Come appendice al post di qualche settimana fa relativo a Resin e Puff, le due muscolose Double IPA del birrificio americano Sixpoint, ecco la più tranquilla Bengali Tiger IPA, di recente rinominata solamente Bengali a seguito di un rinnovamento della ricetta.
La Bengali Tiger nasce da una ricetta casalinga realizzata nel 1999 nel garage dell'allora homebrewer Shane Welch, co-fondatore di Sixpoint assieme a Andrew Bronstein, quest’ultimo in carico della parte commerciale e manageriale. E’ il colore della birra, un intenso arancio sormontato dalla bianca schiuma, a ricordare a Welch la livrea di una tigre alla quale il nome s'ispira; la ricetta originale prevedeva malti Pale, Cara e Light Crystal, luppoli Centennial, Galaxy, Columbus, Cascade, Chinook, Simcoe and Magnum. Commercialmente la Bengali Tiger IPA debutta nel 2005 ed è stato possibile berla solamente in fusto sino a giugno 2011, data in cui Sixpoint ha lanciato per la prima volta le lattine appaltando parte della produzione presso la Lion Brewery di Wilkes-Barre, Pennsylvania. Un cambiamento necessario per far fronte rapidamente all’aumento di richieste dal mercato, anche se ha comportato - come per la Brooklyn Brewery - lo spostamento lontano da New York della maggior parte della produzione.
Ma anche la birra ha le sue mode che cambiano come i gusti dei bevitori, e nell’estate del 2014 la Bengali Tiger è stata mandata in pensione e sostituita da una versione più chiara, che non ricorda più il manto della tigre, realizzata con un diverso mix di luppoli la maggior parte dei quali non esisteva nel lontano 1999. Proprio prima di ritirarla, a settembre 2013, Sixpoint si era accordata con il birrificio inglese Adnams per realizzarne una versione dsugli impianti in Inghilterra e distribuirla presso la catena di pub Wetherspoon’s.
La “nuova” Bengali debutta nel nuovo formato “lattina snella” da 12 once (355 ml) che sostituisce quello precedente da 16 once (743 ml).
La birra.
Lievemente velata, di colore oro antico con riflessi arancio e ramati, forma un cappello di schiuma leggermente biancastra compatta e cremosa, dall'ottima persistenza. Al "controllo documenti" risulta che questa lattina è nata lo scorso aprile, con tre mesi di vita sulle spalle che rappresentano quasi il minimo sindacale per le birre che attraversano l'oceano.
L'aroma è pulito e di buona intensità; non c'è una grossa impressione di fragranza, ma il risultato è tutto sommato accettabile: dominano i profumi floreali, ad accompagnare un sottofondo di arancio e mandarino, aghi di pino. Al palato è molto gradevole, con il giusto livello di bollicine ed un corpo medio: la buona presenza al palato non ne pregiudica affatto l'ottima scorrevolezza. La base maltata (biscotto e caramello) non è per nulla invadente ed è subito incalzata dal dolce della marmellata d'arancia, che immagino sostituisca ora quello che tre mesi fa era invece frutta fresca; l'amaro non tarda ad arrivare, ricco di note terrose e soprattutto di resina che riesce ancora a pungere un po' il palato. La bevuta è nel complesso intensa per l'ABV dichiarato (6.5%), con l'alcool che si fa sentire quanto basta, soprattutto nel finale; bene attenuazione e pulizia, con il risultato complessivo di una birra godibile benché abbia perso buona parte della propria freschezza e della componente fruttata/succosa. Ne risulta una IPA solida e basata su una spina dorsale di caramello/resina/terroso, non so quanto rappresentativa di quello che era prima di affrontate il viaggio oceanico nei mesi caldi dell'anno.
Formato: 35.5 cl., alc 6.5%, IBU 69, lotto 1020, imbott, 04/2016, scad. 11/11/2016, 4.50 Euro (beershop, Italia).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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