Ci sono birrifici che sfornano decine (o centinaia!) di nuove birre ogni anno, e ce ne sono altri in attività da decenni che invece non ne producono (fortunatamente) neppure una decina, semplicemente perché non ne hanno bisogno. E' il caso della Brasserie des Blaugies, attiva dal 1988 a Blaugies (Dour), una ventina di chilometri a sud-ovest di Mons ed a meno di un chilometro dal confine con la Francia. Sono due ex-insegnanti di scuola, Pierre-Alex Carlier e la moglie Marie-Robert Pourtois a fondarla, con il semplice intento di "produrre le birre che a noi piace bere, e se poi piacciono anche alla gente, meglio". Inizialmente aiutati dall'ex mastro birraio della Brasserie Dupont Marc Rosier, da qualche anno i fondatori hanno passato le consegne alla seconda generazione: il figlio Kevin ha sostituito la madre in sala cottura, ed il fratello Cedric gestisce il ristorante annesso chiamato Forquet. Di recente il birrificio si è aperto ad una collaborazione con gli americani di Hill Farmstead ma, a parte questo, nel garage di casa Carlier a Blaugies, dove è installato il birrificio, si continuano a produrre poche birre cercando nel segno del rispetto della tradizione.
E' il caso di questa Saison d'Épeautre, nominata semplicemente per quello che è: "Saison al farro". Una birra che forse è il miglior esempio di una classica saison vallona pur rappresentandone al tempo stesso una variazione: tradizionalmente le fattorie producevano infatti la birra con i cereali che avevano a disposizione in quel momento; a Blaugies usano il 33% di farro, malto Pilsner, un ceppo di lievito proprietario estremamente attenuante ed un solo luppolo, Styrian Goldings.
Nel bicchiere è dorata, lievemente pallida e velata, con un generoso cappello di schiuma bianca, un po' saponosa ma molto persistente. L'aroma è forte, fresco e pulito: immaginate di veder apparire nel bicchiere l'immagine di una soleggiata giornata in campagna. Profumi di campo, di fiori e di erbe, di scorza di agrumi (limone), di pera verde e di pepe; ma c'è anche un bel profilo rustico, di paglia e di sughero. Leggera, scorrevole e vivacemente carbonata in bocca, è un po' timida all'inizio, se paragonata all'intensità dell'aroma, ma è sufficiente lasciare che si "riposi" e si riscaldi per qualche minuto per poterla apprezzare in tutto il suo splendore. Malti fragranti, crosta di pane, crackers, un'accenno di miele, seguiti dalla polpa dell'arancio e dall'albicocca; il taglio amaro finale è elegantissimo e abbastanza intenso per lo stile, tra note erbacee di campo e di scorza di mandarino e di limone. C'è una nota di pepe che ben interagisce con le bollicine, ed i due elementi finiscono per enfatizzarsi a vicenda, ma c'è soprattutto un bel profilo rustico, ruspante, quasi impossibile da descrivere ma che, ad occhi chiusi, ti fa pensare ad un fienile, ad una fattoria, a - di nuovo - una soleggiata giornata in campagna. E' pulitissima e secca, rinfresca e disseta grazie ad una leggera acidità, e poi ri-asseta.
Non ha molto senso pensare alla "saison perfetta", ma se esistesse credo che questa Saison d'Épeautre ci si avvicinerebbe moltissimo. Birra straordinaria nella sua semplicità, facilissima da bere, una delle migliori bottiglie stappate quest'anno, e non solo. Dovrebbe essere un'obbligatoria presenza sugli scaffali di ogni beershop (e di ogni supermercato); cercatela e trovatela, e se il vostro beershop non ce l'ha, chiedetela, provatela e probabilmente la ricorderete per sempre.
Formato: 75 cl., alc. 6%. scad. 12/2016, pagata 5.67 Euro (beershop, Belgio).