mercoledì 14 marzo 2018

Mukkeller Beach Boys Pils

Ritorna sul blog il birrificio Mukkeller, attivo dal 2010 a Porto Sant'Elpidio (Marche): l’avevamo già incontrato con la Double IPA Hattori Hanzo e con la doppelbock Devastator Mukkeller è Marco Raffaeli: "mukka" è il suo soprannome sin da bambino al quale lui ha voluto affiancare lo stile brassicolo da lui prediletto: le Kellerbier tedesche.  Il suo è un percorso che accomuna quello di molti birrai c che parte dalle prime birre da kit fatte in casa per "evolversi" nelle produzioni all-grain, passando dalle pentole ad un mini impianto professionale. I genitori vanno in pensione e cessano l’attività di famiglia: per Marco è il momento di diventare imprenditore di se stesso e, dopo alcuni stage presso microbirrifici italiani parte l’avventura Mukkeller. Nel birrificio “familiare” fa quasi tutto da solo con l’aiuto del fratello e del padre, che assieme a lui imbottigliano le prime cotte: la tradizione tedesca è quella che guida i primi passi ma ben presto arrivano anche i luppoli americani, il Belgio e l’Inghilterra.  
E Mukkeller ha svolto un bel percorso di crescita che gli ha portato numerosi riconoscimenti a Birra dell'Anno: poche settimane fa, nell’ultima edizione, ha conquistato il primo posto con la Mukkamannara nella categoria 28 (birre scure, alta fermentazione, alto grado alcolico di ispirazione belga), il  terzo con la Devastator nella categoria 7 (birre chiare, ambrate e scure, bassa fermentazione, alto grado alcolico di ispirazione tedesca) e con la Hattori Hanzo nella 13 (birre chiare e ambrate, alta fermentazione, alto grado alcolico, luppolate, di ispirazione angloamericana  - Double IPA), la menzione d’onore con la Nonnukka in categoria 4 (birre chiare e ambrate, alta fermentazione, basso grado alcolico di ispirazione anglosassone).

La birra.
La Beach Boys Pils nasce nell’ottobre del 2016 da una collaborazione con l’Old Spirit Authentic Football Pub, un locale a San San Benedetto del Tronto nel quale potete dissetarvi scegliendo fra tredici spine di cui due a pompa inglese e un centinaio di bottiglie; Mukkeller è ovviamente una presenza fissa.  Se non erro per questa West Coast Pilsner sono stati utilizzati luppoli americani Amarillo e Citra. 
Il suo colore è un bel dorato, leggermente velato e movimentato da riflessi quasi verdognoli; la bianca schiuma, cremosa e compatta, ha un’ottima persistenza.  L’aroma cerca di coniugare la delicatezza e la “nobiltà” di una Pils classica con l’esuberanza dei luppoli americani: il risultato è soddisfacente e non scade in eccessi cafoni,  anche se i luppoli dominano la scena oscurendo i malti:  pompelmo, cedro, limone e lime regalano freschezza e pulizia, un velo dolce di frutta tropicale passa in sottofondo.  La sensazione palatale è gradevole ma forse un pochino più ingombrante a livello tattile rispetto a quella che mi aspetterei di trovare in una Pils: la scorrevolezza non incontra problemi ma non è a livelli record.  Pane e crackers costituiscono il delicato supporto ad una generosa luppolatura che riporta subito il gusto sui binari dell’aroma: tanta scorza d’agrumi, bevuta molto secca e rinfrescante, un finale nel quale il livello d’amaro fa un ulteriore passo in avanti aggiungendo note vegetali, quasi resinose/balsamiche. La scia amaricante finale è piuttosto intensa e il palato ci mette un po’ a smaltirla: dopo tutto staremmo parlando di una variazione sul tema Pils e non di una cosiddetta IPL (India Pale Lager).  Pulizia e freschezza sono ad ottimi livelli e la birra è indubbiamente molto ben fatta: per il mio gusto personale abbasserei però un pochino il livello d’amaro, al fine di ottenere maggior equilibrio tra luppoli, malti e  - ultimo ma non meno importante - velocità di bevuta.
Formato 50 cl., alc. 5.3%, lotto 1804, scad. 06/2018, prezzo indicativo 5.00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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