La birra.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
La birra.
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La birra.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
La birra.
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NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
Berg è un tranquillo sobborgo di circa 4.000 abitanti nel land del Baden-Württemberg, a sette chilometri da Ehingen e ad una quarantina dalla più nota Ulm. Ad Ehingen i più antichi documenti scritti sulla produzione di birra risalgono al 1384 e quelli relativi al birrificio Berg (“montagna”, ma in questo caso siamo a soli 500 metri sul livello del mare) al 1466: in quell’anno l’arciduca Sigismondo d’Austria menzionò infatti in una lettera la “Wirtshaus auf dem Berg”, osteria dove potersi rifocillare con carne di ottima qualità. Nel 1890 operavano ad Ehingen una ventina di birrifici, incluso Berg che dal 1757 è di proprietà della famiglia Zimmermann: Dopo nove generazioni, è Ulirich ad avere ora il timone tra le mani : la produzione annuale si attesta sui 30.000 ettolitri.
La birra.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
Le presenze sul blog del birrificio Alder di Seregno sono sempre più frequenti ma ammetto che era tanta la curiosità di vedere Marco Valeriani cimentarsi per la prima volta con un birrificio tutto suo, dopo le esperienze di successo maturate lavorando come birraio presso Menaresta ed Hammer. Trovate tutta la storia qui. A maggio vi avevo parlato di tre birre luppolate di stampo americano, a metà luglio siamo invece andati virtualmente in Germania ed in Inghilterra ad assaggiare tre birre dove i protagonisti erano i malti. IPA e Double IPA americane continuano a dominare la gamma Alder ma pian piano il portfolio di Valeriani si sta espandendo andando a colmare lacune importanti: ad esempio il Belgio o l’Inghilterra luppolata.
Lo scorso giugno è nata Summer Job, interpretazione moderna di una English Pale Ale "in ricordo delle pinte bevute in un pub di Swanage, contea di Dorset, UK”. Valeriani non ha nominato esplicitamente né il nome delle due birre né quello del pub e tocca indovinare. Se per il nome del locale diventa abbastanza difficile fare delle ipotesi, visto che la cittadina affacciata sulla costa della Manica ne ospita parecchi, il nome della birra presenta due indizi utili. Il primo mi fa pensare alla Summer Lightning, inventata alla fine degli anni ’80 da John Gilbert, birraio alla Hopback Brewery e considerato il “padre” di di tutte le Golden/Summer Ales inglesi: birre chiare, secche, generosamente luppolate e dalla grande bevibilità. La Summer Lightning è una birra straordinaria che purtroppo non sono quasi mai riuscito a bere in condizioni decenti nel nostro paese. Il secondo indizio mi fa pensare alla Proper Job, una della birre che hanno decretato il successo di St. Austell e commercializzata nel corso del tempo sotto le vesti di Golden Ale, American Pale Ale o India Pale Ale per adeguarsi alle richieste del mercato.
Ad inizio luglio ha invece fatto il suo debutto Hoppeland, Belgian Ale con un nome che parla chiaro: la “terra del luppolo” belga è la cittadina di Poperinge e da qui proviene il luppolo Nugget usato in una ricetta ridotta ai minimi termini che prevede 100% malto pils. Perché dopotutto quando si parla di Belgio il vero protagonista non può che essere il lievito. Anche qui è doveroso citare due birre che hanno aperto una strada poi imboccata da tanti altri: quella del Belgio “moderno” (luppolato): la XX Bitter di De Ranke e soprattutto la spesso sottovalutata Poperings Hommelbier di Van Eecke, quest’ultima commissionata in origine proprio in occasione dell’annuale festa del luppolo della cittadina belga.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
La KBS - Kentucky Breakfast Stout del birrificio Founders è una birra che ogni appassionato dovrebbe conoscere e che ha fatto un pezzo di storia della Craft Beer Revolution americana: ve l’avevo già raccontata qui. Nata nel 2002, è partita un po’ in sordina complice un mercato ancora poco ricettivo per queste birre “estreme” ma è riuscita poi a diventare un oggetto di culto. E’ stata una delle prime birre per le quali le gente si accampava fuori dal birrificio per riuscire ad accaparrarsi qualche bottiglia. Founders ne ha aumentato anno dopo anno la produzione a scapito della qualità, dicono quelli che l’avevano assaggiata quando era accessibile solo a pochi. Il birrificio di Grand Rapids ha poi ceduto nel 2014 il 30% agli spagnoli della Mahou e nella propria “cantina”, una ex-cava di gesso profonda 25 metri, si sono accumulati sempre più barili usati di bourbon.
L’hype non va mai d ‘accordo con la quantità e di conseguenza quello per la KBS è andato pian piano scemando. L’interesse degli appassionati si è spostato verso altre Barrel Aged Imperial Stout e per riuscire a venderle tutte le bottiglie prodotte Founders ha iniziato a guardare anche oltre i confini della propria nazione. Nel 2015 la KBS arrivava per la prima volta in Europa e In Italia: da allora anche per noi è relativamente facile acquistarne ogni anno qualche bottiglia. Non sarà più la birra che era dieci anni fa, ma la KBS rappresenta tutt’ora una delle Barrel Aged Imperial Stout dal miglior rapporto qualità prezzo.
In un mercato costantemente alla ricerca di novità è invece abbastanza curioso che Founders non abbia mai sfruttato il marchio e il successo della KBS realizzandone molteplici varianti. D’accordo, si tratta di una imperial stout già “ricca e golosa” in quanto prodotta con fave di cacao e caffè, ma ci sarebbe voluto davvero poco andando aggiungendo di volta in volta vaniglia, cocco, peperoncino o qualche altra spezia, prendendo come fanno la maggior parte dei birrifici americani. Di fatto esiste solamente la CBS - Canadian Breakfast Stout, riesumata nel 2018 dopo sette anni di assenza, che però ha un nome leggermente diverso.
Nel 2019 gli spagnoli di Mahou San Miguel hanno deciso di far valere l’opzione che consentiva loro, dopo cinque anni, di rilevare la maggioranza di Founders: la loro percentuale è salita al 90% lasciando a Mike Stevens e Dave Engbers, fondatori di Founders, solamente il 5% a testa. E nello stesso anno il birrificio del Michigan ha rivoluzionato la propria Barrel Aged Series: la KBS viene resa disponibile tutto l’anno e non solamente a marzo, la CBS non viene più prodotta.
Nel settembre dello scorso anno Founders annunciava l’arrivo della prima vera variante della KBS, chiamata Espresso e disponibile a partire da febbraio 2020. La sua messa in commercio è stata poi anticipata di qualche mese: vernissage al birrificio il 15 novembre e distribuzione in tutti gli Stati Uniti a partire da dicembre. Racconta il birraio Jeremy Kosmicki: “ci siamo divertiti nell’invecchiare la KBS in diverse botti con grande successo, come quelle che avevano contenuto sciroppo d’acero; in altri casi, come con la salsa piccante, le cose non sono andate ugualmente bene. Per la nostra prima variante ufficiale abbiamo deciso di potenziare un elemento che costituisce già il cuore di questa birra, il caffè. E non un caffè qualsiasi, ma quello torrefatto di nostri vicini di casa della Ferris Coffee & Nut di Grand Rapids. La KBS viene già prodotta con del caffè, ma questa variante dopo aver terminato l’invecchiamento nelle botti di bourbon viene fatta maturare con aggiunta di ulteriori chicchi di caffè espresso”.
Evidentemente alla Mahou San Miguel hanno deciso di rilanciare il marchio KBS seguendo, con colpevole ritardo, quello che stanno facendo tutti i birrifici americani. Lo scorso giugno Founders ha infatti annunciato l’arrivo di una seconda variante di KBS, prevista per novembre e chiamata Maple Mackinac Fudge: sarà prodotta con sciroppo d’acero e fudge al caffè dell’isola di Mackinac, un vero e proprio paradiso nel Michigan per gli amanti del fudge, dei cavalli e delle biciclette.
La birra.
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Alto Adige e birra: per andare oltre la naturale l’associazione con la tradizione tedesca basta recarsi a Perca, nella splendida Val Pusteria. E’ qui, in una stradina secondaria che porta ai campi sportivi di tennis e calcio, che l’americano Zacharias “Zeke” Maamouri-Cortez ha aperto nel 2015 il Riverside Gastropub. Zeke è nato nel Maine ed è arrivato in Alto Adige nel 2006, portato dall’amore per le montagne e per lo sci: si dilettava con l’homebrewing dai tempi del college ma in Südtirol mancavano spazi e materie prime per continuare. Si “consola” completando la scuola alberghiera a Bressanone per poi andare a farsi le ossa cucinando nelle cucine di diversi ristoranti tedeschi e italiani come lo stellato Schote di Nelson Müller ad Essen e il tri-stellato Rosa Alpina di Norbert Niederkofler in Val Badia. Esperienze che si riveleranno fondamentali nel momento di inaugurare con la compagna Petra Töchterle il Riverside Gastropub e portare un pezzo degli Stati Uniti (BBQ ed Hamburger, per semplificare) in Südtirol: “volevo smarcarmi dall’offerta tradizionale di questo territorio. Nel mio ristorante uno ci deve venire apposta, non ci si passa per caso. Se avessi servito canederli e cucina sudtirolese, la cosa non avrebbe funzionato. Ci sono tanti posti eccellenti in cui fermarsi prima di arrivare qui, e comunque non è quello che volevo fare. Neanche questa struttura, così moderna, si addice alla cucina tradizionale di questo territorio. Ci voleva qualcosa di nuovo per cui i clienti avrebbero scelto di recarsi precisamente qui, alla fine della strada, sulle rive del Rienzo e in questo locale dallo stile molto moderno. Ho proposto quello che io sono, la mia cultura e la cucina della mia tradizione”.
Ma per completare il puzzle manca ancora un pezzo: la birra, quella autoprodotta. Dal 2006 ad oggi le cose sono cambiate anche in Alto Adige, dove molti birrifici si sono uniti alla piccola rivoluzione della birra artigianale italiana. Con il supporto di altri microproduttori, Zeke ha accesso alle materie prime e torna a produrre birra tra le mura domestiche. Nel 2019 un garage adiacente al Gastropub viene ristrutturato e Zeke adatta ed assembla con le proprie mani i pezzi di un impianto da 3,5 ettolitri proveniente dal Nebraska: nasce Finix Brewing. L’American Blond Ale Pamela e la berliner ai lamponi Circle Like A Square sono le birre del debutto affiancate da alcune versioni sperimentali di New England IPA destinate poi ad evolvere nella Grind, la NEIPA della casa, alla quale s’affiancano la Wildcatter Milk Stout e la Pilsner Lumberjack.
E negli Stati Uniti viene catapultato anche chi capita per caso sul loro sito ufficiale e non ha il tempo di buttare l’occhio sull’indirizzo: il sito è tutto in inglese, le birre sono offerte in lattina, hanno grafiche moderne, il webshop dispone già di merchandising come magliette e bicchieri. Siamo in Italia?
La Craft Beer Revolution USA ha decretato il successo delle lattine sulle bottiglie e Finix si è già dotato di “mobile canning”, un sistema di inlattinamento itineranante che può quindi essere usato anche da altri birrifici. Qualche settimana fa Finix ha infine inaugurato la propria Taproom nella zona pedonale di Brunico: dieci spine e tre frigoriferi che ospitano anche altri birrifici, con un posto di riguardo agli amici di Birra Del Bosco.
Le birre.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio