Brewer's Reserve, la riserva del birraio: lui è ovviamente John Keeling, mastro birraio del birrificio Fuller’s con sede a Chiswick, distretto meridionale di Londra. La Brewer's Reserve comprende oggi tutti gli invecchiamenti in botte fatti a partire dal 2006 quando la strong ale della casa, Golden Pride, fu messa ad invecchiare in cask che per trent’anni avevano ospitato whisky single malt. Cinquecento giorni dopo, nell’anno 2008, fu finalmente commercializzata la Brewer's Reserve No.1. Dopo due anni arrivò la Brewer's Reserve No.2: questa volta la Golden Pride venne messa ad invecchiare in barriques di Courvoisier Cognac; nel 2011 toccò di nuovo al whisky (Auchentoshan) dare vita, dopo 800 giorni d’invecchiamento, alla Brewer's Reserve No.3. La Brewer's Reserve No.4 fu commercializzata nel 2012 (botti di Armagnac) e dopo una lunga attesa nel 2016 fu celebrato il decimo compleanno della Brewer's Reserve con l’edizione numero 5: un ritorno alle origini, ovvero whiskey single malt.
Da quanto ho capito queste Brewer's Reserve non sono mai state replicate e il birrificio mette in vendita le poche bottiglie rimaste sul proprio sito alla folle cifra di 100 sterline (!): un prezzo in linea con quello delle tante birre “barrel aged” americane ricercate dei beergeeks, peccato Fuller’s non sia un nome particolarmente attraente per i beergeeks. Avessi ricevuto un'offerta, l'avrei venduta a quel prezzo senza pensarci neppure un attimo.
La birra.
Da quanto ho capito queste Brewer's Reserve non sono mai state replicate e il birrificio mette in vendita le poche bottiglie rimaste sul proprio sito alla folle cifra di 100 sterline (!): un prezzo in linea con quello delle tante birre “barrel aged” americane ricercate dei beergeeks, peccato Fuller’s non sia un nome particolarmente attraente per i beergeeks. Avessi ricevuto un'offerta, l'avrei venduta a quel prezzo senza pensarci neppure un attimo.
La birra.
Come detto, arriva nel 2012 la Brewer's Reserve No.4 di Fullers e viene presentata al Great British Beer Festival; la birra ha passato un anno in botti (400 litri circa) che avevano precedentemente ospitato Armagnac Comte de Lauvia (da Eaux, regione area del Bas-Armagnac). Per chi come me non ha molta familiarità, ricordo che l’Armagnac è il distillato più antico del quale sia stata trovata documentazione storica (1411); siamo in Guascogna, Francia meridionale, unica zona di produzione autorizzata ad utilizzare questo nome per il proprio distillato di vino. Sulla costa occidentale francese un altro disciplinare regola l’area di produzione geografica del Cognac: oltre alla zona, la differenza principale tra i due distillati di vino riguarda il tipo di alambicco utilizzato che determina un diverso ciclo di produzione. Ho citato il Cognac (parente dell’Armagnac) non a caso: Michael Jackson aveva infatti definito “the Cognac of beers” la Fuller’s Golden Pride, ovvero la birra con la quale sono state riempite le botti d’Armagnac. 7.80 sterline il prezzo di vendita consigliato da Fuller’s nel 2012: 100 quelle che invece vi vengono richieste oggi.
Il suo colore è un bell’ambrato piuttosto carico e acceso da intense venature ramate: la schiuma è generosa, cremosa e abbastanza compatta ma la sua persistenza è soltanto discreta. A fare gli onori di casa c’è davvero un gran bell’aroma: intenso, pulito e caldo, ricco di ciliegia, mela al forno, uvetta, vino marsalato, caramello, legno. L’ottimo biglietto da visita crea tuttavia delle aspettative elevate che il gusto non mantiene completamente: i primi sorsi denotano una certa debolezza ed un calo notevole d’intensità. Da Fuller’s non t’aspetti certo una birra viscosa ma il suo corpo è davvero troppo leggero per una birra che deve sorreggere una buona gradazione alcolica (8.5%) e un lungo passaggio in botte; la scorrevolezza ci guadagna, ma un po’ più di “sostanza” le avrebbe sicuramente giovato. A suo discapito i sei anni passati in bottiglia che avranno sicuramente influito un po’. Devo ammettere che al palato la Brewer's Reserve No.4 non è affatto una birra immediata, di quelle che "arrivano subito", ma sorso dopo sorso il palato s'abitua e riesce a godere di un panorama che ripropone in toto lo spettro aromatico, sebbene con minor intensità; parliamo quindi di ciliegia, uvetta e prugna, albicocca disidratata, caramello e marsala, il cui dolce viene poi bilanciato da un finale nel quale appare una leggera asprezza di frutta rossa. C’è un amaro terroso quasi impercettibile, l’alcool apporta un delicato tepore che riscalda ogni sorso: il palato si ritrova bello pulito per gustarsi il delicato retrogusto di uvetta, marsala, legno.
Una bella bevuta questa Brewer's Reserve No.4 di Fuller’s: non ci sono quei fuochi d’artificio che (sbagliando) ormai chiediamo troppo spesso alle birre ma, dopo i primi sorsi titubanti, con la caratteristica flemma inglese dal bicchiere escono sono emozioni e soddisfazioni.
Formato 50 cl., alc. 8.5%, bottiglia nr. 27822, scad. 12/2022, pagata 13.50 Euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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