaggio ad Esen e implorate la clemenza del “dio” Kris Herteleer.
La birra.
Imbottigliata a marzo del 2014, questa Kerst di Extraomnes colora il bicchiere di un arancio piuttosto acceso e forma un mediocre cappello di schiuma color ocra, non molto compatta e dalla modesta persistenza; c’è anche una discreta flocculazione. L’aroma è poco intenso e rimane abbastanza guardingo; ci vuole un po’ per sentire emergere profumi di frutta martorana, zucchero a velo, canditi e biscotto, il tutto inebriato da una buona componente etilica. Al palato non ci sono molte bollicine e la bevuta procede in linea retta riproponendo biscotto e frutta candita, con il dolce ben contrastato da una bella acidità. Il tempo passato in cantina le sembra però aver fatto più male che bene. Non ci sono ovviamente più le esuberanze della gioventù ma manca il fascino della vecchiaia: il finale, perfettamente attenuato come da copione, è purtroppo accompagnato da una marcata ossidazione che rovina un po’ la festa portando nel bicchiere molto cartone bagnato. L’alcool riscalda ogni sorso senza mai andare troppe le righe, riscaldando con garbo ad ogni sorso. La bevuta è un po’ monocorde e ha il fiato corto, pur risultando ugualmente godibile; una birra in netta parabola discendente che conserva ancora il cuore ma ha già perso la bellezza. L'appuntamento è al prossimo Natale con qualche altra annata.
Formato 33 cl., alc. 10,1%, lotto 077 14, scad. 31/03/2016, 4.50 euro (prezzo 2014, beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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