Hobbybrouwerij Het Nest, ovvero “la culla”, beerfirm nata quasi per scherzo e diventata ora una cosa seria. La fondano un gruppo di amici residenti a Turnhout e dintorni, compagni sin dalle scuole superiori, inizialmente come un “circolo di degustazione” che li tenesse occupati nelle serate in cui mogli e fidanzate si riunivano nel loro “circolo di cucina”; in breve le donne imparavano a cucinare, gli uomini a bere. Gli incontri quindicinali fanno nascere in cinque di loro la voglia di seguire un corso per fare la birra e, soprattutto, la convinzione di poterla fare meglio della maggior parte di quelle che assaggiavano. E’ Bart Cuypers, oggi “presidente” di Het Nest, a recuperare un po’ di attrezzatura per homebrewing di seconda mano e gli esperimenti con le pentole hanno inizio nel 2006; dopo qualche anno di pratica e d ifeedback positivo da parte di amici decidono di iscrivere la propria Tripel ad un concorso olandese, ottenendo il terzo posto tra le 92 partecipanti. E’ il trampolino di lancio per la nascita “ufficiale” della beerfirm, che produce i suoi primi 500 litri di Schuppenboer Tripel presso il birrificio Boelens: in seguito si appoggeranno agli impianti della Brouwerij Pirlot per le birre che vengono poi affinate in legno e alla Brouwerij Anders per tutte le altre.
Alla Tripel, oggi chiamata Jack of Spades, si aggiungono le blonde ale Queen of Diamonds (luppolata con Cascade) e King of Hearts (luppoli europei), le saison Turnhoutse Patriot e KoekeDam e la strong ale KlevereTien, prima tra le loro birre a finire in botte, seguita poi a breve distanza dalla Imperial Stout Dead Man's Hand. Nel 2012 un centinaio di cartoni vengono importate per la prima volta da Shelton Brothers negli Stati Uniti, e nello stesso anno Het Nest inizia a pianificare il suo futuro birrificio proprio, sul quale sono state effettuate le prime cotte alla fine dello scorso agosto. L’inaugurazione ufficiale – con apertura al pubblico – si è svolta lo scorso weekend del 24/25 Ottobre. Het Nest produce circa 700 ettolitri di birra, dei quali 600 in Belgio ed i restanti esportati verso USA, Olanda, Svezia, Danimarca, Spagna, Italia, Taiwan e Japan.
Caratteristica di tutte o quasi le birre Het Nest è il legame con il mondo delle carte di gioco; la città belga di Turnhout è infatti centro mondiale di produzione di carte (grazie alla presenza dell’azienda Cartamundi): ecco ad esempio la SchuppenAas, ovvero l’Asso di Picche.
Leggo in internet che si tratterebbe di un omaggio all’Orval; in verità sul sito di Het Nest non c’è nessun riferimento a questo, e quindi potrebbe essere che il legame con la birra trappista sia solo un'operazione di marketing dei distributori o degli importatori. Di certo vi è che la SchuppenAas viene rifermentata in bottiglia con aggiunta di Brettanomiceti e riceve una luppolatura di Tomahawk e Simcoe.
I lieviti “selvaggi” le donano una certa irruenza che si manifesta sin dal momento in cui la si versa nel bicchiere: bisogna avere un po’ di cautela per domare la schiuma color ocra, cremosa, compatta e molto persistente: il corpo è invece di colore ambrato chiaro e leggermente velato. L’aroma è pulitissimo e apre con quei profumi di fiori bianchi che effettivamente mi ricordano l’Orval “giovane”; in secondo piano gli agrumi (polpa e scorza d’arancia, limone), il biscotto, qualche suggestione di fragola e forse lampone, di zucchero vanigliato. Il naso è molto elegante e pulitissimo, permettendo di cogliere anche la leggerissima presenza di acido lattico. Le vivaci bollicine segnano l'inizio di una bevuta piuttosto facile, ruspante e scattante, watery quanto basta: si parte tuttavia un po' troppo sul dolce, con le note di biscotto, di pane "zuccherato", canditi, mango e papaya molto in evidenza, ma fortunatamente l'asticella viene posta abbastanza rapidamente in equilibrio da una leggera acidità lattica e soprattutto dalla chiusura amaricante finale caratterizzata da tonalità terrose e vegetali, che ricorda in qualche modo l'Orval un po' più adulta pur non replicandone la stessa eleganza.
Interessante questa SchuppenAas, anche se a mio parere ancora un po' incompleta; personalmente ho trovato troppo contrasto/antagonismo tra l'elevata dolcezza dell'inizio, frutta tropicale inclusa, che va un po' a scontrarsi con l'intensità dell'amaro terroso: i due elementi in alcuni passaggi sembrano quasi respingersi, anziché amalgamarsi. Splendidamente nascosto l'alcool (6.5%), è una birra un po' rustica e molto rinfrescante dall'evidente carattere belga che potrebbe tranquillamente rientrare in quella categoria di Farmhouse Ales che vanno molto di moda oggi. Il potenziale è molto buono ma ancora in parte inespresso, ora che Het Nest ha un impianto di proprietà sarà interessante vedere in quale direzione le birre potranno crescere.
Formato: 33 cl., alc. 6.5%, IBU 44, scad. 04/11/2016, pagata 1.70 Euro (drink store, Belgio).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Gran bel lavoro (e mi riferisco a tutto il blog) :)
RispondiEliminagrazie!
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