Grosse novità in casa Green Flash, il birrificio fondato a San Diego nel 2002 da Mike and Lisa Hinkley, gestori di un pub; privi di conoscere/esperienze nella produzione della birra, i due si sono quasi da subito affidati al birraio Chuck Silva che ha contribuito in maniera determinante al successo di un birrificio arrivato a produrre 82.000 ettolitri. Lo scorso anno Green Flash ha annunciato un ambizioso piano di espansione da 20 milioni di dollari che prevede la costruzione di un secondo birrificio sulla costa ad est, precisamente a Virginia Beach (Virginia): quello che verrà presumibilmente inaugurato entro la fine del 2016 sarà praticamente una copia di quanto già presente a San Diego: 100.000 ettolitri/anno di potenziale, 5000 metri quadrati nei quali troveranno posto la tasting room ed un beer garden.
Ma l'annuncio più sorprendente non è stato piuttosto quello delle inaspettate dimissioni di Chuck Silva, arrivate a settembre 2015 dopo undici anni di servizio. A ruolo di head brewer è stato promosso Erik Jensen, da quattro anni collaboratore di Silva e con esperienze precedenti alla Karl Strauss di San Diego e in alcuni brewpub. Sono probabilmente stati i grandi piani d'espansione che hanno fatto decidere a Silva di abbandonare "l'autostrada Green Flash" per dirigersi su una più piccola strada di campagna; il birraio dovrebbe infatti aprire quest'anno il suo nuovo birrificio (Silva Brewing) a Paso Robles, 500 chilometri più a nord rispetto a San Diego, a pochi isolati da Firestone Walker. Silva, nativo proprio della contea di San Luis Obispo, ha acquistato assieme alla moglie il terreno retrostante al Pour House, un pub con una trentina di spine: "non voglio creare un marchio e avere in testa solo di farlo crescere e crescere. Voglio un progetto che rimanga in una dimensione locale e sostenibile. Voglio fare birre in eleganti bottiglie con il tappo di sughero e magari in futuro coltivare nel terreno le erbe e i frutti da utilizzare nelle ricette". Il progetto, ancora in attesa delle autorizzazioni necessarie, dovrebbe partire con 300.000 dollari d'investimento per un impianto da 12 ettolitri e un potenziale anno di circa 1200 ettolitri: il pub The Pour House diventerà in pratica la taproom del birrificio, pur continuando a servire anche birre di altri produttori.
La birra.
Double Stout, è questa il nome scelto da Chuck Silva per l'imperial stout di Green Flash: un nome che richiama subito le robuste stout prodotte in Inghilterra nel diciannovesimo secolo, alle quali il birraio dichiara di essersi ispirato. La sua versione barricata in botti ex-bourbon prende il nome di Silva Stout.
Il suo aspetto è inappuntabile: nerissima, sormontata da un goloso cappello di schiuma color cappuccino cremosissima, compatta e fine, dall'ottima persistenza. Il naso offre un bouquet piuttosto interessante nel quale dominano i chicchi di caffè accompagnati da profumi di mirtillo, cioccolato amaro, tostature, liquirizia e un tocco di cenere. Pulizia, intensità ed eleganza sono ben presenti, con la componente etilica appena accennata. Al palato viene privilegiata la scorrevolezza: corpo medio, poche bollicine, consistenza oleosa e morbida ma ben lontana da sensazioni cremose, avvolgenti o "lussureggianti". Il gusto segue quasi in fotocopia l'aroma, con un'intensa presenza di caffè e tostature sostenuta da un velo di caramello bruciato; fa capolino ogni tanto una suggestione di cioccolato fondente, ma non c'è molto altro. L'alcool è gestito molto bene e dispensa in sottofondo quel tepore necessario a irrobustire la bevuta senza mai infastidirla: i malti scuri le conferiscono una leggera acidità che contribuiscono a ripulire il palato assieme alla chiusura luppolata finale, terrosa. Pulizia ed eleganza (sopratutto delle tostature) mi sembrano leggermente inferiori rispetto all'aroma, ma è comunque una imperial stout che si lascia bere con molta soddisfazione, nonostante la sua relativa semplicità.
Formato: 35.5 cl., alc. 8.8%, IBU 45, lotto F15253, scad. 03/09/2016.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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