L'avevamo bevuta per la prima volta due anni fa, quando era ancora un produzione "occasionale" ed aveva un'etichetta provvisoria, quasi amatoriale. Adesso la Machete Double IPA del Birrificio del Ducato è cresciuta, ha compiuto due anni, ha trovato un'etichetta "definitiva" ed è entrata stabilmente in produzione nella linea "moderna". Nel frattempo sul sito ufficiale Giovanni Campari rivela che l'ispirazione per questa birra è il film che porta lo stesso nome, Machete, diretto da Robert Rodriguez (2010); protagonista del film è l'agente federale Machete Cortez, e vi rimandiamo all'immancabile pagina di Wikipedia visto che non riusciamo a raccontarvi un film che non abbiamo (ancora) visto. Avessimo saputo prima della musa ispiratrice di questa Double IPA, avremmo organizzato una serata con bevuta in abbinamento ad una proiezione del DVD. Il riferimento al film si ritrova anche sulle note in etichetta; dove solitamente viene riportata una breve descrizione organolettica della birra, vi sono solamente le parole "Machete don't text", ("Machete non manda SMS") esplicito riferimento ad una scena del film. Difficile dire se sia cambiata la birra o se sia "cambiato" il nostro palato, forgiato da numerose bevute; probabilmente sono vere entrambe le cose. Leggermente aumentato l'alcool (da 7.5 a 7.8%) ma rimane sempre una double IPA con un buon equilibrio e lontana dalle derive ultraluppolate o spremute di luppolo. Il colore è tipicamente West Coast (oro con riflessi arancio), velato, con una piccola testa di schiuma leggermente ocra, fine e cremosa. L'aroma non è una violenta esplosione di profumi, ma è pulito ed elegante, con quella sensazione di frutta "appena tagliata" che deve esserci in ogni (american) IPA; pompelmo, pesca bianca, mango, melone retato. In bocca i luppoli sono sostenuti da una solide base maltata, lievemente caramellata, con un discreta presenza etilica che rafforza "le basi" senza però disturbare la bevuta. L'amaro (pompelmo e resina) è intenso ma ben controllato e dosato, e lascia un bel retrogusto che accompagna il bevitore per lungo tempo. Moderatamente carbonata, dal corpo medio, è abbastanza morbida e soddisfacente in bocca con una bel finale secco. Ci è sembrata un po' più robusta ed alcolica rispetto a quella bevuta due anni fa, con una maggiore presenza dei malti. Una degnissima rappresentante dello stile alla quale (almeno in questa bottiglia) manca un po' di freschezza e di esplosività, soprattutto in bocca, dei luppoli. Come se il "coro" facesse in modo superlativo la sua parte, ma non c'è nessun "solista" ad emozionare l'esecuzione. Formato: 33 cl., alc. 7.8%, lotto 031 13, scad. 04/2014, pagata 4.50 Euro (beershop, Italia).
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