Ne ha fatta di strada, il birrificio danese Amager, da quell’Aprile 2007 in cui Morten Valentin Lundsbak e Jacob Storm ne hanno aperto le porte di a sud di Copenhagen, nei pressi dell’aeroporto, sull’omonima isola; dei due amici ex-homebrewer è oggi Jacob ad occuparsi della produzione, mentre Morten segue soprattutto gli aspetti commerciali e amministrativi.
Volumi costantemente in crescita e domanda che – nonostante siano già stati fatti ampliamenti – eccede la capacità produttiva, con una significativa porzione di domanda da parte dei mercati europei e, grazie all’importatore Shelton Brothers, anche degli Stati Uniti; e proprio i birrifici americani sono stati protagonisti delle numerose birre collaborative che hanno visto la luce nell'ultimo anno, come questa o questa.
Tra le birre che hanno indubbiamente contribuito a consolidare la reputazione di Amager, in patria e all’estero, vi è indubbiamente la Imperial Stout “Hr. Frederiksen”, così chiamata in onore del Signor Peter Frederiksen, un amico di Lundsbak e Storm senza il cui aiuto, dichiarano i fondatori di Amager, “il birrificio non sarebbe dov’è oggi”. Si veste completamente di nero, questo signor Frederiksen, ma indossa un bel cappello di schiuma beige, compatta e molto cremosa, dall’ottima persistenza; si presenta davvero bene regalando poi al naso eleganti profumi di cacao in polvere, grani di caffè, orzo tostato.
In secondo piano le note dolci di vaniglia, liquirizia e quelle di pelle/cuoio; la generosa luppolatura americana (Centennial) dopo un anno di cantina fa ancora emergere qualche nota resinosa. In questo caso l’apparenza non inganna e il palato è appagato quanto gli occhi sin dal primo sorso: il mouthfeel è cremoso e morbido senza sconfinare in quella consistenza “catramosa” o “masticabile” che sovente caratterizza le Imperial Stout scandinave. Qui il corpo è al confine tra il medio e il pieno, con poche bollicine che permettono d’apprezzare il caffè, le tostature e la liquirizia, con l’alcool (10.5%) che si annuncia sin da subito, sebbene in modo tutto sommato “delicato” e mai invasivo. E’ un’imperial stout pulita e piuttosto amara grazie al contributo delle tostature e delle note resinose del luppolo, fondamentali anche nel ripulire un po’ il palato a fine bevuta; al caramello, leggermente bruciato, il compito di fornire quel minimo di dolcezza indispensabile, relegata in sottofondo. Il signor Frederiksen è uno scandinavo dai modi duri e decisi, che nasconde sotto sotto un cuore (mouthfeel) morbido ed affabile: predilige solidità e sostanza senza ricercare orpelli o raffinatezze di forma; un mezzo litro di birra semplice e intensa che fa serata, da sorseggiare senza fretta riscaldandosi sorso dopo sorso in compagnia del lungo retrogusto etilico, tostature e caffè. Molto bene.
Fatta (bene) la birra eccone poi nascere le inevitabili varianti barricate: il signor Frederiksen è finito di volta in volta in botti ex Colorado Whiskey, ex-vino rosso danese, porto, vino rosso svedese e Buffalo Trace Kentucky, tanto per citarne alcune. L’occasione era quella giusta per un assaggio “fianco a fianco” della Frederiksen “base” con una di queste varianti, ma purtroppo le cose non sono andate come previsto.
Per la Niepoort Edition l’imperial stout di Amager riposa per 12 mesi in botti che hanno in precedenza ospitato il Porto prodotto dall’omonima azienda portoghese, fondata nel 1813 da Franciscus Marius van der Niepoort, olandese poi trasferitosi in Portogallo per iniziare come semplice commerciante e venditore di Porto.
Il suo colore tende sempre al nero ma presenta qualche sfumatura marrone scuro, mentre i mesi passati in botte non aiutano certo la formazione della schiuma che risulta in effetti piuttosto modesta, grossolana e dalla modesta persistenza.
L’aroma è dominato dall’alcool, molto invadente, che relega i sentori di cacao in polvere e liquirizia molto, troppo in sottofondo; c’è qualche sentore di carne, non proprio gradevole ed una suggestione di porto che si manifesta soprattutto in un leggerissimo residuo zuccherino. Le speranze di miglioramento al palato vengono subito disattese: la birra è un po’ slegata, non c’è la cremosità della versione “base” ma soprattutto c’è di nuovo l’alcool troppo in evidenza: il gusto è poco pulito, risultante in un “amalgama “ alcolico privo di qualsiasi eleganza dal quale si può cercare di indovinare la presenza di liquirizia, di caramello, di qualche tostatura. Persino il sorseggiare diventa problematico, lento e molto poco soddisfacente, con il palato sempre solleticato dall'alcool a reclamare una pausa dopo l'altra, in cerca di sollievo, in cerca di qualsiasi altro elemento che possa spezzare per un po' la monotonia etilica. Bottiglia molto poco riuscita, e in questo caso il rammarico è doppio visto che si tratta di una birra il cui costo non è certo economico.
Nei dettagli:Hr. Frederiksen, formato 50 cl., alc. 10.5%, IBU 85, lotto 833, scad. 01/07/2019, pagata 8.50 Euro (beershop, Italia).
Hr. Frederiksen Niepoort Edition, format0 50 cl., alc. 11%, lotto 451, scad. 01/07/2018, pagata 12.50 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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