Kaltenhausen sarebbe il birrificio più antico di Salisburgo, con una data di nascita che risale al 1475 quando fu fondato da Johann Elsenhaimer. Alla sua morte l’azienda venne acquisita (1489) dal principe-arcivescovo Leonhard von Keutschach per poi passare, con la fine del Sacro Romano Impero, sotto il diretto controllo dell’imperatore Francesco I; Kaltenhausen continuò ad essere il maggior produttore di birra del salisburghese. Nel 1815 fu acquistato dalla famiglia nobile bavarese Arco-Zinneberg che ne controllò la proprietà sino al 1901, quando la Gräflich Arco-Zinneberg'sche Brauhaus Kaltenhausen fu ceduta alla Deutsche Bank che la rinominò Aktiengesellschaft Brauerei Kaltenhausen. Il declino economico della società era tuttavia in atto e la prima guerra mondiale non fece che peggiorare le cose; nel 1921 ci fu la fusione con altri tre birrifici della regione (Brauerei Gmunden, Linzer Aktienbrauerei, Poschacher Brauerei e Wieselburger Aktienbrauerei) e la nuova nata Brau AG cercò inutilmente di arrestare la crescita del birrificio Stiegl, ormai diventato il maggior produttore del salisburghese.
Il secondo dopoguerra vede una serie infinita di acquisizioni di altri birrifici minori e operatori del beverage (succhi di frutta, acque minerali), nonché di hotel e ristoranti: come sempre i birrifici incorporati vengono poi chiusi e la produzione dei marchi sopravvissuti trasferita altrove. Facciamo ora un salto al 1998 quando la Brau AG, a seguito di ulteriori incorporazioni con birrifici della Stiria, diventa la Brau Union Österreich AG, ad oggi maggior produttore di birra austriaco: nel 2003 il gruppo viene acquistato dalla Heineken. Sino al 2010 alcuni marchi storici del vecchio birrificio Kaltenhausen, come Kaiser ed Edelweiss, sono stati ancora realizzati sui vecchi impianti di Kaltenhausen: nel 2011 Heineken ha licenziato una decina di dipendenti ed ha trasferito la produzione sugli impianti dei birrifici Zipf e Wieselburg. Il sito di Kaltenhausen è oggi utilizzato solamente per imbottigliare; all’interno dell’ex-birrificio è tuttavia ancora in funzione un microimpianto automatizzato (12 hl) che rifornisce il ristorante Braugasthof Hofbräu Kaltenhausen e produce alcune bottiglie destinate al mercato “craft”.
La birra.
Non vi racconterò delle varie medaglie d’oro la Edelweiss Gamsbock ha raccolto nel corso degli anni in vari concorsi europei; è forse più interessante sapere che con una quota di mercato del 44% il marchio Edelweiss è da anni la birra di frumento più venduta sul territorio austriaco, disponibile come Weissbier classica, non filtrata (Kristallklar), Dunkel, analcolica e la più sostanziosa Weizenbock (7.1%) che viene solitamente prodotta nei mesi di ottobre-novembre.
All’aspetto è di colore dorato, piuttosto velato: la generosa schiuma pannosa è cremosa e compatta ed ha un’ottima persistenza. Tutto ok al naso, con i tipici profumi dello stile: banana, chiodo di garofano, bubblegum e in sottofondo anche qualche nota di crosta di pane. Al palato c’è la grande scorrevolezza tipica della tradizione tedesca; una weizenbock dalla robusta gradazione alcolica richiederebbe però anche un po’ di sostanza e morbidezza, e questa Gamsbock non delude. Il gusto segue fedelmente l’aroma riproponendo la banana matura, il pane e il chiodo di garofano, un accenno di caramello. A bilanciare il dolce non c’è amaro ma l’acidità del frumento, nel finale una delicata nota alcolica cerca di risollevare un po’ un’intensità in fase calante. Pulita e precisa, questa Edelweiss Gamsbock non regala emozioni (o forse è lo stile a non regalarmele in generale) ma svolge il suo dignitosissimo lavoro. Nota di merito in quanto prodotto industriale: in questo caso si beve abbastanza bere spendendo poco.
Formato 50 cl., alc. 7.1%, lotto 354 H7 18:55, scad. 01/05/2018, pagata 1,21 euro (supermercato, Austria) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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