Enzo Frauenschuh e Matthias Gruber si conoscono da più di venticinque anni, da quando armati di bicicletta e skateboard scorrazzavano per le strade di Gersthofen, un sobborgo di Augusta. Se si esclude l’homebrewing la birra artigianale entra nelle loro vite quando si trovano in Australia: Matthias per lavoro, Enzo per divertimento. Al ritorno dalla vacanza Frauenschuh va a studiare all’Università di Weihenstephan mentre Gruber fonda una piccola azienda di distribuzione di birra focalizzata sulle importazioni da America e Belgio: Liquid Hops. La sede è inizialmente il garage della casa del padre, poi un locale da cento metri quadri e successivamente un magazzino da cinquecento. Liquid Hops diventa pian piano il maggior distributore di birra artigianale della Baviera e i due ventenni possono abbandonare i loro rispettivi lavori per iniziare a guadagnarsi da vivere con la birra.
Gersthofen trova impiego come birraio presso il birrificio Riegele di Augusta: vi resterà per cinque anni nei quali, sotto la guida del mastro birraio Frank Müller, contribuisce ad espandere la linea “craft” (Riegele BierManufaktur) del più grande produttore di Augusta. Nel 2016 per Enzo è tempo di spiccare il volo: Markus Lohner, proprietario della Braukon (impianti) e di Camba Bavaria sta installando un secondo birrificio che vuole destinare alla produzione per conto terzi (Camba Old Factory - impianto da 20 ettolitri) ed è alla ricerca di un birraio. Per Frauenschuh è un’occasione da non lasciarci sfuggire. Alla Camba può finalmente gestire un impianto in autonomia e, soprattutto, realizzare il sogno che aveva da tempo: produrre le sue birre con un proprio marchio. Sarebbe assurdo non sfruttare la distribuzione Liquid Hops per questo progetto e quindi l’amico Matthias Gruber viene coinvolto: “pensammo a lungo se usare un nome tedesco o inglese. Un giorno un nostro amico al quale stavamo raccontando il nostro progetto ci disse scherzando: “unendo i vostri cognomi Frauenschuh e Gruber si otterrebbe FrauGruber (la signora Gruber)”. Ridemmo a più non posso ma da quel momento ci fu chiaro che ci saremmo chiamati FrauGruber”. Come regalo di addio, la Riegele gli consente di utilizzare il proprio ceppo di lievito. C’è solo un problema: alla Camba Old Factory non si possono fare bottiglie, c’è solo un’inlattinatrice. Contenitore non molto apprezzato dal mercato tedesco in quanto associato a birre di scarsa qualità: “tutti ci dissero che eravamo pazzi, ma non avevamo alternative”.
FrauGruber debutta a febbraio 2017 con una gamma che include APA (Green is Lord), IPA (Yeast is King) e rivisitazioni moderne di Helles (24/7) e Kellerbier (Modern Times). A Frauenschuh e Gruber non mancano i contatti commerciali, conoscono bene le dinamiche del mercato della craft beer e le loro birre arrivano rapidamente nella maggior parte dei paesi europei avidi di lattine e di novità: in due anni di vita sono state commercializzate quasi quaranta diverse birre, la maggior parte delle quali IPA, DIPA, NEIPA o Session IPA.
Pleasure Seekers è una IPA prodotta con abbondanti quantità di Nugget, Cascade, Citra BBC and Simcoe; completano la ricetta malti Pale Ale, Pilsner, avena e frumento maltati. Nel bicchiere si presenta di un colore che oscilla tra il dorato e l’arancio, molto velato me ben lontano dall’assomigliare ad un succo di frutta: la schiuma è un po’ scomposta e abbastanza veloce a dissiparsi. L’aroma è ancora fresco, intenso e pulito: la sua buona definizione permette di cogliere profumi di arancia, mandarino, pompelmo, pesca, mango e ananas. La bevuta è “juicy con giudizio”: s’avverte una leggera presenza maltata (crackers), la frutta tropicale non si spinge più in là del dovuto ed è bilanciata da un finale succo, zesty e resinoso, caratterizzato da un amaro di discreta intensità ma piuttosto lungo. Il mouthfeel (leggermente “chewy” e morbido) ammicca un po’ al New England ma è forse l’unica cosa di questa birra che si potrebbe alla lontana associare a quello stile. La Pleasure Seekers di FrauGruber è una IPA pulita, precisa e profumata, quasi una session beer (5%) da bere a più riprese. L’intensità è buona ma potrebbe essere migliore; s’avverte un po’ di timidezza, caratteristica secondo me tipica del 90% delle IPA prodotte sul suolo tedesco, incluse quelle dei colonizzatori americani di Stone Berlin (R.I.P.). Bevibilità ed equilibrio ne traggono vantaggio, ma per conquistare i beergeeks di tutta Europa, oltre a lattine e belle etichette, ci vorrebbe qualcosina in più; per il resto, birra ben fatta con un buon rapporto qualità prezzo, per i tempi che corrono.
Formato 44 cl., alc. 5%, lotto 119, scad. 14/07/2019, prezzo indicativo 5.00-6.00 euroNOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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