Le “scure” alla Founders Brewing Co. (Grand Rapids, Michigan) le sanno fare, non c’è che dire: Porter, Breakfast Stout, KBS (e anche CBS) sono tutte grandi birre che si sono guadagnate un’eccellente reputazione, e non solo sui siti di beer-rating. E, per quel che mi riguarda, poco importa che lo scorso anno Founders abbia ceduto il 30% delle proprie azioni al birrificio spagnolo Mahou San Miguel, del quale non posso parlare con altrettanto entusiasmo: finché Founders continuerà a mantenere i suoi elevati standard qualitativi, non mi scandalizzo di certo per l’accordo con un “nemico” industriale (benché ancora di proprietà della famiglia Mahou) che ha consentito di racimolare le risorse finanziarie necessarie per completare il previsto piano di espansione da 40 milioni di dollari e rendere così maggiormente reperibili le proprie birre, anche al di fuori degli Stati Uniti.
Assaggiate le tre “scure” citate in precedenza, all’appello mancava l’ Imperial Stout, birra la cui “fama” è probabilmente un po’ oscurata dall’hype che circonda le altre due “sorelle” (Breakfast e KBS) prodotte aggiunta di caffè. Per questa vengono invece utilizzate “solamente“ dieci varietà diverse di malto, che il birrificio ha però scelto di non rivelare; in etichetta regna sovrana l’aquila bicipite, simbolo araldico usato per la prima volta dall’imperatore romano Costantino I e, in seguito, anche dai Romanov... visto che parliamo di una “Russian Imperial Stout”. Fu il matrimonio tra il primo imperatore russo Ivan III e Zoe, nipote di Costantino XI, ultimo imperatore di Bisanzio, a consentire al primo di appropriarsi dei simboli bizantini. L’aquila bicipite, oltre a rappresentare il potete spirituale e temporale riuniti nelle disponibilità di una unica persona, simboleggiava anche le due parti del continente (Europa ed Asia) sulle quali si sviluppava la Russia; lo scudo sul petto dell’aquila raffigurante il cavaliere che uccide il grado è l’antico stemma di Mosca di cui Ivan III era Granduca.
La Imperial Stout venne inizialmente prodotta da Founders solo occasionalmente ed in modeste quantità, in quanto la capacità del birrificio era tutta impegnata a soddisfare l’enorme richiesta di Centennal IPA e Dirty Bastard. E’ soltanto a Novembre del 2007, quando viene inaugurata la nuova e più capiente sede produttiva che questa ed altre birre, come ad esempio la Porter, riescono a trovare maggior spazio, soprattutto per soddisfare le richieste provenienti dal New England e da alcuni stati della costa ad Est. L’Imperial Stout di Founders diviene così un appuntamento fisso stagionale di ogni anno, solitamente disponibile nel periodo tra gennaio e marzo.
Nel bicchiere è assolutamente nera ed impenetrabile alla luce, formando un compattissimo cappello di schiuma cremosa e color beige scuro, molto persistente. L’aspetto è “goloso” e il naso non si tira indietro, con un’intensità che si sprigiona non appena la bottiglia viene stappata: i profumi sono quelli del fruit cake, del cioccolato amaro, del rum e del caffè, con in sottofondo delle lievi sfumature di cenere e di carne. Al palato il suo percorso inizia con una specie di carezza, ovvero la sensazione tattile: birra molto morbida, cremosa poche bollicine, corpo tra il medio e il pieno, buona scorrevolezza. Quella che inizialmente sembra una birra "mansueta" non impiega troppo tempo per tirare fuori muscoli ed artigli; Imperial Stout, molto, davvero molto intensa nelle tostature, nelle note di caffè amaro e di liquirizia, con solamente una leggera presenza di caramello bruciato a sostenerle. E le cose si fanno ancora più serie man mano che si arriva a fine corsa, dove all'intenso (ma elegante) amaro delle tostature si aggiungono le note resinose dei luppoli, a pulire un po' il palato e preparare il terreno al lungo ed intenso retrogusto che si snoda tra note etiliche, tostate, di caffè e cioccolato amaro. Una birra relativamente semplice, pulitissima e straordinariamente "solida", potente: zero fronzoli, zero merletti, gli elementi in gioco sono pochi ma giocano davvero bene. L'alcool si sente ma non disturba affatto quello che risulta essere un tranquillo sorseggiare in un dopocena da poltrona; dicono che invecchi anche piuttosto bene, e allora perché non affidare una bottiglia al tempo della cantina?
Formato: 35.5 cl., alc. 10.5%, IBU 90, scad. 05/10/2015, pagata 5.00 Euro (beershop, Italia).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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