Del birrificio dell'Oregon Upright vi avevo parlato all'incirca un anno fa, in occasione della saison chiamata "Five". Viene fondato nel 2009 da Alex Ganum trasferitosi dal Michigan a Portland per studiare cucina al Western Culinary Institute ma rapidamente risucchiato dall’attivissima scena brassicola che caratterizza la città americana con la più alta densità di birrifici.
La sua formazione va dall'homebrewing ad un periodo di praticantato al birrificio Ommegang, dove la tradizione belga è di casa, per finire poi al ruolo di birraio presso il brewpub BJ's Restaurant and Brewhouse di Portland. Il debutto di Upright (il nome si riferisce allo strumento utilizzato dal contrabbassista e compositore Charles Mingus) avviene con una Old Ale, la birra più venduta è la Engelberg Pilsener, disponibile solo in fusto in molti locali di Portland (e, ovviamente, al pub Grain and Gristle e al ristorante Old Salt Marketplace entrambi di proprietà di Ganum) ma è il Belgio a caratterizzare la maggior parte delle birre che nascono in quelle vasche di fermentazione aperte che Ganum aveva imparato a conoscere presso la Ommegang. Nel pieno rispetto della tradizione belga le saison prodotte da Upright tutto l'anno vengono chiamate utilizzando semplicemente il numero corrispondente alla gravità iniziale espressa mediante la scala belga, riservando un nome vero e proprio solo per le birre occasionali, speciali e maturate in botte.
La birra.
Flora Rustica, e la sua versione "barrel aged" semplicemente chiamata Flora sono tra le birre maggiormente apprezzate di Upright; almeno questo è il verdetto dei beer-raters, che eleggono Flora come la diciottesima migliore saison in mezzo alle tante Hill Farmstead; "solo" alla posizione numero 67 per Beer Advocate.
Upright Flora dunque, ovvero Flora Rustica invecchiata un anno in botti di legno assieme a lactobacilli ed ai batteri naturalmente presenti nelle botti; la ricetta base prevede prevalentemente malto pils, un tocco di vienna, luppoli Santiam e Columbia e aggiunta di calendola e di achillea millefoglie. Debutta per la prima volta nel 2014 con un etichetta diversa rispetto a quella che andiamo ad aprire.
Si presenta di un bel color arancio velato, luminoso ed impreziosito da riflessi dorati; la bianca schiuma non è particolarmente generosa, nonostante mostri compattezza, cremosità ed una buona persistenza. Il naso apre con un bel mix di "funky" e di frutta: le note lattiche, legnose, di sudore e di "granaio" sono accompagnate da quelle aspre del limone, della mela verde acerba e da un tocco dolce che richiama l'ananas. L'arrivo al palato è pressoché perfetto: corpo medio-leggero ed eccellente scorrevolezza per una birra che rimane comunque morbida grazie ad una carbonazione delicata, anche se per il mio gusto personale avrei gradito qualche bollicina in più. La bevuta parte decisa sul versante lattico, che domina trasversalmente tutto la sorsata accompagnata dalle note più gentili e pulitissime di frutta fresca: il dolce dell'ananas, quasi un accenno di mango fanno da contraltare all'aspro del lime, del limone e del pompelmo giallo. L'amaro va in crescendo sino a sfociare in un bel finale nel quale la scorza degli agrumi e il lattico sono accompagnate da un lieve terroso. Non c'è molta complessità, le note floreali al naso e quelle legnose al palato sono davvero molti sottili e percepibili, sopratutto queste ultime, quanto la birra s'avvicina alla temperatura ambiente. Il livello di pulizia è eccellente, per una bevuta intensa me facilissima e molto secca, indi estremamente rinfrescante e dissetante: non c'è molta complessità, dicevo, ma quello che c'è è ampiamente sufficiente a garantire un'eccellente bevuta. Una di quelle bottiglie che apriresti ogni sera d'estate per trovare rifugio dal caldo e dalla sete: il conto per le bottiglie che arrivano in Europa è abbastanza salato, ma sono quei regali che una volta ogni tanto ci si può concedere.
Formato: 75 cl., alc. 5.5%, vintage 2015, 22.00 Euro.
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