Esordio sul blog anche per il birrificio umbro Birra Dell’ Eremo, operativo dal 2012 a Capodacqua di Assisi e fondato dalla coppia (nella vita e nella professione) Enrico Ciani e Geltrude Salvatori Franchi. Dei due è Enrico ad occuparsi della produzione di birra, con una trafila che è partita dall’homebrewing per sfociare nei corsi di formazione del CERB (Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra di Perugia), dopo la laurea in Agraria. Geltrude, laureata in Relazioni Internazionali, si occupa degli aspetti commerciali e manageriali del birrificio, supportata da alcuni membri della propria famiglia. Il nome scelto, Eremo, è ovviamente riferito all’Eremo delle Carceri, sulle pendici del monte Subasio, dove Francesco d’Assisi ed i suoi seguaci si ritiravano in preghiera e meditazione.
Le prime tre birre che vengono prodotte sull’impianto Lainox con sala cottura da 500 litri sono “Nobile” (Golden Ale), “Saggia” (Blanche) e “Magnifica” (American Pale Ale); con il tempo se ne sono aggiunte altre rendendo necessaria una classificazione in “classiche”, “riserva” e “speciali”. Alle ultime due categorie appartengono gli invecchiamenti in botte e le produzioni occasionali.
Alle ultime edizioni di Birra dell’Anno sono anche arrivate le prime medaglie: nel 2014 argento per la Magnifica, nel 2015 argento per la Nobile nel 2016 ha conquistato l’oro nella categoria d’appartenenza.
E prima di passare allo stappo della bottiglia, citazione d’oblligo per le belle etichette realizzate dal fumettista perugino Alessandro Bacchetta.
Le prime tre birre che vengono prodotte sull’impianto Lainox con sala cottura da 500 litri sono “Nobile” (Golden Ale), “Saggia” (Blanche) e “Magnifica” (American Pale Ale); con il tempo se ne sono aggiunte altre rendendo necessaria una classificazione in “classiche”, “riserva” e “speciali”. Alle ultime due categorie appartengono gli invecchiamenti in botte e le produzioni occasionali.
Alle ultime edizioni di Birra dell’Anno sono anche arrivate le prime medaglie: nel 2014 argento per la Magnifica, nel 2015 argento per la Nobile nel 2016 ha conquistato l’oro nella categoria d’appartenenza.
E prima di passare allo stappo della bottiglia, citazione d’oblligo per le belle etichette realizzate dal fumettista perugino Alessandro Bacchetta.
La birra.
Fiera, ovvero la bestia: questo il nome scelto per l'American IPA di casa, che dovrebbe utilizzare una luppolatura di Amarillo, Cascade e Chinook; da quanto leggo la ricetta è ancora quella della prima cotta, che non ha più subito modifiche. La fotografia come al solito inganna un po', perché il suo colore è ramato con venature dorate, velato e sormontato da una perfetta schiuma biancastra, molto cremosa e compatta, dalla lunghissima persistenza. Impossibile indovinare la data di nascita della bottiglia, anche se il lotto riportato presuppone quantomeno un esemplare dei 2016.
Il naso conferma, con un buon livello di freschezza ed una pulizia che permette d'apprezzare i profumi floreali, del pompelmo e del mandarino, della pesca bianca; a dispetto dell'aggressiva etichetta il profilo è dolce e quasi "femminile" (se mi passate il cliché), con suggestioni tropicali, di frutti di bosco rossi e di bubble-gum alla fragola. Piuttosto gradevole anche il palato, con corpo medio, poche bollicine e una morbidezza che accompagna sempre la bevuta, molto scorrevole. La base maltata (caramello, biscotto) non è per nulla invadente e beneficia della freschezza della bottiglia, costituendo una delicata introduzione al dolce della frutta che rispecchia in toto l'aroma. Anche al palato emergono sentori floreali, di pesca bianca e di bubble-gum fino alla chiusura amaricante che si svolge a cavallo tra il vegetale ed il terroso. Il livello d'amaro è piuttosto contenuto: bilancia la bevuta, si ritaglia un piccolo spazio ma è subito affiancato dal dolce che ritorna anche nel retrogusto. Paga dazio la secchezza, non proprio encomiabile e penalizzata da un residuo zuccherino che aleggia sempre alla fine di ogni sorso.
Ne risulta un'idea di IPA piuttosto docile ed accessibile soprattutto a chi non ha grosse familiarità con lo stile e non ama gli alti livelli d'amaro, incasellandosi in quel filone di IPA italiane che trova ancora parecchi seguaci: benché pulita e godibile, risulterà forse poco interessante per chi ama le "vere" IPA americane, sia che si parli di West Coast, di East Coast o delle ultime interpretazioni alla "succo di frutta". Non ci sono difetti, c'è pulizia ma - e parlo a livello strettamente personale - il bouquet aromatico e quello gustativo non incontrano esattamente il mio gusto: indecisa su qualche strada prendere con decisione (agrumi? frutta tropicale?) offre un po' di tutto evidenziando quella che mi sembra essere una personalità ancora un po' indefinita.
Formato: 33 cl., alc. 6.5%, IBU 45, lotto X01516, scad. 10/2017, 3.30 Euro (foodstore, Italia)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento