Rieccoci a parlare di MC77, birrificio marchigiano guidato da Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini: nato come beerfirm nel 2012, divenuto birrificio dopo pochi mesi e vincitore alla categoria “emergenti” all’edizione 2015 di Birra dell’Anno. Dopo le difficoltà causate dal terremoto che ha colpito l’Italia centrale nel 2016 la produzione è ripartita nei primi mesi del 2017 nella nuova sede di Caccamo di Serrapetrona (MC). Da allora il percorso di crescita è ripreso senza più fermarsi e ai riconoscimenti per le birre “classiche” sono arrivati anche quelli nelle categorie più alla moda, ovvero quelle luppolate e torbide altresì note come New England IPA (NEIPA). Oggi MC77 è uno dei produttori italiani che secondo me meglio interpreta questo sottostile: con intelligenza e moderazione, senza estremismi, senza esagerare per stupire ad ogni costo. La prima cosa che colpisce delle NEIPA è il loro aspetto esteriore, l’abbigliamento: opalescenti, questi torbide, simili ad un succo di frutta. Ed è forse proprio per questo motivo che MC77 ha scelto nomi che rimandano al vestiario: Il vestito di velluto (Velvet Suit), il cravattino (BowTie) e ora la bombetta. E’ questo il nome scelto per l’ultima Double NEIPA di casa MC77 che se non erro ha debuttato lo scorso aprile.
La bombetta nacque nella secondo metà del diciannovesimo secolo in Inghilterra: fu Edward Coke, soldato e politico inglese, a chiedere alla ditta Lock & Co. Di St. James di realizzare un cappello basso e rigido da utilizzare durante le battute di caccia a cavallo al posto dell’ingombrante cilindro che spesso colpiva i rami più bassi degli alberi. Si narra che Edward Coke calpestò la bombetta un paio di volte per testarne la robustezza, prima di decidersi all’acquisto. Il cappello (Billy Coke, o Billycock) deve quindi il suo nome al signor Coke; qualche anno dopo fu il cappellaio Thomas William Bowler a produrlo su ampia scala ed il cappello prese il nome di “bowler”. All’inizio del ventesimo secolo il cilindro era ancora il cappello elegante per eccellenza ma la bombetta si era diffusa rapidamente dapprima tra la Working Class e successivamente tra i lavoratori del settore finanziario, i cosiddetti City Gents. Impossibile non ricordare Sir Winston Churchill, icona in bombetta del ventesimo secolo. E che dire di Charlie Chaplin, Stanlio e Ollio o alcuni dipinti che René Magritte ha dedicato a questo copricapo? Ricordate il banchiere del film Mary Poppins? I drughi di Arancia Meccanica? E la bombetta tagliente lanciata da Oddjob nel film 007 Goldfinger?
E’ nata ad aprile ma la sua ricetta è sottoposta a leggeri aggiustamenti ad ogni lotto, soprattutto per quel che riguarda la luppolatura: quello più recente dovrebbe ospitare Galaxy, Citra, Mosaic e Simcoe. Il lievito è London Ale 3, la gradazione alcolica ha subito un leggero ritocco da 7.8 a 8%.
Il suo aspetto è opalescente quanto basta e non si ha l’impressione di avere un torbido succo di frutta nel bicchiere. L’aroma è fresco e fruttato ma non sfacciato: mango, papaia ed altre sensazioni tropicaleggianti sono affiancate da profumi di agrumi e, ancora più in sottofondo, di cipolla. La sensazione palatale è un buon compromesso tra le corpose velleità dello stile NEIPA e la necessità di mantenere comunque una buona scorrevolezza. Frutta tropicale, albicocca e pesca dominano anche al palato ma si ha sempre e comunque la sensazione di bere una birra: ci sono davvero pochi spigoli, l’amaro finale resinoso è intenso quanto basta a bilanciare dolce e non reclama nessun ruolo da protagonista. L’alcool è abbastanza ben gestito, anche se ci percepisce da subito che nel bicchiere c’è una birra dalla robusta gradazione alcolica: su questo aspetto si poteva forse fare di meglio. In apertura ho fatto riferimento a interpretazioni “educate” dello stile New England da parte di MC77, e anche questa Billycock non fa eccezione: pulita, intensa, ben fatta. Si beve davvero con grande piacere.
Formato 33 cl., alc. 8%, lotto 61, imbott. 04/08/2019, scad. 04/12/2019, prezzo indicativo 5.00-6.00 euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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