Dopo la India Pale Ale assaggiata qualche mese fa, ritorna sul blog il brewpub/birrificio Finalese guidato in quel di Finale Ligure dal birraio Piero Cavalleri. Impianto da cinque ettolitri a vista e birra che viene spillata direttamente dai maturatori all’interno dei locali; se non erro il brewpub è aperto dal giovedì alla domenica, con la possibilità di acquistare anche bottiglie da asporto. Le notizie in internet sul birrificio sono davvero scarse e quindi senza indugiare passiamo ad aprire una bottiglia di una ben più impegnativa, dal punto di vista realizzativo, della IPA bevuta in precedenza.
Si tratta della Old Ale, definita dall’etichetta come una “birra rossa ad alta fermentazione affinata sei mesi in barriques di rovere” che hanno ospitato Barbera Superiore; per chi volesse sapere di più su questo stile (o "non stile," per alcuni) che a molti appassionati "neofiti" risulterà poco noto, consiglio questo bell'articolo in inglese di Martyn Cornell. Per qualche nozione in italiano, soprattutto se vi piace trafficare con le pentole, andate invece qui.
L'aspetto di questa Old Ale è molto gradevole nel bicchiere: ambrato con intense venature rossastre, qualche riflesso rubino, leggermente velato; la schiuma beige chiaro è abbastanza compatta e cremosa, pur non essendo molto persistente. Ammetto che la primissima impressione avvicinando il naso al bicchiere è stata tutt'altro che positiva: il dominio totale dell'acido lattico mi ha fatto temere una birra completamente imbevibile a causa della contaminazione avvenuta in botte. Ma è bastato avere una buona dose di pazienza ed aspettare che la birra s'avvicinasse alla temperatura ambiente (siamo intorno ai 15 gradi) per vedere tornare il sereno. L'aroma, quindi, oltre al lattico offre delle interessanti sfumature di vaniglia, legno, uva acerba e ribes; evidentissimo il carattere vinoso, con un dolce sottofondo di frutti di bosco e zucchero caramellato. Al palato arriva con un corpo medio e una carbonazione contenuta, mentre la sua consistenza acquosa è funzionale a garantire una buona scorrevolezza soprattutto quando la temperatura si alza e l'alcool si fa più presente.
La bevuta risulta fortemente caratterizzata dal passaggio in botti ex-Barbera, al punto che in alcuni tratti la birra sembra quasi scomparire: accanto alle note vinose ci sono quelle legnose, lattiche ed acetiche, queste ultime molto leggere e per nulla fastidiose. L'asprezza si compone di ribes, visciole, uva acerba ed è supportata da una base dolce, tanto leggera quanto indispensabile, di caramello, prugna disidratata, uvetta, biscotto, zucchero caramellato. Il finale ricco di tannini si mantiene in territorio vinoso, con una punta amaricante che richiama, oltre al lattico, anche il nocciolo di pesca; bene il retrogusto, ça va sans dire vinoso, morbido, etilico e piacevolmente caldo, molto appropriato per un dopocena di una fresca serata autunnale. Dopo l'inizio "problematico" ammetto di averla bevuta molto guardingo e forse un po' prevenuto, ma alla fine il risultato mi ha soddisfatto. Fondamentale avere pazienza, attende che si riscaldi e si apra nel bicchiere per lasciare emergere tutte le sue componenti: il risultato è un po' troppo caratterizzato dal vino che è stato ospitato nelle botti, ma rappresenta già un'ottima base di partenza, su cui lavorare per il futuro con fiducia.
Formato: 75 cl., alc. 7.2%, lotto 12/14, scad. 12/2020, pagata 10.00 Euro (enoteca, Italia)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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