Il nome Ceci (Cantine Ceci, Torrile, Parma) non dirà ovviamente nulla agli appassionati di birra, ma chi risiede in Emilia forse lo riconoscerà come uno tra i produttori più "modaioli" di Lambrusco, il vino con la quale è stata "svezzata" la maggior parte della popolazione residente nelle province di Modena e Reggio Emilia soprattutto, ma anche Parma e Mantova. La produzione di Cantine Ceci è molto ampia e variegata, ma limitandoci al Lambrusco possiamo notare come la scelta dell'azienda sembra essere quella di "allontanarlo" dal suo essere un proletario "vino del contadino" da bere con grande facilità, in grande quantità (e dal costo contenuto) attraverso una cura molto dettagliata del packaging (leggi bottiglie) che lo rende abbastanza diffuso soprattutto nei ristoranti di fascia alta. Potete farvi rapidamente un'idea dando un'occhiata al sito ufficiale. Tra i numerosi prodotti Ceci si è da poco aggiunta anche la Birra di Parma, realizzata presso gli impianti di Birra del Borgo in collaborazione con Leonardo Di Vincenzo. Riversata nella stessa bottiglia usata dal Lambrusco "Otello", forse il prodotto di punta dell'azienda, è disponibile in due varianti: Oro (una blonde ale) e Bronzo, una strong ale ambrata. L'etichetta recita che la birra è fermentata con i lieviti del Lambrusco; non entriamo nel tecnicismo di questa operazione, visto che qualcuno ha già sollevato qualche obiezione, e vi rimandiamo ad una breve intervista a Leonardo Di Vincenzo che spiega brevemente la genesi di questa birra, che è già stata inserita nella carta del pluristellato ristorante La Francescana di Modena. Dichiaratamente ispirata alle golden ales belghe, questa Birra di Parma Oro annovera però l'americano Amarillo tra i luppoli utilizzati. Il colore è più tendente all'arancio che al dorato, con un bel cappello di schiuma bianca, fine e cremosa, dalla buona persistenza. Il lotto di produzione recita 2011 ed ovviamente l'aroma non è al massimo della forma: poco pronunciato, ma molto pulito: tanti agrumi, soprattutto arancio, una buona speziatura da lievito, ed una leggera acidità che rimanda alla frutta acerba. In bocca arriva leggera, vivacemente carbonata, con una consistenza molto watery ed una grande secchezza; il gusto continua il percorso annunciato dall'aroma: imbocco di pane e cereali, un fruttato aggrumato che caratterizza la parte centrale della bevuta, un finale amaro erbaceo, abbastanza corto, a chiudere. C'è molto equilibrio, c'è intensità (per la gradazione alcolica modesta, 4.5%) ma non c'è la stessa pulizia che aveva contraddistinto l'aroma, con una tendenza al peggioramento man mano che la temperatura si alza. In bocca i lieviti effettivamente le donano un profilo che può vagamente ricordare alcuni Lambruschi secchi (vivaci e frizzanti) ma più in generale ci sembra che il risultato tenda ad assomigliare più ad una delle birre-spumante (o champagne, visto il target al quale il marketing sembra rivolgersi) che ci sono in circolazione. Potrà sorprendere e piacerà molto, secondo noi, a chi è ancora legato alle lager industriali e si avvicina al mondo della birra "artigianale": vi troverà una birra ancora "rassicurante", non estrema, e decisamente ricca di gusto rispetto a quelle che beve abitualmente. Agli altri birrofili giù navigati probabilmente non susciterà grandi emozioni. E' un prodotto senz'altro gradevole e gustoso, ma se si voleva tentare l'incontro tra due diretti concorrenti delle calde estati emiliane (lambrusco e birra) probabilmente si doveva prendere qualche rischio in più. Formato: 75 cl., alc. 4.5%, lotto LS 208 11, scad. 02/2014, prezzo 10.10 Euro.
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