Uno dei birrifici inglese più chiacchierati e di moda tra i beergeeks è oggi Verdant con sede operativa a Falmouth, cittadina da 20.000 abitanti della Cornovaglia; la bella e selvaggia contea inglese non è certo nota per essere una “craft beer destination” essendo patria di due birrifici di grosse dimensioni come Sharp’s e St. Austell.
E’ una vacanza in Nuova Zelanda nel 2010 a far scoprire a James Heffron la “birra artigianale” e a fargli venire voglia di farsela in casa: la passione per l’homebrewing contagia anche l’amico Adam Robertson e i due, dopo quattro anni di esperimenti tra le mura domestiche, mettono in funzione un impiantino da 200 litri posizionato all’interno di un container marittimo. Verdant nasce nell’autunno del 2014 e inizia producendo quasi esclusivamente delle Single-hop Pale Ale ispirate alle produzioni del New England, ovvero hazy; nella primavera avviene il primo trasloco in locali più ampi che permettono di installare altri fermentatori ed aumentare la capacità produttiva a 12 fusti a settimana. Nascono Lightbulb, HeadBand, Bloom e Pulp, birre che riscuotono grande successo e posizionano Verdanti sul radar dei beergeeks; alla fine del 2015 Adam e James lasciano i loro lavori per dedicarsi a tempo pieno a Verdant. Nel 2016 arriva ad aiutarli Richard White e, grazie ai fondi ottenuti da amici e parenti ai quali viene offerta una quota societaria, a ottobre Verdant è di nuovo in viaggio e si trasferisce nella sede attuale, la zona industriale di Tregoniggie a Falmouth: è qui che vengono installati il nuovo impianto da 1,6 ettolitri (la capacità produttiva arriva a 4800 litri la settimana) e una linea per la messa in lattina.
Il 2016 è l’anno della consacrazione per Verdant, ovviamente grazie al beer-rating: a gennaio 2017 il popolo di Ratebeer lo nomina “miglior nuovo birrificio inglese del 2016” e per Untappd Verdant è attualmente “il miglior birrifico inglese in assoluto”. Al successo contribuiscono anche le collaborazioni con altri birrifici di moda come Lost & Grounded, Left Handed Giant, Cloudwater e Northern Monk: “al contrario di molti birrai – ammette Heffron – io presto molta attenzione a siti come Untappd e Ratebeer. Penso che sia importante”. La produzione di Verdant è quasi tutta dedicata al luppolo: le 44 birre elencate sul database di Ratebeer sono tutti APA/IPA/DIPA ad eccezione di due stout: “facciamo le birre che piace bere a noi – dice Heffron – e se qualcuno vuole bere quello che noi non facciamo, si rivolga altrove. Possiamo ancora migliorare le nostre IPA/DIPA ed è quello a cui penso prima di andare a letto la sera e la mattina quando mi alzo. Prima di fare altre stili, cerchiamo di rendere perfetto quello che stiamo già facendo”.
Alla fine dello scorso anno Verdant ha ricevuto un finanziamento di 26.000 sterline dal distributore-rivenditore londiese HonestBrew che sarà ripagato con della birra: il denaro è stato destinato all’acquisto di nuovi fermentatori per portare la capacità produttiva a 8000 litri la settimana.
Andiamo ad assaggiare due delle birre che Verdant produce regolarmente quasi tutto l’anno: la (Extra) Pale Ale Light Bulb e la Double IPA Pulp: per entrambe il birrificio dichiara di essersi ispirato sia alla West Coast statunitense che al New England.
Light Bulb è una session beer”(4.5%) “chiara come la luce di una lampadina da 100 watt”; la sua attuale ricetta prevede malti Extra Pale Ale, Vienna, Caragold e Carapils, avena, lievito LalBrew New England, luppoli Simcoe e Centennial. Il suo colore è un arancio piuttosto pallido e opalescente, la bianca schiuma cremosa è un po’ scomposta ma ha un’ottima persistenza. L’aroma è piuttosto pulito e fresco, ma l’intensità non è particolarmente elevata. La macedonia di frutta non è molto variegata ma è composta da ananas, mango, arancia e cedro: è una session beer, nessuno si aspetta fuochi d’artificio è c’è tutto quello che ci dev’essere. Il mouthfeel è invece davvero ottimo, con una presenza e una morbidezza che sembrerebbero suggerire una gradazione alcolica molto più elevata: la scorrevolezza non è tuttavia minimamente compromessa. Il gusto compensa la “parsimonia aromatica” con un’intensità notevole che privilegia l’eleganza agli eccessi cafoni: i malti (pane e crackers) non vengono sopraffatti da pesca, ananas, mandarino e la birra finisce con una grande secchezza che disseta il palato per poi riassetarlo. L’amaro erbaceo/zesty è piuttosto delicato e non stanca mai: pulizia, equilibrio ed eleganza portano il livello piuttosto in alto, la bevuta regala anche qualche emozione e se ci fosse un po’ più d’aroma saremmo vicino all’olimpo. Ottima.
Con Pulp! entriamo nel territorio delle Double IPA (8%): la ricetta attuale dovrebbe prevedere malti Best Ale, Extra Pale, Caragold e frumento maltato, destrosio, lievito US-05, luppoli, Columbus, Eukanot e Citra, con quest’ultimo presente in larga percentuale.
Nel bicchiere si presenta di color arancio opalescente e la schiuma biancastra, non impeccabile per compattezza, mostra comunque un’ottima persistenza. Il naso è pulito e intenso, un cocktail fruttato che contiene ananas e mango, passion fruit, arancia: l’intensità è buona anche se non esplosiva, con un buon livello di eleganza. Anche in questa birra il mouthfeel è davvero eccellente: corpo medio, bollicine delicate, leggermente cremoso e quasi vellutato. Al palato c’è quel succo di frutta previsto dal protocollo New England: nessun spazio ai malti, ananas e mango guidano le danze lasciando un po’ di spazio al pompelmo. L’amaro (resina, zesty) è delicato e piuttosto corto, con un leggerissimo “grattino” da pellet che viene però subdolamente incorporato nella componente etilica: un bell'espediente per nasconderlo in un gradevole alcool warming. La bevibilità è buona ma non eccelsa (caratteristica che personalmente riscontro in quasi tutte le Double NEIPA) e sicuramente non ai livelli di una classica DIPA della West Coast. Anche la Pulp di Verdant ha il pregio di finire con un’ottima secchezza che fa aumentare la frequenza dei sorsi: il livello è sicuramente alto, le NEIPA in generale non sono la massima espressione dell’eleganza birraria e anche in questo senso ci sono ancora margini di miglioramento.
Da Verdant due birre di ottimo livello: non m’interessa molto determinare se l’hype (britannico) su questo birrificio sia giustificato o no: se Cloudwater viene incensato, queste due birre di Verdant non hanno nulla da invidiare. La Pulp è (ovviamente) quella che riscuote più successo tra i beer-raters ma personalmente ritengo molto più interessante la Light Bulb, una session beer davvero degna di nota.
Nel dettaglio:
Light Bulb, formato 44 cl., alc. 4,5%, imbott. 31/01/2018, scad. 30/04/2018
Pulp! formato 44 cl., alc. 8,0%, imbott. 08/02/2018, scad. 08/05/2018
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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