Ritorna sul blog dopo un’assenza di un paio d’anni il birrificio Opperbacco, fondato a Notaresco (Teramo) da Luigi Recchiuti, laurea in scienze agrarie e passato decennale da homebrewer. Il suo primo progetto di apertura birrificio è datato 2001 ma rimane incagliato tra gli scogli nel mare della burocrazia italiana; ci vorranno altri otto anni (febbraio 2009) per metterlo in pratica, ed in questo senso si rivela fondamentale l’aiuto di Leonardo Di Vincenzo, quasi un vicino di casa visto che Birra del Borgo dista da Notaresco un centinaio di chilometri percorribili quasi tutti sulla A24. Nel frattempo Luigi si “consola” aprendo l’Agripub, una struttura agrituristica ancora operativa dove è possibile mangiare bevendo buona birra, soprattutto belga, che Recchiuti si occupa anche di distribuire per l’Italia con un’attività parallela. Ovviamente all’Agripub è ora possibile assaggiare soprattutto tutte le produzioni Opperbacco.
Attualmente le birre sono divise in quattro categorie: “le origini” (4punto7, TriplIPA, Bianca piperita, 10 e Lode, L’Una e L’una Rossa – queste ultime disponibile anche sugli scaffali della grande distribuzione), “l’evoluzione” (6sonIPa, Eipiei e Tripping Flowers), “l’avanguardia” (Violent Shared, Deep Underground ed Overdose) e “le senza tempo”, dedicata agli invecchiamenti in botte: Re di Denari, 10 e Lode Barrique, Nr.1 Birra Cotta.
La birra.
Nasce nel 2011 l’American Pale Ale di Opperbacco, con il nome che ne italianizza lo spelling: Ei Pi Ei, riportato anche nella semplice ma non particolarmente attraente etichetta. I malti utilizzati sono pale, pilsner, monaco, crystal e frumento, mentre l’elenco dei luppoli annovera chinook, columbus, simcoe, centennial e cascade, alcuno dei quali utilizzati anche per il dry-hopping.
All'aspetto è di colore ramato con venature dorate, velata e sormontata da un cappello di schiuma biancastra, compatta e cremosa, dall'ottima persistenza. Ignoro la data di nascita di questa bottiglia, anche se il lotto di produzione (0916) suggerisce nella peggiore delle ipotesi sei mesi di vita; precisazione non irrilevante visto che l'aroma, nonostante il dichiarao dry-hopping, è lungi dall'entusiasmare chi avvicina le narici al bicchiere. C'è pulizia, d'accordo, ma l'intensità è piuttosto modesta: emergono profumi poco fragranti di pompelmo e frutta tropicale (mango), caramello, in sottofondo aghi di pino e anche una leggera componente zuccherina. Bene invece la sensazione palatale: è una birra morbida, dal corpo medio e discretamente secca, che scorre molto bene grazie ad una carbonazione contenuta e che nasconde bene il suo contenuto alcolico (6.5%). Lontana dai cocktail di frutta che vanno tanto di moda in questo periodo (la ricetta è del 2011, ricordo) la EiPiEi di Opperbacco si basa su solide basi maltate (caramello e biscotto) che, fatta eccezione per un breve intermezzo di pompelmo, conducono direttamente la bevuta nel territorio amaro, resinoso e terroso, pulito e di una buona intensità che non scontenterà neppure chi avesse malinterpretato l'acronimo e cercasse nel bicchiere una IPA.
Distante dalle mode ruffiane (e per quel che mi riguarda non è affatto un demerito, anzi), birra onesta e pulita, discretamente secca, eppure la bevuta risulta alla fine solo discreta. Il problema? La fragranza/freschezza è (quasi) tutto in queste birre luppolate e purtroppo non ne trovo molta in questa bottiglia; i profumi latitano e i cinque luppoli americani elencati non brillano neppure al palato. Da ritrovare in condizioni migliori.
Formato: 33 cl., alc. 6.3%, IBU 48, lotto 0916, scad. 09/2017, 3.30 Euro (foodstore, Italia)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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