La birra di oggi è strettamente legata a quella Rodenbach Grand Cru raccontata un
paio di anni fa, prodotta sin dalla fine del diciannovesimo secolo dalla Brouwerij
Rodenbach, fondata nel 1820 da Alexander Rodenbach e guidata, in quel periodo,
dal nipote Eugene.
E’ lui ad
apprendere il mestiere nell’Inghilterra del diciannovesimo secolo dove le birre
maturavano nei barili di legno e veniva poi effettuato il blend tra birra
giovane e “invecchiata”; Eugene dota Rodenbach di una straordinaria “cantina” nella quale
vengono costruiti enormi tini di quercia, chiamati “foeders”. Ancora oggi è
possibile ammirarne 294, alcuni dei quali hanno ormai 150 anni d’età e
costituiscono parte del patrimonio industriale della regione delle Fiandre.
La Rodenbach subisce la fermentazione primaria in tank d'acciaio con il lievito proprietario e viene poi trasferita all'interno degli enormi foeders, dove la birra si trova a contatto con la microbiologia e la flora batterica presente nel legno, restandoci per circa due anni e ricavandone, oltre alle caratteristiche acide, anche le splendide sfumature rosso Borgogna del suo colore. Ogni tino di legno ha ovviamente una propria microbiologia diversa dagli altri e quindi impartisce caratteristiche leggermente diverse alla birra che contiene.
Il blend tra birra fresca e birra invecchiata nei tini di legno dà origine alla Rodenbach "base" che contiene il 75% di birra fresca ed il 25% di birra proveniente dai foeders; la Grand Cru è invece formata dal 34% di birra giovane e dal 66% di blend di birra invecchiata proveniente dai diversi tini. Il blend è ovviamente svolto al fine di ottenere una birra il più possibile costante e "uguale" nel corso degli anni. Una variante, introdotta da Rodenbach a partire dal 2009, è costituita dalla "Vintage": si tratta di una birra non "blendata", proveniente da un unico foeder, diverso ogni volta. Per la Rodenbach Vintage 2012, che è stata poi imbottigliata a fine 2014, è stato selezionato il tino numero 170.
Il suo colore è un bell'ambrato carico con intensi riflessi rossastri e qualche venatura ramata; la schiuma ocra è cremosissima e compatta, con una buona discreta persistenza. L'aroma mette fianco a fianco le note aspre di aceto di mela, visciole e mela verde con quelle dolci di ciliegie, amarene cotte, caramello e vaniglia; i secondo piano i sentori legnosi e le suggestioni vinose e di aceto balsamico. Un percorso molto pulito ed elegante che continua anche al palato, tra l'asprezza dell'amarena, del ribes rosso e della mela acerba, dell'aceto di mela e il dolce della ciliegia sciroppata, del caramello e della vaniglia. Il tutto è impreziosito da accenni legnosi e di pelle cuoio, per arrivare al finale molto secco e lievemente tannico. Birra molto ben bilanciata, che inizia dolce per poi virare con eleganza e morbidezza in territorio aspro risultando molto dissetante, senza che la componente acetica arrivi a disturbare. Lasciatela scaldare se volete addentrarvi in territorio vinoso, ma è quando è da fresca che questa Vintage regala il meglio di sé, rispettando fedelmente l'appellativo che Michael Jackson aveva affibbiato alla sorella "Grand Cru", ovvero "la birra più rinfrescante del mondo".
Formato: 37.5 cl., alc. 7%, vintage 2012, pagata 4.30 Euro (drink store, Belgio).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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