Il già ampio catalogo del birrificio belga De Struise, guidato da Carlo Grootaert e Urbain Coutteau, viene arricchito nella primavera del 2015 da un'ulteriore novità. La birra viene realizzata in collaborazione con il Monk's Cafè di Stoccolma, un brewpub con una serie di bar e locali disseminati nella capitale svedese e da tempo "partner" commerciale degli Struise. Per il Monk's il birrificio aveva già prodotto la Svea IPA, e assieme al Monks gli Struise inaugurarono nel settembre 2013 il loro bar a Stoccolma, all'interno del Monks Whisky Paradise in Munkbron 15.
La Scandinavia e la Svezia in particolare sono uno dei mercati che "gli Struzzi" hanno particolarmente a cuore e dove le loro (spesso molto alcoliche) produzioni vengono apprezzate. Non è quindi una sorpresa che dalla collaborazione con il proprio partner svedese nasca un'assurda "Imperial Saison" con un ABV dell'11% e chiamata con un bel po' di ironia Aestatis, ovvero "estate". Vero che le Saison erano le birre che i contadini ed i braccianti bevevano in quella stagione dell'anno per dissetarsi e rinfrescarsi durante le dure giornate di lavoro: ma si trattava per ovvi motivi di birre dal basso contenuto alcolico che dovevano sostituire l'acqua, spesso ritenuta poco salubre.
Bottiglia di Aestatis ("Vintage 2015" in etichetta) che si presenta nel bicchiere di colore ambrato velato, con qualche riflesso arancio; la schiuma è abbastanza fine e cremosa, compatta, ed ha una buona persistenza. L'aroma è quasi sfacciato e butta nella mischia un carico importante di dolce frutta tropicale (papaia, mango), pesca, arancia e fragola; l'impressione non è esattamente quella di frutta fresca ma piuttosto di sciroppo, di marmellata, di canditi. La schiuma regala sentori floreali, i malti quelli di biscotto mentre l'alcool porta il suo benvenuto anche al naso; in questo caso l'opulenza non viaggia a pari passo con l'eleganza.
E' sufficiente il primo sorso a mettere le cose in chiaro: al dispetto del nome "estivo", questa è una birra che riscalda e che va sorseggiata con calma. Il corpo è medio, mentre la sua consistenza oleosa e leggermente viscosa al palato non si sposa bene con la vivace carbonazione. Il gusto è piuttosto dolce e zuccherino, ricco della stessa frutta dell'aroma nella forma dei canditi, della marmellata e dello sciroppo, con note biscottate e, lievissime, di caramello; a contrastarlo ci sono una leggera acidità, un discreto calore etilico e una chiusura amara (erbacea, terrosa) che si limita al ruolo di sparring partner senza ambizioni di protagonismo. L'attenuazione è tutto sommato buona, se si considera la gradazione alcolica, e concede al palato quei pochi istanti di riposo necessari per poi assaporare il lungo retrogusto dolce di frutta sotto spirito nel quale l'alcool, benché morbido e non "bruciante" si fa comunque sentire parecchio. Del carattere rustico e "ruspante" di una saison non v'è ovviamente traccia, con l'espressività del lievito che viene completamente oscurata da quel "tanto", da quel "troppo" che costituisce la spina dorsale di questa Aestatis.
Una birra molto intensa ma altrettanto noiosa ed inutile, nel senso che non aggiunge nulla a quanto già fatto dagli Struise: se volete qualcosa di molto alcolico da sorseggiare con calma dopocena per scaldarvi ci sono già Pannepot e Black Albert, nelle loro innumerevoli declinazioni, che svolgono alla perfezione il compito.
Formato: 33 cl., alc. 11%, IBU 59, lotto 130391214, scad. 21/06/2020, pagata 3.20 Euro (drink store, Belgio).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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