mercoledì 15 maggio 2019

Altavia Contamusse IPA

L’Alta Via dei Monti Liguri è un itinerario escursionistico di circa 440 chilometri aperto nel 1983 che percorre l’entroterra ligure collegando Ceparana (SP)  a Ventimiglia; il percorso si snoda in 43 tappe che attraversano crinali soleggiati e boschi ombrosi. Sassello è un piccolo comune della provincia di Savona il cui territorio si trova al confine tra Liguria  e Piemonte,  all’interno del Parco naturale regionale del Beigua e attraversato dal torrente Erro. E’ qui, a circa 500 metri sul livello del mare, che nell’estate del 2016 è entrato in funzione il birrificio (agricolo) dell’Altavia: a fondarlo  Giorgio Masio (birraio), Marco Lima (commerciale) ed Emanuele Olivieri (agronomo) che hanno recuperato un castagneto e alcune stalle abbandonate installandovi dentro un impianto da 6 ettolitri che ha permesso, alla fine del 2018, di produrre circa 480 ettolitri di birra. 
Nei campi circostanti viene coltivato luppolo e orzo – prerogativa indispensabile per un birrificio agricolo – che viene poi utilizzato nella produzione della birra: il progetto sembra essere iniziato col piede giusto e all’ultima edizione di Birraio dell’Anno Giorgio Masio ha ottenuto il terzo posto nella categoria emergenti. Alle birre dell’esordio, Pils Badani, Golden Ale Matota, American IPA Contamusse e American Pale Ale Maccaja si sono via via affiancate la Biere de Garde Gelinda, la bock Deiva, la Strong Ale al miele (autoprodotto) Monte Rama, una Saison in collaborazione con Canediguerra, la Belgian Strong Ale Fiandrin, la Rustikeller, la Witbier Trezze, la Rauchbier Scau e l’ultima arrivata Garanzia, una kellerbier fatta assieme ai birrifici Elvo e Mukkeller,  due eccellenze del nostro paese quando per quel che riguarda le basse fermentazioni. Logo ed etichette sono stati realizzati dal Premiato Studio Sorelle Bodoni di Finale Ligure.

La birra.
Contamusse è un termine dialettale ligure che indica chi è solito raccontare bugie e inventare storie surreali. Ma di falsità non ce ne sono in questa American IPA prodotta con sei non specificate varietà di luppoli americani. 
L’aspetto è piuttosto invitante: dorata, leggermente velata, schiuma candida, cremosa e compatta, ottima ritenzione.  Naso fresco e intenso, pulito ed elegante: cedro, pompelmo e limone,  passion fruit e maracuja, qualche incursione dank e floreale. Un bel biglietto da visita che anticipa un’interpretazione di American IPA nelle mie corde:  malti poco invadenti (miele, accenni biscottati), un bel profilo di frutta tropicale, soprattutto mango e passion fruit, un breve assaggio di pompelmo prima di un finale amaro, resinoso di buona intensità e durata. L’alcool (6.6%) ben nascosto in una IPA moderna che non sfocia negli estremismi del Juicy/Hazy regalando una bevuta piacevolmente fruttata che “sa di birra”: precisazione purtroppo necessaria in un periodo in cui molte birre tendono ad assomigliare sempre più a succhi di frutta. Per il mio gusto personale le gioverebbe una maggiore secchezza e a livello palatale la sensazione tattile potrebbe essere un po’ più sbarazzina e leggermente meno ingombrante. Questione di dettagli. Nel bicchiere non ci sono bugie ma certezze.
Formato 33 cl., alc. 6.6%, lotto 1903-B, scad. 30/08/2019, prezzo indicativo 4,50 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

2 commenti:

  1. ultimamente vedo pochi post come mai ?

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    1. ho meno tempo a disposizione e dopo 10 anni anche la voglia è calata. tutto ha un inizio e una fine, insomma.

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